Il buon caro panettone
di Claudia Ferretti
Com’è il panettone di oggi? Il profilo e le tendenze sensoriali
dell’amato dolce natalizio
Attratti dalla magia della lievitazione, abbiamo
svolto un test per scoprire il profilo sensoriale di uno dei prodotti da forno
italiani più famosi nel mondo: il panettone. 8 giudici hanno valutato su una
scheda di 50 descrittori, in 4 sessioni, panettoni prodotti da grandi aziende,
realtà artigianali e pasticcerie. Tutto per permetterci comprendere le
tendenze sensoriali di oggi, un primo passo per incontrare anche il panettone
del futuro.
Alla ricerca del panettone
tradizionale
Per studiare il profilo
sensoriale del panettone è in primo luogo necessario capire quale analizzare.
Nel corso degli anni sono comparsi sul mercato prodotti dai mille volti: con
canditi e uva passa, senza canditi, ripieni di creme o cioccolato, arricchiti
con frutta, pistacchi, liquirizia, marrone glacé, vini, liquori e persino di
tartufo. Ma qual’è il panettone che quando lo chiami col suo nome si gira e ti
risponde? Certamente quello con uva passa, arancia e cedro canditi. Ma
glassato oppure no? La ricca copertura nasce nel corso del tempo come
miglioramento tecnico per rendere il dolce natalizio ancor più gustoso. Una
composizione di zucchero, albume d’uovo, farina di grano tenero “00” (e
talvolta mais), con aggiunta di mandorle o nocciole e granella di zucchero,
viene ben distesa (non troppo sottile) sulla cupola prima che vada in cottura.
La crosta fragrante non solo arricchisce il dolce di aromi tostati e
caramellati, ma fa anche da barriera al vapore trattenendolo all’interno
dell’impasto e contribuendo così a mantenerne e aumentarne l’umidità e la
morbidezza. Per limitare le variabili in campo faremo riferimento solo ai
prodotti non glassati.
Il ritratto del buon vecchio
panettone
Molti sono i cambiamenti che sono avvenuti nel corso
del tempo e molti sono i miglioramenti che sono stati fatti per aumentare la
conservabilità e la piacevolezza del panettone. Scopriamo allora tutti i
dettagli del suo profilo sensoriale.
La vista
Il panettone antico
era scuro esternamente perché cotto in forni a legna. Oggi è dorato e color
nocciola, tratto gradito (quando non sfocia nel colore bruciato), portando
alla mente per sinestesia l’idea di fragranza. La pasta si presenta in una
gamma di colori che va dal tenue beige al giallo zabaione (molto apprezzato)
e con strutture di diversa natura: s’incontrano prodotti con bolle piccole o
grandi, ben distribuite o no. Tratti questi che dipendono dalla lievitazione.
Cosa incrementa il piacere? Bolle ben visibili e soprattutto una buona e chiara
presenza di canditi e uvette.
Gusto e tatto
Se un tempo il panettone
era più simile a un “pane arricchito”, fatto con piccole quantità di burro,
zucchero, uova e molto lievito, un po’ stopposo, oggi il panettone è morbido,
soffice e solubile. Dolce, ma non in modo eccessivo. Umido, ma non untuoso vi
si sciolgono in cottura in parte i canditi, addentati poi con soddisfazione da
chi li assaggia.
Aroma
L’intensità olfattiva del
panettone è elevata e sviluppa tutti i tratti aromatici anche durante
l’assaggio. La fermentazione permette di sviluppare tutti gli aromi delle
materie prime e ne porta di nuovi. La lenta cottura porta poi con sé nuove
sfumature e percezioni. Aromi floreali giungono intensi e apprezzati principalmente
nelle note del miele (talvolta aggiunto anche come cristallizzante). Il tratto
che maggiormente caratterizza il panettone è però dato dagli aromi fruttati
portati dalla frutta candita e dalle uvette, dall’aggiunta di succo o pasta di
agrumi (o aromi) nell’impasto, e dall’intero processo di fermentazione.
Intense sono le note agrumate, che aumentano l’edonicità del prodotto ricche
delle sfumature dell’arancia e del cedro. Attenti però a evitare l’aroma
chimico del limone che può ricordare persino i detergenti.
Giungono quindi le note
speziate: in primo luogo la vaniglia, che (aggiunta in bacca o in altre forme)
deve essere ben presente. E anche il sentore di uova fresche, ritrovato soprattutto
nei panettoni di pasticceria, è gradito. Completano il quadro speziato sentori
di biscotto, brioche e cacao, di burro sciolto e latte fresco.
