La cucina italiana
ci riprova: in corsa a patrimonio Unesco come quella francese
Il governo ha deciso di candidare, per l'anno in corso, la pratica della cucina italiana nella Lista rappresentativa dei patrimoni culturali immateriali dell'umanità dell'Unesco. L'iter dovrebbe concludersi entro il 2025. Nell'elenco, che conta in totale 19 riconoscimenti in tutto il mondo, fanno già parte la dieta mediterranea e l’Arte tradizionale del pizzaiolo napoletano
Dopo la pizza napoletana e la dieta mediterranea, il Bel Paese ora punta sulla cucina italiana: è infatti la candidatura ufficiale del governo italiano quale patrimonio dell'umanità Unesco per il 2023. La decisione è avvenuta su proposta dei ministri dell'Agricoltura e sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida e della Cultura, Gennaro Sangiuliano, di candidare, per l'anno in corso, la pratica della cucina italiana nella Lista rappresentativa dei patrimoni culturali immateriali dell'umanità dell'Unesco. La Commissione nazionale ha dato parere favorevole all'unanimità, alla presenza del sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi. Il dossier verrà ora trasmesso dal ministero degli Esteri all'Unesco e inizierà l'iter di valutazione che dovrebbe concludersi, al più tardi, a dicembre 2025.
La cucina italiana viene definita come un insieme di pratiche sociali, riti e gestualità basate sui tanti saperi locali che, senza gerarchie, la identificano e la connotano. Questo mosaico di tradizioni riflette la diversità bioculturale del paese e si basa sul comune denominatore di concepire il momento della preparazione e del consumo del pasto come occasione di condivisione e di confronto. Il dossier è stato scritto dal professore della Luiss, Pier Luigi Petrillo, che già in passato avevo curato le candidature all'Unesco di tanti elementi come la dieta mediterranea e i pizzaiuoli napoletani.
I 19 riconoscimenti Unesco
Ad oggi le tradizioni culinarie patrimonio immateriale dell'Unesco sono 19, sparse in tutto il mondo, due di queste sono italiane. L'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura, è bene sottolineare, non protegge il singolo alimento bensì la tradizione che lo coinvolge. È la ritualità di un processo che merita l'inserimento nei patrimoni immateriali dell'umanità, non la preparazione del cibo, come avvenuto ad esempio, proprio con i pizzaiuoli napoletani.
- Il cous cous
- Il kimchi
- La birra belga
- Il pasto alla francese
- Il lavash
- Lo nsima
- Lo street food di Singapore
- La pizza napoletana
- La dieta mediterranea
- La dieta washoku
- Il Borcht ucraino
- La baguette francese
- La conoscenza dei maestri del rum chiaro cubano
- L'harissa marocchina
- La lavorazione e le pratiche sociali delle cerimonie del tè in Cina
- Le pratiche sociali e le tecniche dell'acquavite serba
- L'Al-Mansaf, il piatto tipico giordano
- Lo stile di vita degli apicoltori sloveni
- Cultura di Çay simbolo di identità, ospitalità e interazione sociale
I patrimoni immateriali dell’umanità legati al food
L'Unesco da poco più di un decennio ha notato il rapporto tra la gastronomia e le nazioni, inserendo delle tradizioni culinarie tra i beni immateriali dell'umanità, anche il cibo che rappresenta arte, cultura, identità di una nazione. Tra i patrimoni immateriali dell’umanità legati al food, l’Italia si distingue con la dieta mediterranea e l'arte del pizzaiuolo napoletano. Mentre l’Italia si batte per la sua cucina, l’Unesco ha già riconosciuto nel 2010 il pasto alla francese: aperitivo, antipasto, pesce o carne, contorno, formaggio, dessert e liquori: questa è la base gastronomica di un pasto oltralpe. Per questo motivo "L'arte del mangiare e del bere bene, il gusto dello stare bene e la convivialità" del pasto alla francese hanno reso questa liturgia – fatta di cura nella realizzazione dei piatti, nell'esaltazione dei prodotti locali, l’abbinamento con i vini e il susseguirsi armonico delle portate - un bene immateriale dell'umanità.
La baguette francese riconoscimento UnescoLa gastronomia francese è così diventata e riconosciuta come una vera e propria forma d'arte, un punto attrattivo per i turisti di tutto il mondo, un'ambasciatrice della propria nazione verso l'estero. E mentre i cugini stanno ancora brindando al riconoscimento della baguette diventata patrimonio immateriale dell'umanità il 30 novembre 2022 grazie alla crosta croccante, la mollica morbida, e alla sua importanza quale "simbolo della vita quotidiana in Francia", l’Italia, eterna rivale, vuole ora che sia la sua cucina a ottenere lo stesso riconoscimento.
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Il dualismo tra Paesi di confine non si esaurirebbe comunque certo qui, in fila per un posto nel patrimonio Unesco ci sarebbe l’italianissimo caffè espresso e il rito ad esso legato, così come l'inserimento delle boulangerie francese.
