mercoledì 1 ottobre 2025

I turisti e il vino

 

I turisti e il vino: 

gli stranieri preferiscono 

visitare le cantine famigliari

Dai dati del “Rapporto sul turismo enogastronomico” emerge che americani, britannici e tedeschi mettono al centro dei viaggi futuri l’autenticità delle esperienze legate al vino e alle imprese familiari

Le cantine a conduzione familiare sono sempre più al centro dell’interesse dei viaggiatori stranieri che scelgono l’Italia per un’esperienza enogastronomicaStati UnitiGran Bretagna e Germania guidano la classifica dei Paesi da cui arrivano i turisti più curiosi di varcare le soglie di aziende vitivinicole dove a riceverli è direttamente chi ci lavora ogni giornocon il proprio nome a garanzia della qualità. È un trend che emerge con chiarezza dalle anticipazioni del Rapporto sul turismo enogastronomico italiano curato da Roberta Garibaldi, presidente di Aite (Associazione italiana turismo enogastronomico) e docente universitaria.

I turisti e il vino: gli stranieri preferiscono visitare le cantine familiari

Le cantine familiari sono sempre più al centro dell’interesse dei viaggiatori stranieri

Lo scenario italiano, va sottolineato, offre il terreno ideale a questo tipo di esperienza. Infatti, secondo i dati Ismea contenuti nel report “L’Italia del vino 2025”, il nostro Paese conta oltre 240mila aziende agricole dedicate alla coltivazione dei vigneti e circa 30mila realtà vinificatrici, con una presenza industriale decisamente minoritaria (1.883 aziende). È dunque un comparto diffuso e frammentatodove il modello dell’impresa familiare è, in poche parole, la norma.

Le preferenze dei turisti e le generazioni a confronto

E i numeri sulle preferenze dei turisti lo confermanoNegli ultimi tre annile visite in cantina sono risultate l’esperienza enogastronomica più apprezzata dai viaggiatori provenienti, come detto in apertura, da Usa, Regno Unito e Germania: il 22% degli americani ha dichiarato di averle praticateil 18% dei britannici e il 17% dei tedeschiGuardando però alle intenzioni futurela percentuale sale vertiginosamenteBen il 78% dei turisti statunitensi prevede di includere la visita a una cantina nei prossimi viaggi in Italiainsieme al 74% dei britannici e al 61% dei tedeschi. Se poi si guarda nello specifico ai luoghi di produzione del vino, i dati sono ancora più significativi: li indicano come obiettivo prioritario il 42% degli americani, il 36% dei britannici e il 30% dei tedeschi. Una preferenza che mette le cantine davanti a frantoiaziende olivicole caseifici.

Ancora più netta è la spinta verso le realtà a conduzione familiareNegli Stati Uniti il 68% degli intervistati le mette al primo postoseguiti dai britannici con il 57% e dai tedeschi con il 49%. E se si entra nel dettaglio generazionalei dati raccontano sfumature interessantiLa GenZ americana raggiunge addirittura l’82% di preferenzementre i giovani britannici si fermano al 67% e i tedeschi al 33%. In Germania, l’interesse cresce con l’età e tocca il picco massimo tra la GenX (45-54 anni). Nel Regno Unito, invece, sono i Millennials a trainare il fenomeno: nella fascia 25-34 anni il 78% indica la cantina familiare come meta preferita.

L’autenticità come valore aggiunto

«Entrare in una cantina familiare - spiega Roberta Garibaldi - è una delle esperienze enogastronomiche più gradite dai turisti internazionali. I dati del Rapporto evidenziano che superano, per gradimento, le visite alle aziende dei brand più conosciuti e sono precedute soltanto dalla scoperta delle dimore storiche italiane. A emozionare chi visita il nostro Paese è il fatto di essere accolti direttamente dalla proprietàche poi gestisce in toto o in parte le visite guidatecon il necessario supporto di figure professionali specializzate nell’incoming».

«Questo valore aggiunto assicurato dall’autenticità deve essere accompagnato dai necessari investimenti in comunicazione digitalepromozione multicanale e dall’utilizzo dell’intelligenza artificiale per acquisire visibilità nella rete ed entrare così non solo all’interno dei pacchetti dei tour operator di riferimento nei Paesi di origine dei turisti internazionali, ma anche nei radar dei turisti stessi che si creano autonomamente il proprio viaggio in Italia» conclude Garibaldi.

Le nuove competenze per il turismo del vino

Una prospettiva che, come detto, chiama così in causa nuove figure professionaliLe aziende familiari, secondo Garibaldi, dovrebbero infatti considerare il supporto del consulente di turismo enogastronomico, una professione individuata dal "Libro bianco sulle professioni del turismo enogastronomico", frutto di un lavoro congiunto tra Aite, UnionCamere, Associazione nazionale Città dell’Olio, Associazione nazionale Città del Vino, Cna turismo e commercio, Coldiretti, Confartigianato Turismo, Consulta nazionale Distretti del Cibo, Federazione nazionale delle Strade del Vino, dell’Olio e dei Sapori e Unione italiana vini.

Si delinea così un futuro in cui la forza delle cantine familiari potrà continuare a essere l’autenticità del racconto e dell’accoglienza, ma con il sostegno di competenze professionali capaci di valorizzarne il potenziale e di renderle sempre più visibili a un pubblico internazionale. Perché il desiderio dei turisti c’è già, ora tocca alle aziende mettersi nelle condizioni di intercettarlo.

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