Il ritratto del panettone
è completo però solamente con le intense e fragranti note del tostato (crosta
del pane ben cotta e caramello), molto importanti per offrire il piacere del
panettone, ma da calibrare bene durante il processo perché possono sfociare
negli sgraditi tratti di bruciato.
Tratti che deprimono
l’appetibilità del prodotto che è possibile incontrare sono le note vegetali
(che possono derivare da frutta non matura), quelle di fermentato, ossidato,
microbiologico e caseoso, dovuti a fermentazioni mal condotte, canditi e
uvette mal conservati, processi di cottura e raffreddamento non curati e
dall’utilizzo e l’aggiunta di materie prime scadenti.
Non sono state
riscontrate eclatanti differenze nell’indice edonico dei campioni sottoposti a
test. Anzi, talvolta il dolce distribuito sugli scaffali del supermercato ha
ottenuto valori più elevati rispetto a quello di pasticceria. Come si spiega?
A una curata scelta degli
ingredienti e una buona lavorazione corrisponde sempre un elevato indice
edonico, ma sfatiamo il luogo comune che le grandi aziende non operino scelte
di qualità: alcune di queste trovano materie prime e danno vita a processi che
offrono ottimi risultati. D’altra parte non sempre un prodotto fatto “a mano”
corrisponde all’eccellenza. I tempi di lievitazione, cottura e raffreddamento
influiscono molto sul risultato e ogni produttore, grande o piccolo che sia,
mette a punto metodi lavorazione peculiari.
Vi è poi un altro
fenomeno da tenere in considerazione. La percezione umana non è data solamente
dai sensi, ma ha un rapporto molto stretto con la memoria e le emozioni. I
prodotti che riportano la nostra mente all’infanzia e a quegli aromi
famigliari (che magari abbiamo incontrato nei prodotti comprati al
supermercato) sono a noi graditi.
Il gusto ama non solo la
ricchezza e la raffinatezza, ma tutto ciò che gli è vicino, a maggior ragione
quando è buono. E il buono lo si incontra in ciò che ci è famigliare e in chi
sa evocarlo.
Il profilo
sensoriale del panettone
Nei due grafici
sono riportate le mediane minime e massime individuate con la valutazione
sensoriale di 13 panettoni (Grafico 1) di cui 5 di pasticceria. Come si può
notare, le differenze sono più ampie considerando le due categorie insieme,
mentre si riducono per quelli di pasticceria.
Grafico 1: il
profilo sensoriale del panettone
Grafico 2: il
profilo sensoriale del panettone di pasticceria
La magia della
fermentazione
Fare un dolce lievitato è una vera e propria
sfida, significa nutrire microrganismi con grandi quantità di zuccheri di cui
vanno ghiotti. Vuol dire dominare la materia. La fermentazione è fondamentale e
incide su morbidezza, occhiatura, umidità e soprattutto sugli aromi del
panettone. Ogni lievito autoctono è del tutto unico e va curato rinfrescando la
madre con acqua e farina costantemente. Le madri sono poi affezionate al luogo
in cui vivono, tanto che se spostate mutano completamente il loro atteggiamento
e vanno ristudiate da capo. Anche sulla stessa linea possono esserci sbalzi
anche minimi di fermentazione e lievitazione, per cui i prodotti vanno
costantemente controllati. Conoscere il lievito e imparare a utilizzarlo è il
compito dei professionisti che rendono così ogni panettone un prodotto unico.
Come
nasce il panettone alto?
Il
panettone tradizionale basso non veniva prodotto nei pirottini, ma su teglia
libera. Quelli alti sono nati in seguito, per un’esigenza pratica. Le grandi
industrie del centro di Milano avevano infatti poca possibilità di espansione
strutturale se non in altezza. Fecero così la stessa cosa con il panettone: il
chilo di impasto veniva sviluppato verso l’alto, occupando quindi meno spazio
nei forni e permettendo così una maggiore produzione. I panettoni erano poi
confezionati con carta paglia e quindi spediti in tutto il mondo.
Il panettone con
gli occhi di chi lo fa
Il panettone è
uno dei dolci natalizi maggiormente consumati e prodotti in Italia ed è anche
un prodotto dolciario italiano che ha conquistato il mondo. La sua produzione
e comunicazione non sono però univoche, esistono molti modi di immaginare, di
dare forma, di commercializzare e di comunicare il dolce natalizio. Questo può
essere un limite, ma anche una forza del made in Italy. Ci siamo affacciati a
questa finestra insieme a due esperti.
Francesco
Grondona
Ci racconti il
panettone del Piemonte.
