mercoledì 13 aprile 2016

MENS INSANA... IN CORPORE INSANO

MENS INSANA 
IN CORPORE INSANO

L’OMS lancia l’allarme: nel 2030 due europei su tre saranno in sovrappeso


Fanno incetta di volantini con le offerte più convenienti del mese correndo da un supermercato all’altro alla ricerca del cibo dove costa meno. Chi più chi meno, sono

proprio i consumatori a basso reddito l’oggetto della più grande attenzione da parte  dell’industria alimentare, e non solo, in quanto il target riguarda milioni e milioni di persone.

Vanno per la maggiore confezioni di prodotti alimentari per tutta la famiglia, tra i cui

ingredienti primeggiano i carboidrati: merendine, patatine, biscotti, pasticcini e,

naturalmente, pasta, grissini, corn flakes, pop corn, ma anche pizza surgelata, gelati per

ogni gusto e bibite ad alto contenuto di zuccheri. Tutto al prezzo del compri 3 o 4 e paghi

2. Difficile resistere e spesa fatta per una settimana e oltre.

Così sbarca il lunario gran parte della popolazione italiana, che altrimenti non riuscirebbead arrivare alla fine del mese. Ma prima può permettersi anche uno o due pranzi o cene

fuori casa per svagarsi un po’ e accontentare la prole. Tanto c’è il McDonald’s, o il fastfood fotocopia all’italiana, proprio dietro l’angolo che ti propone un big menu studiato apposta anche per te, che sei vegetariano, a soli 1 euro e 99 centesimi gadget incluso.
 E se proprio non vuoi neanche apparecchiare la tavola per goderti dal divano l’ultimo episodio de Il Segreto c’è sempre la pizza pronta, profumata e fumante che ti portano a casa.

Ecco più o meno questa è la fotografia dell’italiano medio, o meglio, della famiglia media che popola la parte occidentale del pianeta cosiddetta opulente. Poi ci sono i più poveri, indigenti anche perché, per esempio, hanno perso il lavoro. Costretti, per non morire di fame, a ricorrere alla Caritas o alla parrocchia. In fila per un chilo di pane, pasta o riso; in

massima parte cereali che costano meno, ma indispensabili per saziare i nostri connazionali come pure le migliaia di profughi e migranti economici che bussano alle patrie frontiere.

Non proprio cibo adatto né sufficiente a una sana e adeguata nutrizione, capace si di

sfamare ma squilibrato perché carente di vitamine e proteine.

Le cifre, davvero impressionanti in termini di cattiva salute, riguardano milioni di persone

con budget a disposizione limitato, soprattutto se abitanti di un’Eurozona attanagliata da

crisi del debito sovrano infinite.

Solo in Europa due persone su tre saranno in sovrappesoentro il 2030, rivela un recente rapporto
 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
 Lo studio punta l’indice su quella che è divenuta una delle patologie più diffuse nel mondo,  anche nei paesi più poveri, dovuta alla cattiva nutrizione: l’obesità infantile. “Un incubo che sta esplodendo a livello planetario” - dice il rapporto - e perciò divenuta una delle priorità dell’agenda politica dei governi nazionali. Sono proprio le famiglie meno abbienti quelleconsumatrici di cibi molto calorici e ricchi di zuccheri, proprio perché venduti a basso costo. Cibi che creano dipendenza creando un circolo vizioso da cui è molto difficile  uscire.

Per restare nel nostro Paese, la Fondazione Italiana per la lotta all’Obesità infantile

denuncia che non sono solamente i bambini delle famiglie più povere i più esposti al

rischio obesità, in quanto ben il 24% degli alunni dai 6 ai 10 anni delle scuole primarie è in

sovrappeso, mentre il 12% è obeso.
Su questi ultimi è stata rilevata l’insorgenza del diabete di tipo 2, l’incremento di malattie cardiovascolari e di carie dentarie. Bambini per i

quali si prospetta un’aspettativa di vita media in termini di qualità e mortalità inferiore a

quella dei non obesi.

Ma come i governi nazionali stanno rispondendo a questo allarme salute denunciato sia

dalle organizzazioni internazionali che dalle associazioni scientifiche più autorevoli?

In Olanda, un’ampia campagna informativa sulla buona salute, fa prevedere all’OMS una

inversione di tendenza: nel 2030 meno della metà degli uomini olandesi sarà in

sovrappeso, contro il 54 per cento del 2010 e solo l’8 per cento sarà obeso contro il 10%

di 20 anni prima. Delle donne, tra 15 anni, sarà obeso solo per l’8 per cento contro il 13%

del 2010.

Il Comitato scientifico indipendente del governo inglese ha puntato invece i riflettori sulle

bevande zuccherate a basso costo, che dovrebbero essere “ridotte al minimo” in tutte le

diete in quanto il consumo di queste bibite sarebbe direttamente collegato al diabete di

tipo 2.

E c’è chi ha pensato a mettere una tassa sulle bevande zuccherate, perché giudicate tra i

maggiori fattori “ingrassanti” in assoluto. Il primo paese che l’ha introdotta è stato il

Messico, dove il maggior numero delle persone povere è obeso. La tassa adottata

equivale a 7 centesimi di euro per ogni litro di bibita con zucchero aggiunto.

C’è poi chi tenta di scoraggiare, ma evidentemente senza successo, il consumo di cibi e

bevande ingrassanti attraverso un approccio discriminante da parte di datori di lavoro che

preferiscono assumere soggetti non obesi. E’ quanto avviene ad esempio negli Stati Uniti,

dove il 40 per cento delle donne bianche obese sono disoccupate contro il 30 per cento di

quelle normopeso.

Per tornare al nostro Paese, infine, il dato più allarmante denunciato dalla Fondazione Italiana per la lotta all’Obesità infantile riguarda i costi sanitari dovuti all’incremento delle

malattie provocate dai chili in eccesso. La stima (dato del 2003), è di 23 miliardi di euro

l’anno di spesa ospedaliera che grava sul nostro Sistema Sanitario Nazionale, il 60 percento della quale è stata dovuta a ricoveri, sia ambulatoriali che a lunga degenza, di obesi affetti da patologie cardiovascolari, respiratorie, metaboliche, ma anche tumorali.

A buona ragione molti dietologi osservano che in numerose etichette che riguardano, per

esempio, la sicurezza di molti manufatti, sono ben evidenziati i parametri standard cui si

devono attenere le fabbriche produttrici. Per non parlare dei pacchetti di sigarette, dove è

scritto chiaramente che “il fumo nuoce gravemente alla salute”. Perché non utilizzare la

stessa indicazione - propongono i nutrizionisti - sulle etichette dei cibi ipercalorici e sulle

bevande che contengono zucchero in eccesso?

Paola Navetta

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