mercoledì 18 settembre 2024

Tupperware verso il fallimento: cosa succede?

 

Tupperware verso il fallimento

Cosa succede al colosso 

dei contenitori?

Tupperware avvia una procedura fallimentare dopo anni di difficoltà economiche. La storica azienda, simbolo del consumo di massa, punta ora a una trasformazione digitale per rilanciarsi e affrontare le sfide del mercato

    

Il celebre produttore di contenitori per alimenti Tupperware ha avviato una procedura fallimentare, segnando un punto di svolta in una crisi che da anni affligge l'azienda. Fondata nel 1946, Tupperware è stata una delle icone del consumo di massa, rivoluzionando il modo in cui le famiglie conservano e trasportano cibo. Tuttavia, negli ultimi anni, la società ha dovuto affrontare crescenti difficoltà economiche, culminate nella decisione di ricorrere alla protezione del Capitolo 11, la legge statunitense sui fallimenti.

Tupperware verso il fallimento: cosa succede al colosso dei contenitori?

Tupperware ha avviato una procedura fallimentare, segnando un punto di svolta in una crisi che da anni affligge l‘azienda (Foto: Facebook, Tupperware)

Tupperware, un gigante in difficoltà

Nei documenti presentati alla Corte fallimentare degli Stati Uniti per il Distretto del Delaware, l’azienda ha dichiarato di possedere tra 500 milioni e un miliardo di dollari in beni stimati, mentre le passività variano tra uno e dieci miliardi di dollari. Il numero dei creditori è compreso tra 50.001 e 100.000, come riportato da Reuters. Tupperware ha tentato di risollevarsi negli ultimi quattro anni, dopo aver registrato una diminuzione delle vendite per sei trimestri consecutivi, a partire dal terzo trimestre del 2021

Secondo Laurie Ann Goldman, ceo di Tupperware, l'azienda è stata gravemente colpita dal contesto economico sfavorevole, unito a dinamiche di mercato che non hanno saputo fronteggiare. «Negli ultimi anni, la posizione finanziaria dell'azienda è stata gravemente influenzata dal difficile contesto macroeconomico» ha dichiarato Goldman. La situazione ha costretto il management a esplorare diverse strategie per salvare la società, ma nessuna è risultata sufficiente per evitare la crisi. La procedura fallimentare, ha aggiunto la CEO, fornirà all'azienda la "flessibilità essenziale" per continuare a operare e cercare soluzioni strategiche che possano supportare una trasformazione più orientata verso il digitale.

Le origini del mito Tupperware

Le radici di Tupperware affondano nel 1946, quando il chimico Earl Tupper fondò l'azienda. Dopo aver lavorato in una fabbrica di materie plastiche subito dopo la Grande Depressione, Tupper ebbe l'idea di creare contenitori per la conservazione degli alimenti, che potevano mantenere i cibi freschi grazie alla chiusura ermetica. 

La vera svolta avviene nel 1948, quando l'azienda affida il compito a Brownie Wise, una casalinga della Florida, che capisce l'importanza di dimostrare l'uso e le caratteristiche del prodotto attraverso presentazioni a domicilio. Wise rivoluziona Tupperware con il sistema dell’home party, organizzando incontri a casa durante i quali vendeva i contenitori di plastica, formando una rete di venditrici locali. Nel 2017, Tupperware era ancora un gigante del settore con ricavi superiori ai due miliardi e mezzo di dollari, oltre tredicimila dipendenti e vendite in oltre cento Paesi. Tuttavia, negli anni successivi, l'azienda ha iniziato a incontrare difficoltà e, nel 2020, ha dovuto ristrutturare i suoi impegni finanziari per la prima volta. Dal 2022, Tupperware non pubblica più i propri bilanci, e le vendite sono scese a 1,3 miliardi di dollari, segnando un calo del 42% rispetto a cinque anni prima.

La lunga crisi di Tupperware

Nonostante il successo iniziale, Tupperware ha iniziato a mostrare segni di crisi già da diversi anni. La competizione nel settore della plastica per alimenti è diventata sempre più agguerrita, con l'emergere di nuove aziende e prodotti, spesso più economici e innovativi. Inoltre, l'evoluzione delle abitudini di consumo, sempre più orientate verso la sostenibilità e materiali ecocompatibili, ha penalizzato l'azienda, che ha faticato a reinventarsi in questo contesto.

La difficoltà principale di Tupperware è stata la sua incapacità di adattarsi rapidamente alle nuove esigenze del mercato. L'azienda ha tardato a spostare il proprio modello di vendita verso il digitale, rimanendo ancorata a un sistema di distribuzione ormai superato. A questo si sono aggiunti problemi di governance e una gestione finanziaria non ottimale, che hanno accelerato il declino della società.

La procedura fallimentare e le prospettive future di Tupperware 

Con l'avvio della procedura fallimentare ai sensi del Capitolo 11, Tupperware punta a ottenere protezione dai creditori mentre cerca nuove soluzioni strategiche per rilanciarsi. L'obiettivo dichiarato dalla CEO Goldman è quello di trasformare l'azienda in una realtà più digitale e tecnologicamente avanzata, capace di rispondere meglio alle esigenze del mercato moderno. Questo percorso di ristrutturazione potrebbe includere nuove alleanze commerciali, una revisione del modello di vendita e, possibilmente, un riposizionamento sul mercato globale.

Nonostante le difficoltà, Tupperware rimane un marchio con una grande eredità e una forte riconoscibilità a livello internazionale. Questo potrebbe giocare a suo favore nel tentativo di rilancio, soprattutto se saprà cogliere le opportunità offerte dalla transizione digitale e dall'adozione di materiali più sostenibili, in linea con le nuove sensibilità dei consumatori.

La crisi di Tupperware è emblematica delle difficoltà che molti marchi storici stanno affrontando nel contesto economico e tecnologico attuale. L'incapacità di adattarsi rapidamente ai cambiamenti del mercato può mettere in ginocchio anche le aziende più consolidate. Tuttavia, con la protezione del Capitolo 11, l'azienda americana ha ora la possibilità di ristrutturarsi e affrontare le nuove sfide con una rinnovata strategia. Resta da vedere se il marchio riuscirà a rinascere dalle proprie ceneri o se questo rappresenterà il tramonto definitivo di un'icona del consumo del XX secolo.

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