venerdì 22 aprile 2016

VINO E DESIGN UN SUCCESSO


Vino e design, 

un successo 
Ma le fiere restano 

troppo coincidenti


Che in Italia sia difficile fare sistema, è più che scontato.


Come pure che non si sappia valorizzare i nostri punti di forza. La quasi sovrapposizione di due tribune straordinarie, simboli del nostro Made in Italy (Vinitaly a Verona e Salone del mobile a Milano), ne è un esempio clamoroso. Ormai da alcuni anni si ripete questa programmazione, che costringe spesso gli stessi professionisti a tour frenetici e ad un dispendio di risorse inconcepibile in un Paese che vorrebbe essere moderno. 

Il risultato è che in qualche modo le due manifestazioni tendono a ridursi vicendevolmente gli spazi di visibilità e valorizzazione, soprattutto per quanto riguarda la stampa internazionale che ha spazi rigidi nei quali fare convivere le due realtà. E poiché il vino (con la gastronomia) e il design, insieme a moda e tecnologia, sono le avanguardie della nostra immagine nel mondo, sacrificarne le occasioni per valorizzarle è francamente stupido.

Fra le giustificazioni che vengono portate c’è quella che nell’arco di una settimana molti visitatori esteri possono venire in Italia e vedere entrambe le offerte disponibili. Ma questo non sembra verosimile per buyer e consumer, che hanno approcci e interessi diversi, mentre coinvolge davvero non pochi giornalisti esteri che si occupano di costume e mercato. E che in fondo sono poi i più importanti ambasciatori verso i rispettivi Paesi per promuovere il nostro stile di vita e la nostra creatività. Per tali ragioni, costringere questi osservatori a concentrare i loro contributi professionali ci sembra davvero sbagliato. 

La verità è che una mancanza di dialogo fra istituzioni ed enti fiera (già in passato in guerra fra loro) è la causa che sta alla base di un pessimo servizio alle imprese, giustificato in nome di non si sa quale autonomia o indipendenza. 

Se avessimo un po’ più di rispetto per gli interessi autentici del sistema Paese cercheremmo di distanziare fra di loro queste due fiere, cercando poi di rafforzare le contaminazioni fra una realtà e l’altra per aumentare il livello dell’immagine percepita a vantaggio di tutti. La Design week milanese è una cosa molto intrigante, anche se forse sempre più giocata sul piano edonistico che sul business. Fra i suoi punti di forza c’è il coinvolgimento di cuochi e prodotti alimentari. Un evento nell’evento che rafforza il salone del mobile, ma che farebbe un ulteriore salto di qualità se più cantine, impegnate invece al Vinitaly, potessero essere coinvolte. E lo stesso di può dire del Fuori Vinitaly, che da una maggiore presenza di design (anche dentro la fiera) avrebbe tutto da guadagnare.

Per il momento consoliamoci per il successo, anche oltre le aspettative, delle due fiere.
ALBERTO LUPINI
DIRETTORE DI
ITALIAATAVOLA

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