Il bello
dell’Italia è la sua diversità di tradizioni, di cucina e di cultura, che hanno
tutte una loro regionalità. In Piemonte il panettone è quello glassato e con
mandorle e nocciole, di cui siamo ricchi, il Veneto invece predilige il
pandoro, la Liguria il pandolce. Ogni regione ha il suo autentico dolce
natalizio, il nostro è come appena uscito dal forno, morbido e che lascia la
bocca pulita per mangiarne ancora e lasciarti voglia.
Fare il panettone
è semplice?
È uno dei dolci
più complessi e più radicati nella tradizione italiana. Dal buono al cattivo il
passo è molto grande, dal buono all’eccellente il passo è minimo. Per fare
l’eccellenza alla base c’è il lievito, noi utilizziamo solo il nostro lievito
madre senza mai aggiungere lievito di birra, bisogna curare il processo e
conoscere le materie prime. I lieviti vanno conosciuti e costantemente
rinfrescati, le materie prime scelte con cura. Non bisogna avere fretta, a noi
servono tre giorni: l’impasto va fatto riposare per i giusti tempi e cotto e
raffreddato lentamente, adattando il processo a quello naturale di
lievitazione. Bisogna essere al massimo della conoscenza per riuscire a creare
un dolce che sia il coronamento della cucina a Natale.
In cosa si
distingue una realtà artigianale?
Bonifanti è nata dall’evoluzione delle
pasticcerie. Le dimensioni di una realtà artigianale permettono di fare
selezione materie prime, scegliendo frutta di stagione e facendola lavorare
appositamente senza tracce di solfiti. Il lievito madre Bonifanti ha 80 anni e
viene monitorato e curato più volte al giorno con aggiunta si acqua e farina.
Dal punto di vista sensoriale porta aromi e acidità. Dimensioni non troppo
piccole permettono però di poter svolgere analisi su ogni partita di materia
prima e di monitorare costantemente il processo sfruttando così anche le
variazioni naturali dei tempi di lievitazione (cosa che chi ha automatizzato
non più effettuare). Le macchine hanno un ruolo importante anche nella nostra
produzione, ma sono in funzione del processo e non vice versa.
Iginio
Massari
Esiste il
panettone autentico?
L’autenticità
deriva dalla tradizione. Tradizione vuol dire tramandare, ma se tramandiamo in
continuazione facciamo le cose restano vecchie e non adeguate alle persone che
vivono nel momento in cui le mangiano. Perciò parlare del panettone autentico
vorrebbe dire non di parlare di dolce, ma di un pane arricchito che poteva
essere adeguato alle epoche in cui è nato, in cui bastava solo un pezzo di pane
con un po’ di zucchero per fare un ottimo dolce.
Oggi il panettone
è un vero e proprio dolce e gestire i processi della sua produzione richiede
una grande tecnica e una grande conoscenza delle farine e delle materie prime.
Il tramandare senza innovare vuol dire non proporre progresso e chi non fa
innovazione non è nel mondo, ma dentro casa, non è a contatto con la realtà.
Perché ci sono
panettoni che costano 5 euro al chilo e panettoni che costano 50 euro?
Perché ci sono
automobili che costano 10.000 euro e altre che costano 2 milioni? Dentro ogni
prodotto c’è la professionalità, le capacità, l’intelletto, il nome e qualcosa
di più: la bontà del prodotto. Se la gente non è disposta a pagarlo fa a meno
di comprarlo. Per quale motivo invece un panettone deve costare meno del pane?
Certamente chi fa panettoni che costano oltre 30 euro al chilo, produce per
clienti di nicchia, ma sa di dare qualcosa di più degli altri e lo dà. Sceglie
le materie prime migliori, ma questo non basta. Nel costo del panettone c’è
dentro anche il cuore e il mestiere di chi lo fa: questo è il più grande
capitale che un uomo ha soprattutto se riconosciuto e convalidato da molte
persone.
Cosa fa di un
panettone un’eccellenza?
Il panettone è
un’eccellenza nel mondo. Un’eccellenza è qualche cosa di unico, fatto da
persone che hanno studiato a fondo un prodotto per offrire delle caratteristiche
sensoriali particolari e percettibili a chi lo incontra. L’eccellenza
artigianale è quel prodotto che nei suoi particolari non si è dimenticato di
nulla. Diceva Michelangelo che in ogni pietra c’è una scultura basta togliere
il di più. Io osservando questa sua famosa frase dico che noi pasticceri
facciamo il contrario e mescoliamo tutto ciò che manca.
Non sono gli strumenti che utilizziamo, oggi è l’era dei computer e i
robot saranno sempre più presenti, ma è la mente e l’intelligenza che li diri
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