La dieta mediterranea e l'arte del pizzaiuolo
La prima tradizione tipicamente italiana ad essere protetta è stata la dieta mediterranea, nel 2010. La candidatura è stata congiunta, insieme a Spagna, Grecia e Marocco ma la storia della dieta mediterranea la colloca inevitabilmente nel nostro Paese.
Secondo l'Unesco si tratta di un bene da proteggere perché "è molto più di un elenco di alimenti e di una tabella nutrizionale". Si tratta di uno "stile di vita che comprende una serie di competenze, conoscenze, rituali, simboli e tradizioni concernenti la coltivazione, la raccolta, la pesca, l’allevamento, la conservazione, la cucina e soprattutto la condivisione e il consumo di cibo. Mangiare insieme è la base dell’identità culturale e della continuità delle comunità nel bacino Mediterraneo, dove i valori dell’ospitalità, del vicinato, del dialogo interculturale e della creatività, si coniugano con il rispetto del territorio e della biodiversità. Tornando invece a "l’Arte tradizionale del pizzaiuolo napoletano" trasmesso di generazione in generazione e continuamente ricreato, in grado di fornire alla comunità un senso di identità e continuità, di promuovere il rispetto per la diversità culturale e la creatività umana, hanno spinto l'Unesco ad inserire nel 2017 tra i beni immateriali da proteggere la manualità del pizzaiolo e fa sì che questa produzione alimentare possa essere percepita come marchio di italianità nel mondo.
L’Arte tradizionale del pizzaiuolo napoletano, patrimonio UnescoAgroalimentare: gli altri riconoscimenti Unesco all’Italia
I riconoscimenti Unesco all’Italia nel settore dell’agrolimentare sono complessivamente cinque:
- dieta mediterranea
- tradizione dei pizzaiuoli napoletani
- la cava e cerca del tartufo
- la transumanza
- la pratica agricola della coltivazione della vite ad alberello di Pantelleria.
Il Bel Paese poi può contare anche su altri riconoscimenti Unesco in ambito food con:
- le Langhe-Roero e Monferrato: i paesaggi vitivinicoli del Piemonte;
- le colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene;
- Parma, la prima italiana nella rete delle città Unesco;
- Alba, la città del tartufo bianco;
- Bergamo, città creativa per il formaggio.
La soddisfazione di Fipe
Per Fipe - la Federazione Italiana Pubblici Esercizi - questa candidatura rappresenta un importante riconoscimento in favore di tutte le operatrici e tutti gli operatori del settore della ristorazione che, nonostante le condizioni difficili dell’attuale momento storico, tutelano e rinnovano ogni giorno con passione e creatività il valore di questo patrimonio. La Federazione, a poche ore dalla notizia, esprime la sua soddisfazione per la candidatura ufficiale della cucina italiana quale patrimonio dell’umanità Unesco per il 2023, proposta del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, e dal ministro dell'Agricoltura e della sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida.
Lino Enrico Stoppani, Presidente FIPE-Confcommercio«La candidatura della “Cucina Italiana” – dichiara Lino Enrico Stoppani, Presidente FIPE-Confcommercio - come patrimonio dell’Umanità tutelato dall’Unesco è un segnale fortissimo dal punto di vista simbolico, riconoscendo il valore universale del patrimonio eno-gastronomico del nostro Paese, sia per la qualità insuperabile nella trasformazione del prodotto agro-alimentare italiano sia per il tessuto di competenze, professionalità e imprese che tale patrimonio incorpora materialmente. La nostra è una tradizione secolare che ha ricadute economiche e implicazioni culturali amplissime, identitarie e rappresentative delle diversità territoriali, delle stratificazioni storiche e delle caratterizzazioni sociali. Ci sembra, prosegue il presidente Stoppani, altamente significativo che la candidatura sia stata presentata congiuntamente dai Ministri dell'Agricoltura e Sovranità Alimentare e della Cultura; e come FIPE-Confcommercio, la più grande rappresentanza delle imprese della ristorazione in Italia, ci sentiamo non solo orgogliosi di questa candidatura, ma anche fortemente allineati agli obiettivi che si propone. Dalla realizzazione della "Carta dei Valori della Ristorazione" alla "Giornata della Ristorazione per la cultura dell'ospitalità italiana", programmata per il prossimo 28 aprile e insignita dalla Medaglia del Presidente della Repubblica, cerchiamo infatti di rilanciare, promuovere e consolidare la “Cucina Italiana”, che raccoglie i nostri migliori valori nazionali e li traduce ogni giorno in vita quotidiana, facendone un asset strategico per il futuro del Paese».
Pecoraro Scanio: bene, grazie alla Federazione Cuochi
Alfonso Pecoraro Scanio, presidente della Fondazione Univerde, già ministro dell’agricoltura e promotore di #pizzaUnesco e #noFakefood, ha sostenuto fin dall’inizio la proposta della Federcuochi e delle Accademie della cucina per #cucinaItalianaUnesco e rilancia: “La candidatura della cucina italiana è una sfida a chi vuole imporre una dieta alimentare unica e appiattita su cibi artificiali, farine di insetti".
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