martedì 16 dicembre 2025

Il Times, l’attacco alla cucina italiana

 

Il Times, l’attacco 

alla cucina italiana 

e una retromarcia travestita da satira

Giles Coren, del Times e del Sunday Times
Dopo aver liquidato il riconoscimento Unesco come un riflesso servile e autoreferenziale, il giornalista del Times, Giles Coren, ha provato a riformulare il proprio attacco come esercizio satirico. Ma la satira, per funzionare, richiede bersagli chiari, proporzioni e consapevolezza del contesto. Qui, invece, sembra una critica che confonde il gusto personale con il valore culturale

di Nicholas Reitano
Redattore

Il Times, l’attacco alla cucina italiana e una retromarcia travestita da satira

C’è un momento preciso in cui una provocazione smette di essere tale e comincia a rivelare il suo autoreNon coincide con la pubblicazionené con le reazioni indignate che inevitabilmente seguonocoincide, piuttosto, con la necessità di spiegare che si stava scherzandoÈ in quel passaggioquasi sempre tardivoche la satira perde il suo statuto e diventa una copertura semanticaun dispositivo di rientro per affermazioni che, a freddo, mostrano di poggiare su basi più fragili del previstoÈ accaduto anche questa voltaGiles Coren - firma storica del Times e del Sunday Timesvolto noto della critica gastronomica britannicaautore che da anni coltiva una scrittura fondata sull’iperbole come forma di presenza - ha inizialmente definito la cucina italiana «un mitoun miraggiouna truffa» il riconoscimento Unesco come «prevedibileservileottuso e irritante». Lo ha fatto senza condizionalisenza cornici ironiche esplicitesenza segnali di ambiguitàUn attacco frontaleformulato come giudizio pienonon come gioco retorico.

La satira: manuale d’uso (solo dopo le proteste)

Solo successivamentequando la reazione ha superato la soglia dell’effetto previstoquella presa di posizione è stata riformulata come satiraNon un attacco alla cucina italiana, a suo dire, bensì una caricatura dei luoghi comuni inglesi sull’Italia e della pretenziosità di una certa élite britannica che consuma cucina italiana come segno di distinzione sociale. A completare il quadro, l’inevitabile rovesciamento di responsabilitàse gli italiani si sono offesiè perché non sanno più riconoscere l’iperboleCon tanto di richiamo colto a Orazioa certificare una superiorità retorica fraintesaLa sequenzapiù delle paroleè rivelatricePerché la satira, quando è tale, non arriva dopoNon si dichiara a posterioriNon serve a correggere un errore di impostazionema a portarlo fino in fondo. Quando invece viene invocata come categoria di rientro, il sospetto è che non si stia difendendo uno stilema una valutazione sbagliata.

L’Unesco non dà medaglie al “più buono”

Ed è qui che il discorso di Coren mostra la sua fragilità strutturaleL’attacco originario si fonda su un presupposto che non regge: l’idea che l’Unesco abbia incoronato la cucina italiana come «la migliore del mondo». Ma l’Unesco non assegna primatinon istituisce gerarchie di gustonon trasforma il cibo in una classificaRiconosce invece pratiche culturalisistemi di relazionepatrimoni immateriali che hanno valore in quanto condivisi. Nel caso italiano, ciò che viene tutelato non è un repertorio di ricette né l’eccellenza di alcuni ristoranti simboloma la convivialitàil pasto come rito socialela tavola come spazio di trasmissioneil cibo come linguaggio quotidiano che attraversa classiterritori e generazioni.

Il Times, l’attacco alla cucina italiana e una retromarcia travestita da satira

L’Unesco non istituisce gerarchie di gusto, ma riconosce pratiche culturali

Trasformare questo riconoscimento in una gara gastronomica significa costruire un bersaglio fittizioutile alla polemica ma estraneo al contenuto reale del provvedimentoÈ su questa distorsione che l’iperbole di Coren prende formaMa quando l’iperbole non esaspera un dato reale bensì ne inventa unosmette di essere corrosiva e diventa fragile. Da qui discende il resto: l’Italia ridotta a caricaturauna sequenza di cliché funzionali all’effetto - cibo pessimo, ristoranti cari, personale scortese - più che all’analisiLa pizza salvata solo se sradicata dal contestoreplicabile ovunquepurché non italianaÈ una scrittura che non osservama confermache non problematizzama semplificaE che cerca rifugio nell’ironia solo quando il meccanismo di consenso si inceppa.

