La pizza più lunga del mondo |
Boom della pizza
surgelata
L'elisir
per il buonumore
Agli italiani basta una pizza per essere felici. Non è un caso che i consumi siano considerevoli: 8 chili a testa è la quantità consumata in un anno secondo lo studio dell’Istituto italiano alimenti surgelati.
Un settore, quello della pizza, che sta marciando forte anche nella versione “surgelata” con 1,5 chili consumati nell’ultimo anno (20% del business complessivo) e la Margherita che è sempre la più scelta tra le 45 tipologie presenti in commercio.La pizza sa accontentare tutti i palati anche perché negli ultimi tempi i pizzaioli, e tutta la filiera, hanno saputo mettere a disposizione dei clienti le versioni più disparate. Rotonde, alla pala, farcite e semplici, extralarge e al trancio, biologiche e integrali, gluten free e senza lattosio, solo per fare gli esempi più diffusi. Nel 2017, i consumi hanno toccato complessivamente quota 91.500 tonnellate, con una crescita del 2,1% e un exploit di consumo delle “pizze grandi”, che hanno guadagnato oltre il 7% sull’anno precedente (scendendo nel dettaglio, sono state consumate nel canale retail circa 50mila tonnellate di pizze surgelate - a cui si aggiungono poi gli snack salati - e oltre 14.500 tonnellate nel catering). In soli 11 anni, dal 2006 al 2017, il valore di mercato relativo a questo prodotto è quasi raddoppiato: da 130 a 254 milioni di euro.
Oggi le mangiano più di 6 famiglie su 10 (63%) e la loro crescita traina quella dell’intero settore dei surgelati, al punto che le pizze hanno guadagnato negli anni una fetta sempre più significativa dei consumi complessivi dei surgelati nel nostro Paese. Una fetta che lo scorso anno è arrivata a superare il 12% del totale, complice anche la diversificazione dell’offerta, divenuta sempre più in linea con i trend alimentari emergenti (salutismo, ricerca del benessere, sensibilizzazione verso le intolleranze) e la rispondenza alle diversificate abitudini di consumo degli Italiani.
«Un buon cibo può donare felicità e migliorare l'umore, coinvolgendo tutti i sensi e regalando veri attimi di soddisfazione - commenta Vittorio Gagliardi, presidente Iias - la pizza surgelata corrisponde esattamente a questo identikit: è oggi associata a un’atmosfera di allegria, convivialità, buonumore; evoca la spensieratezza mentale di una cena già risolta: relax, tranquillità, informalità, zero impegno e massima resa; rimanda a un’elevata gratificazione in termini di esperienza di prodotto: sfizio, piacere, appagamento, calore del forno. Le occasioni di consumo sono molteplici, spesso più ‘rituali’ che ‘emergenziali’: la «serata pizza» (familiare, di coppia o con gli amici) è percepita come un appuntamento atteso, ma anche il consumo individuale rientra nella dimensione della desiderabilità».
Pizza surgelata vuol dire velocità e comodità di preparazione, ma non per questo i consumatori sono disposti a rinunciare alla qualità: vogliono gusto, ampia scelta, abbinamenti sfiziosi e amano variare spesso tipologia e formato. Ecco perché, nel corso degli anni, l’offerta di spessori, impasti, dimensioni, farciture delle pizze surgelate è enormemente cresciuta (dalle pizze vegan a quelle gluten free e bio, fino ad arrivare agli impasti speciali con farine integrali o di kamut), alimentata dall’ottima accoglienza da parte di un consumatore che ha iniziato ad apprezzare questo prodotto oltre che per i suoi contenuti di convenienza, praticità e varietà, anche per la sua bontà, giudicata oggi in tutto e per tutto simile a quella gustata in pizzeria.
Alla base del successo italiano c’è stata, di fatto, un'importantissima rivoluzione produttiva: quella che, agli inizi degli anni ‘90, trasformò il modo di produrre la pizza surgelata avviato negli anni ‘70. Si passò, infatti, dal sistema di preparazione tipico dei panificatori (che prevedeva una temperatura del forno compresa tra i 250 e i 280° C e un tempo di cottura di 20-25 minuti) a quello dei pizzaioli (che utilizzavano invece la temperatura del forno a 400° C e impiegavano 2-4 minuti di cottura). Un passaggio epocale dal cosiddetto metodo “Ltlt” (Low Temperature, Long Time) alla tecnica “Htst” (High Temperature, Short Time).
Da allora, un’innovazione continua e costante, la selezione di ingredienti di qualità e la rispondenza alle esigenze e ai gusti dei consumatori hanno contribuito a rendere il mercato delle pizze surgelate sempre più vivace e in continua ascesa, nonostante la crisi imperversata negli scorsi anni nel settore alimentare.
«Da un’indagine realizzata di recente dalle aziende del nostro comparto - conclude Gagliardi - risulta che gli intervistati ‘anagraficamente più maturi’ riconoscono una netta differenza tra la pizza surgelata del passato (solo mozzarella e pomodoro, considerata quasi un “surrogato della vera pizza”) e la vivacità dell’attuale scenario di categoria, che oggi è percepito come un mondo molto ricco e articolato in termini di farcitura (dalle più semplici alle super farcite); spessore (oltre agli impasti tradizionali, anche pizze alte o sottilissime); dimensione (non solo “regular”, ma anche formati “big” o “small”); rispondenza ai vari stili alimentari».
Italiaatavola
Per informazioni: www.istitutosurgelati.it
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