Lo Stato biscazziere
si rimangia gli impegni
sulle slot machine
A febbraio ci eravamo illusi che lo Stato italiano facesse finalmente
i conti con uno dei problemi sociali più devastanti, la ludopatia. Contro il vizio del gioco d’azzardo che rende drogati delle macchinette almeno 800mila italiani, la bozza del decreto attuativo della delega fiscale sui giochi parlava allora di unariduzione delle slot machine: entro il 2017 se ne sarebbero dovute tagliare un terzo rispetto alle attuali 420mila (nessuno sa dire quante siano esattamente considerando anche quelli illegali...). Ora si scopre invece che il Governo vuole aumentare il suo ruolo di biscazziere, tanto che nella nuova legge di Stabilitàappena varata si parla di 22mila nuove sale giochi che andrebbero ad aggiungersi ad almeno 90mila bar e tabaccherie che ospitano già 380mila slot machine. Da sommare alle 3mila sale giochi, che ospitano altre 40mila macchinette. E questo per incassare un miliardo di tasse di concessione in più.
Pur comprendendo la necessità di reperire nuove risorse, da anni andiamo ripetendo che questa strada è la peggiore che si possa perseguire. A fronte di oltre 80 miliardi di euro di scommesse, lo Stato ne preleva come tasse più di 8 miliardi (e altrettanti restano nelle tasche dei gestori). Un rapporto di per séeticamente vergognoso che diventa però inaccettabile quando si considera la dubbia proprietà di molte sale gioco (che fanno capo a società estere) o il circuito parallelo gestito dalla criminalità, che vale almeno altri 10 miliardi di giro d’affari.
Oggi si può stimare che 1.300-1.400 euro di spesa all’anno pro capite se ne vadano in fumo per le slot, senza che si faccia nulla per fermare il fenomeno. Controllare in qualche modo le slot machine, invece che lasciare campo libero alle scommesse clandestine o ad attività nascoste e gestite dalla criminalità, è fondamentale. Ma non si può più fare finta di chiudere gli occhi di fronte ad un fenomeno che è arrivato a livelli drammatici per milioni di italiani: molte famiglie non hanno risorse per sopravvivere perché il “malato” le spreca nelle scommesse.
i conti con uno dei problemi sociali più devastanti, la ludopatia. Contro il vizio del gioco d’azzardo che rende drogati delle macchinette almeno 800mila italiani, la bozza del decreto attuativo della delega fiscale sui giochi parlava allora di unariduzione delle slot machine: entro il 2017 se ne sarebbero dovute tagliare un terzo rispetto alle attuali 420mila (nessuno sa dire quante siano esattamente considerando anche quelli illegali...). Ora si scopre invece che il Governo vuole aumentare il suo ruolo di biscazziere, tanto che nella nuova legge di Stabilitàappena varata si parla di 22mila nuove sale giochi che andrebbero ad aggiungersi ad almeno 90mila bar e tabaccherie che ospitano già 380mila slot machine. Da sommare alle 3mila sale giochi, che ospitano altre 40mila macchinette. E questo per incassare un miliardo di tasse di concessione in più.
Pur comprendendo la necessità di reperire nuove risorse, da anni andiamo ripetendo che questa strada è la peggiore che si possa perseguire. A fronte di oltre 80 miliardi di euro di scommesse, lo Stato ne preleva come tasse più di 8 miliardi (e altrettanti restano nelle tasche dei gestori). Un rapporto di per séeticamente vergognoso che diventa però inaccettabile quando si considera la dubbia proprietà di molte sale gioco (che fanno capo a società estere) o il circuito parallelo gestito dalla criminalità, che vale almeno altri 10 miliardi di giro d’affari.
Oggi si può stimare che 1.300-1.400 euro di spesa all’anno pro capite se ne vadano in fumo per le slot, senza che si faccia nulla per fermare il fenomeno. Controllare in qualche modo le slot machine, invece che lasciare campo libero alle scommesse clandestine o ad attività nascoste e gestite dalla criminalità, è fondamentale. Ma non si può più fare finta di chiudere gli occhi di fronte ad un fenomeno che è arrivato a livelli drammatici per milioni di italiani: molte famiglie non hanno risorse per sopravvivere perché il “malato” le spreca nelle scommesse.
Il problema era già stato affrontato anche dalla Fipe (per molti gestori di bar si tratta di una risorsa economica, mentre per altri è da ripudiare dagli esercizi pubblici perché è eticamente negativa, come può essere il vendere sigarette o i “gratta e vinci”), che non a caso con grande senso di responsabilità avevarifiutato, a suo tempo, di fare aderire alla federazione il mondo legato alle slot machine.
Eppure le soluzioni ci sarebbero: in analogia con i limiti imposti sul consumo di alcol, si potrebbe prevedere che per giocare ogni cittadino debba inserire nella slot il suo tesserino sanitario, che registra le spese fatte ed oltre un limite temporale (giorno/settimana/mese) non permette più di giocare su nessuna slot. Ma per fare questo serve un’iniziativa politica forte e responsabile. Quello che forse manca ai molti che si oppongono a Renzi, a partire da Bersani e dalla sua “vecchia sinistra” che attacca la legge di Stabilità sostenendo che sarebbe incostituzionale eliminare la tassa sulla prima casa. Mentre non spende una parola su questa vergona che riguarda l’etica prima ancora che la politica.
ALBERTO LUPINI
direttore Italiaatavola
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