Bottura e la realtà: spoiler, vince la realtà

Lo stesso schema emerge nel passaggio su Massimo Botturaevocato come simbolo di un presunto establishment gastronomicoL’Osteria Francescana viene liquidata come «una volta (a torto) miglior ristorante del mondo». Anche concedendo l’intenzione satiricaresta un fatto non negoziabileè falso. Il ristorante di Modena è stato eletto miglior ristorante del mondo nel 2016 e nel 2018 ed è entrato nella Hall of Fame, uscendo dalla classifica per regolamento. La satira può deformare i significatinon può ignorare i fattiQuando lo fanon chiarisceindebolisceMa Bottura è un passaggionon il centroL’errore più profondo sta nella prospettivaLa cucina italiana non è un sistema verticale dominato dai suoi vertici mediaticiÈ una struttura orizzontalediffusadomestica. Vive nella ripetizione quotidiana, nei rituali familiari, nei bar di paese, nei gesti che costruiscono appartenenza prima ancora che gusto. È un fatto culturale prima che gastronomicoEd è esattamente questo che l’Unesco ha riconosciuto.

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Lo chef Massimo Bottura

Se è “truffa”, allora qual è l’originale? (E qui casca il pub)

A questo punto, però, la difesa della satira rivela il suo limiteDefinire una cucina una “truffa” non è una battuta neutrasignifica parlare da una posizione che presume di sapere cosa sia l’autentico. In altre parole, implica l’esistenza di un modello più solido rispetto al quale l’inganno dovrebbe apparire evidenteNel caso di Coren, quel modello non può che essere la cucina ingleseEd è qui che il meccanismo si inceppaPerché, una volta esplicitato il confrontola cucina inglese fatica a presentarsi come sistema culturale riconoscibileNon per assenza di singoli piatti o di buoni ristorantima per mancanza di una grammatica condivisaAl netto delle influenze delle ex colonieoggi centrali ma storicamente esternerestano simboli più che ritila colazione salata, codificata più nei menu degli hotel che nella vita domestica; il fish and chips, icona turistica più che pratica quotidiana; il pub, spazio di socialità dove il bere prevale (a dismisura) sul mangiare.

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In Inghilterra la birra più bevuta nei pub è la Guinness, irlandese

Ma anche sul terreno del bere, alla fine, la presunta identità si assottigliaPerché la birra simbolo nei locali (dati CGA) è la Guinness (irlandese), tra le lager più riconoscibili per percezione, secondo YouGov, figura Moretti (italiana), e nella grande distribuzione, come rileva The Grocer’s, domina Stella Artois (belga). L’immaginario è nazionaleil contenuto è importatoEd è proprio qui che la satira di Corenpresa sul seriosi ritorce contro se stessaPerché una “truffa” può esistere solo dove esiste un sistema credutopraticatointeriorizzatoLa cucina italiana lo ènel bene e nel maleÈ per questo che può essere caricaturataLa cucina inglese, invece, fatica a funzionare come linguaggio condivisoNon sorprende, allora, che Londra non abbia mai seriamente pensato a una candidatura Unesconé che con ogni probabilità non lo farà.

Eurovo

Satira spiegata, satira fallita. Basta una battuta (fatta bene)

Questo non significa negare le fragilità italianeil servizio in sala, come andiamo dicendo da anni, sta attraversando una fase complessaalcune specialità dividonoil racconto gastronomico indulge talvolta nella retoricaMa qui non siamo davanti a una critica severa e informataSiamo davanti a un esercizio di stile che scambia l’insulto per luciditàsalvo poi rifugiarsi nella satira quando il terreno diventa scivolosoCuriosamente, sullo stesso tema, è stato molto più efficace chi non aveva alcun bisogno di esserloRe Carlo, parlando al Parlamento italiano, ha riconosciuto con ironia che il Regno Unito ha beneficiato enormemente dell’influenza italiana «per ciò che indossiamoper ciò che beviamo e per ciò che mangiamo», chiedendo perdono «se ogni tanto corrompiamo la vostra cucina». Una battuta leggeraconsapevoleche funziona proprio perché non nega l’esistenza di un sistemama lo riconoscePerché la satira, quando è vera, non ha bisogno di spiegarsiE soprattutto non arriva dopo.

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