2050. VERSO I VINI DOC
DEL PROFONDO NORD?
“E come vino preferite un Chianti bavarese
o un Barbera russo?»
Se si riveleranno esatte le previsioni
sul cambiamento climatico
e la coltura della vite esposte in uno studio pubblicato su Pnas, prima
di fine secolo si rischierà di essere posti
davvero di fronte a scelte di questo tipo. La vite, per produrre bene, ha
bisogno infatti del clima mediterraneo, estati calde e piogge fra ottobre e
aprile, che trova anche in Cile, California, Sudafrica, Australia, Messico e
Cina.
Per valutare dove la vite produrrà ancora
nel 2050, i ricercatori
del gruppo diretto dal biologo Lee
Hannah, dell'associazione
Conservation International, hanno
calcolato con modelli climatici temperature e piogge nelle zone vinicole del
mondo
a metà secolo. La loro conclusione è
che, con un aumento di
temperature fra 1,5 e 3°C, le aree oggi
adatte si ridurrebbero del 19-25 per cento in Cile e addirittura del 62-73 per
cento
intorno al Mediterraneo. I vigneti,
quindi, in Italia resisterebbero solo sugli Appennini, mentre la Germania
diventerebbe il cuore vinicolo europeo, con propaggini fmo a Russia e
Inghilterra.
«L'Organismo internazionale per la
viticoltura sta prendendo in seria considerazione gli effetti del cambiamento
climatico» dice Palma Esposito, responsabile viticoltura per Confagricoltura,
«escludendo però il catastrofismo, sia perché la vite è adattabile - dà ottimi
vini fra Pantelleria e il Trentino - sia perché si può rimediare selezionando
nuovi ceppi o aumentando le irrigazioni, oppure in cantina, usando pratiche
adatte ai mosti modificati dal clima».
Alex Saragoza
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