giovedì 19 agosto 2021

Fermo pesca nell'Adriatico, le prospettive preoccupano le imprese. Tante specie a rischio

 

Fermo pesca nell'Adriatico, 

le prospettive 

preoccupano 

le imprese. 

Tante specie a rischio

Con lo stop alla pesca dal 17 agosto al 16 settembre per il mar Adriatico, all'attività di pesca restano solo 140 giorni su 365 per lavorare. Una situazione resa ancora più difficile dall'invenduto causato dalla pandemia


Stop al pesce fresco a tavola lungo tutto l’Adriatico con il fermo pesca che si estende dal 17 agosto anche al tratto di costa da San Benedetto e Termoli, dopo che la flotta aveva già interrotto le attività da Trieste ad Ancona e da Manfredonia a Bari. A darne notizia è Coldiretti Impresapesca, nel sottolineare che il blocco delle attività durerà nel tratto tra il sud delle Marche, l’Abruzzo e il Molise fino al 16 settembre. Come lo scorso anno, in aggiunta ai periodi di fermo fissati i pescherecci, dovranno effettuare ulteriori giorni di blocco che vanno da 7 a 17 giorni a seconda della zona di pesca e del tipo di risorsa pescata.La situazione si aggrava: fare pesca non è più sostenibile

Il fermo cade quest’anno in un momento difficile, denuncia Coldiretti Impresapesca, poiché il blocco dell’attività va a sommarsi all’aumento drastico della riduzione delle giornate di pesca imposta dalla normativa europea, per le imbarcazioni operanti a strascico. Le giornate di effettiva operatività a mare sono scese per alcuni segmenti di flotta, per i segmenti di maggiore tonnellaggio, a circa 140 all’anno, rendendo non più sostenibile l’attività di pesca considerata anche l’assenza di un efficace sistema di ammortizzatori e di valide politiche di mercato capaci di compensare le interruzioni.

Coldiretti Impresapesca: Il settore scelga quando fermarsi in base a mercato, manutenzione e ferie

Senza la riduzione del periodo fisso di blocco delle attività almeno per l’areale Adriatico, l’apertura alla tutela differenziata di alcune specie e la possibilità per le imprese di scegliere i restanti giorni di stop, come richiesto da Coldiretti Impresapesca, l’assetto del fermo pesca 2021 non risponde ancora alle esigenze delle aziende, le quali si trovano ancora costrette a concentrare un'attività che deve sostenere l’impresa di pesca per 365 giorni in appena 140-170.  Per compensare tali drastiche riduzioni, secondo Coldiretti, il settore avrebbe bisogno di scegliere autonomamente quando operare e quando fermarsi in base alle condizioni di mercato, alle necessità di manutenzione delle barche o alle ferie del personale. 

A rimetterci, anche le specie di maggior bersaglio

La rigidità del fermo attuale, peraltro, continua a non rispondere alle esigenze della sostenibilità delle principali specie target della pesca nazionale, tanto che lo stato delle risorse nei 35 anni di fermo pesca, per alcune specie, è progressivamente peggiorato, come anche parallelamente lo stato economico delle imprese e dei redditi dei lavoratori. L’auspicio è che dal 2022 si possa partire con il nuovo Feampa, con positive novità, per mettere in campo un nuovo sistema che tenga realmente conto sia delle esigenze di riproduzione delle specie di maggiore bersaglio e delle esigenze economiche delle marinerie.

La pandemia peggiora le cose

Alle problematiche strutturali del settore si aggiungono quelle causate dalla pandemia – continua la Coldiretti – con un crack da 500 milioni di euro tra produzione invenduta, crollo dei prezzi e chiusura dei ristoranti, senza dimenticare l’aggravio di costi per garantire il rispetto delle misure di distanziamento e sicurezza a bordo delle imbarcazioni. Se si considerano anche gli effetti combinati del surriscaldamento, del cambiamento climatico, delle importazioni selvagge di prodotto straniero e di una burocrazia sempre più asfissiante, il risultato, a parere di Coldiretti Impresapesca, è la perdita nello spazio di un trentennio del 33% delle imprese e di 18mila posti di lavoro, con la flotta ridotta ad appena 12mila unità e con una vetusta età media del naviglio di circa 36 anni. Italiaatavola

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