giovedì 22 maggio 2014

SOLO L'AGRICOLTURA FRENA IL PIL

I consumi alimentari crollano del 2% 
Solo l'agricoltura frena la caduta del Pil

Prosegue il crollo dei consumi, che all'inizio del 2014 è stato pari a oltre il 2% per gli acquisti alimentari,

con punte in valore del 4% per la verdura e del 5% per la pasta. Un italiano su due compra solo l’essenziale. L’agricoltura è l’unico settore produttivo che ha contribuito a contenere il calo del Pil nel primo trimestre del 2014
A trascinare verso il basso il Prodotto interno lordo (Pil) è il crollo dei consumi che prosegue all’inizio del 2014 ed è stato pari ad oltre il 2% per gli acquisti alimentari con punte, in valore, del 4% per la verdura e del 5% per la pasta, che rappresentano componenti di base della dieta delle famiglie secondo l’Ismea. È quanto afferma la Coldiretti nel commentare i dati Istat sull’andamento del Pil nel primo trimestre del 2014 nell’evidenziare che l’unico segnale positivo è, nonostante tutto, l’aumento congiunturale dell’agricoltura.
A causa della crisi, i consumi alimentari degli italiani sono scesi sui valori minimi dagli anni ottanta con la spesa alimentare per abitante che era sempre stata tendenzialmente in crescita dal dopoguerra, fino a raggiungere l’importo massimo nel 2006 per poi crollare da allora, progressivamente ed in misura crescente ogni anno, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Istat sui consumi finali delle famiglie a valori concatenati.
Una leggera inversione di tendenza positiva è attesa per il 2014 perché sarà proprio la spesa alimentare, che rappresenta la seconda voce dei budget familiari, a beneficiare maggiormente del bonus di 80 euro al mese per alcune categorie di lavoratori dipendenti, disoccupati e cassintegrati che destinano una quota rilevante del proprio reddito all’acquisto del cibo.
L’agricoltura frena la caduta del Pil
L’agricoltura è l’unico settore produttivo a registrare un incremento congiunturale del valore aggiunto nel primo trimestre dell’anno, contribuendo così a contenere il calo del Pil su cui pesa soprattutto il trend negativo dell’industria. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori a commento dei dati Istat diffusi oggi.
La raccolta delle olive nell'azienda Mantellassi  a Magliano in Toscana
«Si tratta di una conferma della vitalità delle imprese agricole - osserva il presidente Dino Scanavino - che, pur in presenza di numerosi ostacoli economici e di una burocrazia opprimente, continuano ad andare avanti garantendo produttività e lavoro in controtendenza rispetto all’andamento generale».
«Il segno positivo - continua Scanavino - tuttavia, non sgombra il campo dai problemi: la situazione delle aziende resta difficile anche a causa della persistente stagnazione dei consumi domestici, prima di tutto quelli alimentari. Il calo della spesa per il cibo ha sfiorato il 12% rispetto ai livelli pre-crisi (dai 129 miliardi del 2007 ai 114 miliardi del 2013) e oggi un italiano su due continua a comprare solo l’essenziale».
Per questo motivo «chiediamo al Governo - sottolinea il presidente nazionale della Cia - da un lato di implementare le misure a sostegno dei redditi delle famiglie e, dall’altro, di investire sul serio sull’agricoltura, perché può rappresentare un volano per la ripresa del Paese. Un assunto ancora più vero a meno di un anno da Expo 2015, che metterà al centro della scena proprio il cibo, nelle sue varie accezioni (sicurezza alimentare, qualità e tradizione agricola, innovazione e biodiversità), diventando un ulteriore fattore di accelerazione economica per l’Italia e le sue imprese».

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