Un altro no (eccellente) ai vigneti di Barolo
e Barbaresco
sui versanti Nord
Fontanafredda si schiera con il gruppo di trentotto cantine delle Langhe contrarie alla modifica dei disciplinari che, al momento, non consentono impianti di Nebbiolo sui versanti più freddi: «Meglio preservare il bosco». Le aziende chiedono di favorire la biodiversità in una zona interessata dalla monocultura della vite
«Non solo “no”, per il momento, alle vigne di Barolo a nord, ma “sì” ai boschi a Sud». Così Fontanafredda, in un comunicato diramato alla stampa per diffondere quello che definisce il proprio «manifesto Bosco Vigna». Una «dedica a tutti i Vigneron di Langa», con la quale «invita a riflettere sul futuro della nostra Terra». Non a caso, l’azienda di proprietà di Farinetti - 120 ettari tra i 250 e i 420 metri sul livello del mare, nei comuni di Serralunga d’Alba, Barolo, Diano d’Alba, Dogliani, Farigliano, Alba e Rodello - è tra le poche a conservare un bosco di 12 ettari in bassa Langa: «Questo ci aiuta ad aumentare la biodiversità vegetale e animale che agevola la nostra agricoltura biologica - ricordano dal quartier generale di Serralunga d’Alba - iniziata nel 2015 e certificata nel 2018. No erbicidi, no pesticidi, no concimi di sintesi».
Il "manifesto Bosco Vigna": così Fontanafredda dice no al Nebbiolo da Barolo sui versanti Nord delle colleineFontanafredda va dritta al punto: «Negli ultimi giorni si sta dibattendo molto se autorizzare gli impianti dei vigneti di Nebbiolo da Barolo sui versanti esposti a Nord, quelli da sempre considerati i meno indicati dato il tipico clima delle Langhe. Oggi si ipotizza che il cambiamento climatico abbia reso buone per la viticoltura anche le esposizioni a nord. Forse sì, ma se prendiamo in considerazione già solo l’annata 2023, dove ci sono state forti problematiche di peronospora, la situazione sui versanti collinari a nord sarebbe stata ben peggiore, a causa della maggiore umidità di queste zone».
«A Barolo il Nord non è il nuovo Sud»
«È vero, il clima è cambiato - continua il comunicato - ma non possiamo affermare che il nord oggi è il nuovo sud. Per fare questo occorre una sperimentazione scientifica, che giustamente avrebbe senso fare. È legittimo il dibattito aperto dal Consorzio, che ha ben operato in questi anni e che ultimamente ha messo sul piatto modifiche al disciplinare importanti, affidando la decisione alla maggioranza dei produttori, ma il cambiamento climatico non si contrasta inseguendolo o adeguandosi per continuare a produrre come prima. Lo si contrasta anticipandolo e cambiando modo di produrre».
Poi il riferimento ai terreni non ancora strappati al bosco. «A nord sono rimasti gli ultimi boschi o altre coltivazioni diverse dalla vite - recita ancora il “manifesto Bosco Vigna” - mentre negli altri versanti la monocultura è ormai dominante a scapito della biodiversità delle Langhe. Come ospiti di questo territorio, dobbiamo farci “perdonare” la fortuna di vivere immersi in una natura così straordinaria, rispettandola e preservandone le caratteristiche tipiche. Per questo, in assenza di basi scientifiche, non solo siamo titubanti sull’apertura degli impianti di nebbiolo da Barolo sui versanti collinari esposti a Nord, ma nei prossimi giorni, tra i vigneti di Fontanafredda, impianteremo oltre 150 esemplari di piante, forestali e da frutta, sia autoctone sia di introduzione, consone al nostro territorio».
No al Barolo sui versanti Nord delle colline da parte di un folto gruppo di cantine delle LangheFontanafredda ricorda così quella che definisce «l’antica tradizione delle nostre terre che, con il passare degli anni, è stata sacrificata per la monocultura intensiva». «Il fine è di favorire la biodiversità delle nostre colline, ripristinando la flora e la fauna, sia macro che micro. Inoltre - conclude l’azienda che ha in gamma Barolo iconici come quello di Serralunga d’Alba o ancor più di nicchia come Vigna La Rosa, Vigna La Villa, Vigna La Delizia, Vigna Gallareto, Vigna S. Pietro, Vigna Bianca e Barolo Riserva Bussia, oltre alla stessa mga Fontanafredda - nel contesto attuale di cambiamento climatico, l’impianto di alberi può anche aiutare a mitigare questa tendenza, così da generare il microclima più adatto alla natura di questo territorio, favorendo allo stesso tempo il ripristino di ecosistemi degradati, la fertilità dei suoli e il contrasto alle patologie della vite».
