domenica 2 maggio 2021

Ragazzi fragili e agricoltura bio, tutti protetti al Forte Rossarol

 

Ragazzi fragili 

e agricoltura bio, 

tutti protetti 

al Forte Rossarol


Forte Rossarol di Mestre-Tessera
Nell’area dell’ex complesso militare alle porte di Mestre i ragazzi delle cooperative Coges e Labor (create da don Franco De Pieri) coltivano le serre e i campi. Per i fabbisogni della comunità e per ritrovare se stessi. E con il brand BioRossarol i prodotti vengono anche messi in vendita diretta per gli abitanti della città a orari prestabiliti

Ese"‘sparassero" pomodori, zucchine e melanzane? O calibri giganti come le zucche? Nell’arsenale di ortaggi biologici di Forte Rossarol a Mestre-Tessera c’è di tutto… Munizioni buone e sane. Ve la ricordate la canzone "Mettete dei fiori nei vostri cannoni"? La cantava nel 1967 sul palcoscenico di Sanremo il complesso I Giganti e divenne il simbolo di quella generazione che credeva in una rivoluzione pacifica. Ben si adatta quel brano a questo luogo di guerra nell’immediato entroterra di Venezia, diventato un simbolo di pace. Oggi altri giovani rispetto ai fan dei Giganti, giovani con storie difficili alle spalle, di immigrazione clandestina o di emarginazione sociale, nei cannoni del forte mestrino ci mettono idealmente gli ortaggi biologici, per una esplosiva rivoluzione green, messa in campo per scopi sociali e terapeutici. In altre parole, per favorire il proprio reinserimento o per ritrovare la rotta di vita che avevano smarrito.

Un progetto nato nel 1985 dall'idea di don Franco De Pieri

I "cannoni" di questa bella storia (che ricorda per certi versi l’esperienza di San Patrignano) sono le ex postazioni di mitragliatrice di Forte Rossarol, mentre i prodotti della terra sono quelli coltivati in serra (ma anche in campo aperto) dai ragazzi dei gruppi creati nel 1985 da don Franco De Pieri, prete rivoluzionario per l’epoca, attento agli ultimi e agli emarginati. I giovani partecipano con le cooperative Coges e Labor alle attività di reinserimento del gruppo, intitolato - e non certo per una coincidenza - a Don Lorenzo Milani, il prete disobbediente di Barbana, personaggio iconico ai tempi della canzone dei Giganti (e quindi in pieno ’68) che la rivoluzione la realizzò con il suo “I care”, ovvero "me ne prendo cura io", riferito ai ragazzi emarginati della sua comunità.

20 "soldati" nelle serre

Ma torniamo ad oggi. I giovani coltivatori del Villaggio solidale di Forte Rossarol sono, a rotazione, una ventina: profughi soprattutto, profughi richiedenti asilo (afghani, pakistani, siriani, bengalesi, iracheni, kossovari), ma anche minori in difficoltà, ragazzi affetti da dipendenze - soprattutto da tossicodipendenze - ma che, grazie anche a questa attività, decisamente avviati a un pieno recupero personale e sociale. Coltivano gli ortaggi (dalle zucchine ai cetrioli, dall’insalata ai carciofi, dai broccoli alle cipolle, dalle carote ai girasoli) nell’ambito di un innovativo e articolato progetto organizzato nell’ex area militare. I prodotti assicurano il fabbisogno interno delle mense delle comunità seguite da Coges e, una parte, è destinata pure alla vendita. I prodotti, contraddistinti dal marchio BioRossarol, vengono messi in vendita diretta a orari prestabiliti e per i mestrini è una bella opportunità avere dietro l’angolo di casa prodotti sani e a chilometro zero. L’area ospita tre comunità per dipendenze, un centro per profughi richiedenti asilo (Sprar) e un centro per minori stranieri non accompagnati. Insomma, i nuovi "soldati" combattono l’emarginazione, pensano a chi è in difficoltà. Accanto a queste realtà, e con queste legate in un virtuoso rapporto di scambio, si configura l’attività agricola nelle serre.

