Idati dell’export del Gavi Docg sono quasi sbalorditivi, con il 92% di vino che prodotto che finisce sulle tavole di ristoranti e abitazioni in un centinaio di Paesi a cominciare da Inghilterra e Stati Uniti, ma da qualche anno i produttori del bianco piemontese sono impegnati in altre sfide
Il territorio vitato della denominazione Gavi Docg ha una estensione di 1.600 ettari circaGavi, un territorio in crescita
Il territorio vitato della denominazione Gavi Docg non ha una grande estensione, parliamo di 1.600 ettari circa per un totale di 13 milioni di bottiglie prodotte, ma il fatturato complessivo e in costante crescita, oggi il Consorzio di Tutela del Gavi conta 65 milioni di euro. Non male. «Il Gavi è un vino bianco che non solo si abbina bene ad antipasti e piatti della nostra tradizione culinaria, ma anche alla cucina salutare e poco grassa, tanto apprezzata all’estero, in particolare nei Paesi anglosassoni, Gran Bretagna e Stati Uniti sono i nostri principali clienti» ci dice il Presidente del Consorzio Maurizio Montobbio.
Insomma, sembra che tutto prosegua per il meglio, un buon vino e tanti winelovers che lo apprezzano. Tuttavia, oggi il Consorzio è impegnato su nuovi fronti e nella comunicazione del Gavi Docg che comprende diversi aspetti, in primis il legame con il territorio, la cultura del paesaggio e la sua storia e alla pari che il buon caro Cortese sia un vitigno vocato per produrre un bianco longevo di qualità e non solo d’annata e di pronta beva.
Gavi, un vino bianco longevo
La longevità di un vino bianco non è così scontata nella percezione più diffusa, ma per questo costituisce un valore aggiuntivo a tutta la denominazione del Gavi. E comporta qualche sacrificio economico e logistico, che non tutti sono pronti ad affrontare. Eppure nel medio e nel lungo termine scopriamo nel Gavi una tavolozza assai più variopinta. Vini con tinte e personalità diverse, vini che davvero con il tempo sono in grado di esprimere al meglio un’annata, il terroir originario. E anche lo stile del vigneron e della singola cantina.
Gavi, un vino storico
In altre parole, il prestigio del Gavi Docg Riserva o di un Gavi rilasciato sul mercato anche qualche anno successivo alla vendemmia accresce il valore di un’area vitivinicola che sappiamo essere molto antica. La prima testimonianza diretta della viticoltura del vino bianco in questa regione risale al 972 d.C. in un contratto ritrovato nell’Archivio Storico di Genova. Il carattere longevo di un vino dunque non riguarda solo la qualità e il piacere che ritroviamo nel calice, ma sovente è anche la testimonianza del paesaggio (qui è evidente la sua biodiversità), della storia e della cultura di un luogo, sia pure periferico e troppo poco battuto dai turisti.
Nonostante la presenza di tanti castelli, a cominciare dallo splendido Forte di Gavi e di un importante sito archeologico risalente al I secolo a.C quale Libarna, non lontano dall’Outlet di Serravalle Scrivia. Le antiche rovine romane potrebbero essere anche esse un indizio della antica viticoltura praticata qui. Si sa, i Romani non disdegnavano il buon vino. E il Consorzio di Tutela del Gavi, ci informa Maurizio Montobbio è costantemente impegnato a valorizzare anche questi aspetti con diverse iniziative non solo estemporanee.
Gavi e la strada del vino virtuale
Ma veniamo a una strada del vino virtuale e insieme concreta che ci permette di approfondire il Gavi Docg e la sua longevità tramite dieci produttori e altrettante bottiglie anche di annate differenti e distribuite nelle tre macro aree del Gavi, Nord, Centro, Sud, che comprendono a loro volta suoli con caratteristiche diverse, le Terre Rosse ricche di argilla e ferro e le Terre Bianche con terreni composti da marne e arenarie. È un semplice elenco, che comprende anch qualche meritorio cru.
Ecco una piccola selezione di vini Gavi Docg da non perdere:
- La Zerba, Terrarossa, Gavi Docg del Comune di Tassarolo (uno degli 11 della denominazione), 2022. Bevetelo in abbinamento con un vitello tonnato.
- La Ghibellina, Altius, Gavi Docg del Comune di Gavi, 2022. Frazione di Monterotondo, da un vigneto di 40 e oltre.
- Bergaglio Nicola, Minaia, Gavi Docg del Comune di Gavi 2021. Imbottigliato la primavera successiva alla vendemmia.
- Ghio Roberto, Vigna le Zucche, Gavi Docg Riserva 2021, ottenuto da una raccolta con una resa molto bassa: 65 quintali per ettaro.
- Il Poggio, Nuvole sul Poggio, Gavi Docg 2020. Perfetto con un aperitivo di salumi e formaggi freschi.
- Produttori del Gavi, GG, Gavi Docg del Comune di Gavi 2020. Di vigne di oltre 50 anni. Una delizia da gustare magari con una lasagna vegetale.
- Tenuta La Giustiniana, Montessora, Gavi Docg del Comune di Gavi 2018. Annata difficile, ma ben gestita. Il vino ha una bella complessità sia olfattiva sia gustativa.
- La Mesma, Tempo al Tempo, Gavi Docg del Comune di Gavi 2016. Si poteva forse ottenere di meglio.
- Broglia, Vecchia Annata, Gavi Docg del Comune di Gavi 2015. Incanta.
- Villa Sparina, Monterotondo 10 Anni, Gavi Docg del Comune di Gavi 2011. Provare per crederci. Una decade di affinamento in bottiglia e poi tanto, tanto altro tempo prima di stapparla. Italia a tavola
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