Troppa cucina in tv
Meglio puntare
su qualità e moderazione
C’è show cooking e show cooking.
Spesso l’influenza della televisione non giova
al risultato finale. Quando parliamo di show cooking e di passerelle per i cuochi
dobbiamo distinguere tra le dimostrazioni fatte solo per alzare lo share e quelle
che invece vogliono essere delle vetrine per proporre la cucina in modo serio.
Mi rendo conto che cucinare in televisione non è facile. Sono poche, infatti, le trasmissioni in cui
questa materia viene trattata coscienziosamente. I tempi televisivi sono stringenti, non è possibile
realizzare la maggior parte dei piatti in così poco tempo. Quando la telecamera inquadra il risultato
finale, al professionista salta subito all’occhio l’inadeguatezza di quello che viene preparato. Spesso
si tratta di piatti che non sono nemmeno cotti. Oppure, sono piatti già pronti (la maggior parte delle
trasmissioni non sono dotate di una vera cucina). Una conferma della malafede di certi programmi è
che nessuno assaggia il “cucinato”.
Quello che emerge è la quasi completa improvvisazione e impreparazione. Ho l’impressione
che ormai, essendo la cucina una questione di moda, si trascuri il lato concreto e reale di questo
lavoro, di questa passione, sostituito da un’immagine che non corrisponde assolutamente a quello
che un cuoco fa davvero.
Posso constatarlo di persona quando vedo il lavoro dei miei colleghi
negli show cooking televisivi, dove propongono cose che in cucina non fanno mai. Chiaro che a
quel punto il cucinare è ridotto a un’esibizione di superficie, al contrario di quello che avviene
quando organizziamo gli stessi eventi lontano dalle telecamere. In quel contesto il cuoco ha modo
non solo di mostrare la propria creatività ma anche di esibire la professionalità di un mestiere che
ha tratto sicuramente un grande giovamento dalle vetrine mediatiche come i programmi televisivi
che impazzano ora.
Il problema è che a lungo andare questo ha provocato una sovraesposizione del fenomeno
cuochi. Parlo di “fenomeno cuochi” perché si è giunti al punto in cui questa professione è pura
immagine. Se un cuoco appare in tv, deve farlo con la divisa da cuoco, anche se non è invitato a
cucinare. Il trend è ormai questo: se c’è un cuoco dietro lo schermo, tutti vogliono sentire cos’ha da
dire, indipendentemente dal contenuto. Questo successo poteva essere un trampolino di lancio
all’inizio, ma oggi si sta trasformando nell’ennesimo carrozzone da circo, un po’ colorito, sul quale
tutti vogliono salire. Così facendo si rischia di penalizzare la professionalità dei molti chef che
lavorano con criterio e si confonde il pubblico sulla vera natura di questa professione, su cosa sia la
cucina. Non si possono mettere sullo stesso piano qualitativo cose che hanno poco o nulla in
comune, banalizzando il lavoro del cuoco, preferendo l’immagine a scapito della sostanza.
Anche se sono convinto della bontà di alcune trasmissioni (poche, purtroppo) realizzate da
professionisti, io ho consigliato più volte ai miei cuochi di Euro-Toques di non andare in televisione
semplicemente per avere i classici 15 minuti di gloria come showman, ma di farlo con criterio per
tenere sempre elevata l’asticella della qualità.
Italiaatavola
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