Turismo, 250mila
assunzioni in 4 anni
Ma serve personale
più qualificato
Il turismo in Italia è in crescita da tempo e pare che il trend proseguirà anche nei prossimi anni, tanto che le aziende che operano nel settore avranno bisogno di ben 250mila nuovi addetti da assumere da qui al 2022. Ma c’è il nodo della preparazione: molte figure professionali sembrano, oggi, irreperibili.
Secondo un’analisi effettuata dal Sole 24 Ore, le aziende lamentano la carenza di personale qualificato, soprattutto per ricoprire i ruoli più tecnici. Si parla, in particolare, di esperti di marketing, social media manager e tecnici specializzati in Ict.Ma non va meglio all’interno dei ristoranti, dove sono di difficile reperimento figure professionali chiave per il comparto, come cuochi, addetti di sala o ai piani, camerieri, account executive, per cui i ristoratori sono costretti a tamponare, almeno in parte, con personale straniero. Emerge tuttavia una contraddizione: a fronte di una richiesta del mercato che cresce, oggi le iscrizioni agli istituti alberghieri sono in calo, compresi quelle negli istituti a indirizzo turistico e commerciale.
Attualmente in Italia il turismo dà un impiego, indotto compreso, al 14,7% della forza lavoro un dato più elevato di Francia e Spagna, ma inferiore a Grecia, dove il turismo attrae il 24,8% dell’occupazione, Croazia (23,5%) e Portogallo (20,4%). La buona notizia, legata proprio al fatto che il comparto si prevede in crescita anche nei prossimi anni, è che la percentuale in Italia salirà al 16,5% nel 2028.
La questione è stata discussa nel corso della tre giorni dedicata alla formazione e al lavoro nel turismo, organizzata da FareTurismo all’Università Europea di Roma. È emersa la necessità di lavorare soprattutto sulla formazione scolastica, dagli istituti superiori alle università, cui spetta il compito di qualificare sempre più l’offerta e la preparazione degli operatori. Secondo Giorgio Palmucci, presidente di Enit, l’Ente Nazionale per il Turismo, «è necessario investire nella formazione tecnico-pratica, rafforzando le competenze linguistiche e professionali», mentre per Giuseppe Roscioli, vicepresidente di Federalberghi, «se non puntiamo sulla qualità, rischiamo di uscire dal mercato».
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