Forte Rossarol, dalla Prima Guerra Mondiale all'abbandono si salva l'area verde

Forte Rossarol, la cornice di questo interessante progetto sociale, si trova a Tessera, a nord-est della città di Mestre, nella zona vicina all’aeroporto “Marco Polo”. Il complesso militare di difesa fu completato dall’Esercito Regio nel 1907. In origine, doveva essere il primo e più importante forte del campo trincerato di Mestre. È costruito su due piani, fino a un’altezza che tocca i nove metri. Aveva (ed ha) un aspetto quasi fantascientifico per via di quei quattro pozzi da mitragliatrice che spuntano al centro del terrapieno frontale. Durante la Grande Guerra il forte venne utilizzato per compiti di retrovia; fu riattrezzato operativamente dopo la disfatta di Caporetto, quando gli austriaci avanzarono pericolosamente fino al Piave, alle porte di Venezia, ma non venne mai usato in attività di combattimento. Il forte “storico” attualmente è in stato di completo abbandono e purtroppo, non essendo ancora stato messo in sicurezza, non è aperto al pubblico.

L’area verde attorno al complesso, cinta di mura, oggi è un grande parco pieno di alberi secolari. L’area è stata utilizzata dopo la guerra come caserma e polveriera, fino alla fine degli anni ‘70. L’attuale riutilizzo come “Cittadella delle rinascite” si deve alla intuizione e alla tenacia di don Franco De Pieri, sacerdote veneziano scomparso alcuni anni fa, che ottenne il forte in comodato d’uso gratuito dal Comune di Venezia. Comune che a sua volta lo aveva acquisito dal Demanio Militare. Attualmente il forte è gestito dalle due cooperative create da don Franco (la Coges, per la parte di supporto sociale, e dalla Labor per le coltivazioni agricole, entrambe facenti parte del gruppo Don Milani).

Ad ognuno il suo spazio

La vastità dell’area permette che le varie attività possano svolgersi senza interferenze reciproche. Ogni parte del complesso è come un piccolo villaggio autonomo. I lavori di radicale ristrutturazione del complesso, progettati dall’architetto Marta Baretti di Arbau Studio, si sono svolti a più riprese e divisi per lotti a partire dal 2012. Sono tuttora in corso. Tra le attività terapeutiche ospitate nell’area del Forte Rossarol merita un cenno particolare il Centro Soranzo (centrosoranzo.it), un programma terapeutico residenziale breve considerato un’eccellenza a livello nazionale: si tratta del programma per le dipendenze (in particolare da alcol, cocaina, gioco d’azzardo) che ha introdotto nel nostro paese modelli di trattamento basati sulla cura del trauma già ampiamente applicati all’estero, in particolare nei paesi di lingua tedesca, ma fino a pochi anni fa praticamente sconosciuti in Italia.

La ristrutturazione del Centro Soranzo è stata progettata sulla scorta di criteri scientifici, in particolare di quella branca delle neuroscienze chiamata neuroarchitettura che studia l’effetto dell’ambiente sul funzionamento mentale. Un gruppo composto da architetti, terapeuti, neuroscienziati e utenti ha collaborato in team per definire i criteri architettonici e ambientali in grado di favorire al massimo i processi di guarigione e di benessere. L’architetto Baretti ha applicato agli ex edifici militari e al loro arredo i criteri individuati, ottenendo un risultato che ha lasciato positivamente il segno. Anche sotto il profilo architettonico, ambientale e puramente estetico. Le casematte, dove si svolge l’attività e dove alloggiano gli ospiti, sono state ravvivate con colori forti e attraverso la luce che filtra da ampie vetrate. Richiamano esteticamente le casette di certi pittoreschi villaggi di pescatori del Nord Europa e della Scandinavia in particolare. La ristrutturazione del Centro Soranzo di Mestre-Tessera ha partecipato a varie esposizioni di architettura, ricevendo nel 2019 l’ambito premio messo bandito dall’Ordine Nazionale degli Architetti.

L’area di Forte Rossarol di Mestre-Tessera oggi è un luogo davvero magico: è una grande oasi verde - di pregio anche architettonico - che sorge a pochi passi da una città come Mestre dove il cemento certo non manca e si erge ad esempio di una interazione virtuosa tra attività agricole, di accoglienza e di cura. Per dirla in termini visionari è un luogo di guerra che ci insegna come vivere in pace. Il messaggio espresso in musica dei Giganti nel 1967, grazie a quella canzone presentata al Festival di Sanremo quello stesso anno, è stato profetico. I fiori non solo sono stati messi nei cannoni, ma poi invece di appassire sono sbocciati di nuovo, diventando ancora più belli e più ricchi di profumo... e di significato. Costituiscono un bel segnale di speranza.
di Renato Malaman
Renato Malaman

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