Lettera di 38 cantine delle Langhe: «No al Nebbiolo sui versanti Nord»
La presa di posizione di Fontanafredda arriva a pochi giorni dalla lettera firmata da 38 cantine e inviata al Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani. Il dibattito sull’apertura dei versanti Nord alla coltivazione di Nebbiolo da Barolo e Barbaresco è aperto e non mancano le aziende favorevoli a questa ipotesi, decise a vincere questa battaglia nell’ambito di una serie di modifiche ai disciplinari di produzione delle pregiate denominazioni piemontesi. Anche per questo, la quarantina di cantine, tra cui grandi nomi e giovani produttori emergenti, ha voluto dire la sua.
«Insieme a una misura indispensabile e urgente e che ci vede del tutto concordi, ossia la limitazione dell’imbottigliamento di Barolo e Barbaresco alle rispettive zone d’origine - si legge sulla missiva dei 38 produttori - il Consorzio ha altresì avanzato proposte di modifica concernenti temi di natura radicalmente diversi, e di grande portata. La proposta di consentire la produzione del Barolo e Barbaresco dai versanti collinari Nord ci trova decisamente contrari. Manifestiamo grande dissenso nel constatare che il principio di coltivare il Nebbiolo da Barolo e Barbaresco solo dove possa maturare per dare uve di eccellente qualità sia scavalcato con tale leggerezza, senza che né scienza, né sperimentazione pluriennali siano chiamate in causa per fornire negli anni dati reali e verificati».
«Far passare il messaggio che piantare il Nebbiolo a nord sia la soluzione vincente per raggirare il cambiamento climatico, non solo ad oggi è privo di fondamento scientifico, ma è anche in pieno contrasto rispetto a ciò che la ricerca e l’esperienza suggeriscono: è la biodiversità a rinforzare i sistemi, e le azioni per conservarla sono vitali per consentire un adattamento al cambiamento climatico stesso. Le ricadute che la modifica avrebbe su un territorio quasi monovarietale, esaurito dagli impianti viticoli, che già piange la sua ruralità e biodiversità anche di boschi vocati al tartufo bianco - continuano le 38 cantine, in accordo con il “manifesto” di Fontanafredda - meriterebbero maggiore attenzione e senso di responsabilità da parte di tutti, Consorzio e viticoltori. Si auspica che il Consorzio rifletta sul suo ruolo di tutela e sul metodo col quale è stata messa in campo questa votazione, che coincide col fine mandato del cda, e non giunge in seguito a ponderate riflessioni e a una puntuale informazione garantita a tutti i soci e aventi diritto al voto».
A firmare la lettera, in rigoroso ordine alfabetico, sono: Adriano Marco e Vittorio, Alessadria F.lli, Barale Diego, Barale F.lli, Bartolo Mascarello, Benevelli Piero, Borgogno Giacomo & Figli, Brovia, Bruno Rocca Az. Rabajà, Burzi Alberto, Cascina Roccalini, Cascina delle Rose, Cavallotto. E ancora: Ceretto, Cigliuti F.lli, Comm. G. Burlotto, Crissante Alessandria, Diego Conterno, E. Molino, E. Pira & Figli, Elio Altare, Francesco Rinaldi & Figli, Giacomo Fenocchio, Giulia Negri – Serradenari, Giuseppe Rinaldi, Giuseppe Mascarello & Figlio, Lalù, Oddero Luigi, Oddero Poderi e Cantine, Paitin, Philine Isabelle Dienger, Principiano Ferdinando, Rattalino Massimo Vini, Rizzi Az. Vitivinicola, Spirito Agricolo Ballarin, Tenute Cisa Asinari dei Marchesi di Grésy, Trediberri e Vaira Aurelj.
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