Il 2023 è stato un anno difficile per tutti, viticoltori, distributori e consumatori: in controtendenza alcuni vini italiani, come il Pinot Grigio, mostrano ancora un trend positivo. È quanto emerso nel corso della conferenza stampa di presentazione del quadro economico in campo enologico organizzata a Milano, al prestigioso hotel Hilton, dal Consorzio Doc delle Venezie (Provincia di Trento, Friuli-Venezia Giulia e Veneto).
Pinot Grigio Delle Venezie DocHanno preso parte all’incontro, moderato dal vicedirettore del Corriere della Sera Luciano Ferraro: Albino Armani, presidente del Consorzio; Fabio del Bravo di Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare); Matteo Zoppas, presidente Ice-Agenzia per la promozione all'estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane; Augusto Reggiani per il Gabinetto del ministro delle Imprese e del Made in Italy; Massimo Romani, amministratore delegato di Argea spa; Franco Passador, amministratore delegato di Vivo Cantine Viticoltori Veneto Orientale; Enrico Zanoni, direttore generale di Càvit.
lbino Armani, presidente del Consorzio delle Venezie DocI numeri del Pinot Grigio delle Venezie Doc
L’analisi illustrata da Fabio Del Bravo, per conto di Ismea, ha messo in luce il calo complessivo di produzione vitivinicola dell’anno scorso rispetto al 2022, pari a -23,2%. In un contesto di scambi internazionali in flessione, l’export di vino italiano ha sostanzialmente “tenuto” (-1% in volume sul 2022) anche rispetto ai tradizionali concorrenti, ossia Francia e Spagna. In un quadro tutto sommato grigio, anche per le tensioni scatenate sui mercati internazionali dalle guerre in corso, è comunque incoraggiante che il Consorzio possa archiviare il 2023 col segno positivo, a indicare quasi cinque milioni di bottiglie in più rispetto all’anno precedente, per un totale di 1.661.384 ettolitri imbottigliati nell'anno solare.
Se si pensa che il dato di partenza della Denominazione, nel 2017, era di 200mila ettolitri, si capisce subito che la crescita entusiasmante fin qui ottenuta rappresenta una responsabilità e una sfida per tutti gli operatori del settore. E in particolar modo per i produttori di Pinot Grigio, che rappresenta il 99% della Doc delle Venezie e viene esportato, in media, per una quota pari al 74% della produzione: i paesi destinatari sono Usa e Canada (58%), seguiti a ruota dall’Europa. Quote decisamente inferiori per Asia, Africa e Sud America.
Continuando con alcuni aspetti qualitativi dell’indagine condotta da Ismea, il 33% del campione analizzato dichiara che le aspettative di vendita all’estero per il 2024 rimarranno invariate, il 15% che miglioreranno, il 12% che diminuiranno.
Venezie Doc, Stati Uniti il mercato più importante
Alla domanda “Quale potrebbe essere il mercato con la migliore performance e per quali motivi?”, la risposta ricorrente è “Stati Uniti”, visto come mercato solido e pronto; tra i principali ostacoli alla crescita della domanda estera emerge un evidente timore per il contesto geopolitico e le relative tensioni; quanto ai nuovi possibili acquirenti, si evidenzia una ricorrenza nelle risposte relative all’area dell’Est Europa o a singoli Paesi appartenenti a tale regione geografica.
La grande attenzione per il Pinot Grigio
«Dal 2017 ad oggi - ha dichiarato il presidente del Consorzio Doc delle Venezie Albino Armani - il balzo in avanti è innegabile, al di là delle aspettative iniziali. I dati sono più che incoraggianti: ora come ora nel Triveneto si produce l'85% del Pinot Grigio italiano - e il 43% di quello globale - e si contano 25mila ettari vitati potenzialmente destinati alla Doc Delle Venezie, con una produzione di 240 milioni di bottiglie/anno e una filiera produttiva rappresentata da 6.141 viticoltori, 575 imprese di vinificazione e 371 imprese di imbottigliamento. Evidentemente in Italia e all’estero si percepisce positivamente lo sforzo del Consorzio di far crescere la cultura del rispetto delle regole, che ci siamo dati noi stessi; un rispetto accertabile anche grazie alla garanzia di tracciabilità fornita da Triveneta Certificazioni e dal contrassegno di Stato su tutte le bottiglie in commercio».
Il pinot grigio«È una storia nota a tutti - gli fa eco Enrico Zanoni di Càvit - quella dell’affermazione del Pinot Grigio a partire dagli anni ‘80, e del successivo boom di vendite nel mercato nordamericano negli anni ‘90. Si può leggere come un cambiamento dei gusti: la leggerezza, la bevibilità, la versatilità del Pinot ha gradualmente sostituito lo Chardonnay californiano, che improvvisamente è apparso troppo burroso e aromatico e ha perso nettamente terreno. Altro fattore di successo è stata la resilienza del nostro bianco del Triveneto, che nel tempo non si è arrestato nemmeno di fronte alle nuove stelle del mercato, per così dire: nemmeno di fronte a un concorrente di grandissima forza come il prosecco. È fondamentale continuare a ragionare sui mercati che garantiscono i volumi maggiori, come gli Stati Uniti, perché credo che i prossimi anni non vedranno un’inversione di tendenza o una sostituzione dei principali attori di mercato: in questo momento ce la giochiamo con i Pinot locali, provenienti da Oregon, Washington, California e Ohio, e per tutti gli altri paesi sarà difficile inserirsi».
La Doc Venezie punta sempre più alla sostenibilità
La tavola rotonda si chiude con l’intervento di Franco Passador, amministratore delegato di Vivo Cantine Viticoltori Veneto Orientale, in merito alla sostenibilità ambientale: «Si tratta di un tema strategico che caratterizza tutta la filiera Doc Delle Venezie raggiungendo, come testimoniato dall’indagine Ismea, una percentuale eccezionale in termini di adesione agli standard di sostenibilità, pari ad oltre il 70%. Proprio per questo, va elogiata apertamente la sensibilità e la pronta risposta degli agricoltori che aderiscono alla coltivazione in base al metodo biologico e/o agli schemi di certificazione volontaria Sqnpi, ViVa ed Equalitas».
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