Birra analcolica:
un trend in crescita, anche se poco... artigianale
Aumenta la popolarità della birra low e no alcol, spinta dai nuovi consumatori. Conosciuta dall'80% di essi e consumata dal 67%. Circa un terzo la sceglie spesso come alternativa alla birra tradizionale. L'offerta cresce da parte dei produttori, in particolare dai big player, mentre le birre artigianali sono ancora difficili da reperire, costose o di scarsa qualità
Aumenta la popolarità della birra low e no alcol, conosciuta dall'80% degli amanti della birra senza distinzione di età e consumata dal 67% di essi. Di questi, circa un terzo (35%) la beve spesso in alternativa alla birra tradizionale - un dato che accomuna Millennials (31%), Gen Z e Gen X (entrambe 36%). Sono questi i risultati (forse) sorprendenti dell'ultima indagine condotta da BVA Doxa per il Centro Informazione Birra (Cib) di AssoBirra, la fotografia periodica sul mondo birrario italiano che in quest'occasione accende i riflettori sul segmento no-low.
Ecco che, in un contesto sociale e di consumo dinamico e in mutamento, le birre a bassa gradazione e analcoliche rappresentano un trend in costante crescita tra chi abitualmente ama il boccale, rispecchiando uno stile di vita sempre più sano ed equilibrato. Questa categoria di birra piace ad un beer lover su due perché considerata una bevanda dal sapore appagante, come quello della birra tradizionale, ed è consumata dai due terzi degli italiani che bevono birra.
Birre analcoliche: sempre più apprezzate dai consumatori
L'aspetto più gradito di questi prodotti è la possibilità di poterli bere senza subire gli effetti dell'alcol, indicato dal 28% del campione. Il sapore paragonabile a quello della birra tradizionale è un fattore di gradimento per il 17% dei consumatori, mentre il 16% la apprezza in quanto bevanda leggera e digeribile. I principali driver di scelta, condivisi da tutte le fasce di età, sono la salubrità (per il 29% degli intervistati), il gusto simile alla birra classica (27%) e il minor apporto di calorie (24%). Tra le principali occasioni di consumo, un terzo (34%) degli intervistati la gusta in alternativa alla birra tradizionale, ad esempio quando deve guidare (32%), mentre 1 su 4 la considera una bevanda rinfrescante da bere durante i pasti e le occasioni sociali.
Le birre analcoliche sono sempre più apprezzate dai consumatori«La birra sta attraversando una fase di innovazione e cambiamento molto positiva - osserva il beer sommelier Fabio Mondini - In tutto il mondo c'è una crescente preferenza per un consumo moderato di alcol, soprattutto tra i Millennials e la Generazione Z: le birre low e no alcol non solo soddisfano il desiderio di un tasso alcolico ridotto, ma sono anche apprezzate per il loro gusto e come simbolo di uno stile di vita sano. Nonostante presentino alcune differenze rispetto alle birre tradizionali, come una consistenza più leggera, un sapore più dolce e una complessità olfattiva più lieve, questa tipologia di prodotto garantisce un'esperienza di consumo appagante».
Birre analcoliche: la produzione segue la domanda
Se il mercato domanda, la produzione genera l'offerta. «L'industria birraria si sta calando in uno scenario in trasformazione - riferisce Andrea Bagnolini, direttore generale di AssoBirra - e sta rispondendo ad un'evoluzione delle abitudini dei consumatori, investendo in soluzioni innovative e ampliando la gamma. I produttori stanno abbracciando sempre più un approccio che sposa un consumo moderato, con prodotti privi di alcol o a basso tenore alcolico di alta qualità e radicati nelle tradizioni locali. La popolarità delle birre low e no alcol è in espansione e il volano di questa crescita è l'innovazione del comparto, che sta compiendo degli straordinari passi avanti e reso possibile lo sviluppo di prodotti di eccellenza».
Birre analcoliche in trend? La produzione segue la domanda
Secondo Giuseppe Adelardi, consulente nel settore con Idea Food & Beverage, «è un trend che caratterizzerà il mercato del futuro, soprattutto se si sdogana il concetto di analcolico=healhty (con accezione “sfigata”). Quest'anno a Beer & Food Attraction si sono presentate con prodotti analcolici Warsteiner (prima volta in fusto) e Forst, ma molti altri hanno riservato più spazio a questi prodotti».
Birre analcoliche: diversi marchi seguono il trend
I brand sono tutti in movimento. «Per quanto ancora piccolo - osserva Andrea Tortella, sales director di Birra Peroni - il segmento cresce a doppia cifra anno dopo anno, quindi c'è sicuramente un trend. E lo vediamo anche per altri settori del food & beverage al di là della birra. È una questione generazionale e di una maggiore consapevolezza intorno alla salute e al benessere. La proposta di birra no alcol permette di non rinunciare ad un prodotto di qualità e ai momenti di convivialità anche quando non si vuole o non è consigliato consumare alcol».
Al di là del puro business, la promozione di un consumo responsabile è tra i pilastri dichiarati nella strategia Peroni. «Lavorare su questo segmento per noi è prioritario - aggiunge il manager - a prescindere dal trend. Da qui gli oltre 20 milioni di euro investiti negli anni in nuove tecnologie e impianti di dealcolizzazione nei nostri stabilimenti e la recente partnership con Scuderia Ferrari HP, che ci permette di offrire a questa referenza e ai messaggi di consumo responsabile una piattaforma dalla visibilità altissima». È infatti di maggio l'apertura della House of Peroni Nastro Azzurro 0.0% a Bologna, uno spazio immersivo del brand di Asahi aperto al pubblico in occasione del Gran Premio del made in Italy e dell'Emilia-Romagna.
Diversi marchi seguono il trend delle birre analcolicheNegli ultimi due anni «sicuramente la richiesta di birra analcolica si è fatta sentire - conferma Lorenzo Tomaselli, responsabile commerciale Theresianer - pur rimanendo un segmento contenuto; oggi la richiesta di avere in carta una proposta di birra analcolica è oggettiva e tangibile. Difficile prevedere il destino di questo trend ma sicuramente ad oggi la tendenza è indiscutibile e reale».
Birre analcoliche: per le artigianali è presto
Più difficile l'approccio dei produttori craft al segmento zero-alcol. «Le birre artigianali analcoliche - dichiara drastico Fabiano Toffoli di 32 Via dei Birrai - sono per la maggior parte imbevibili, poco reperibili e costose. Rappresentano delle produzioni occasionali che io stesso, appassionato e interessato tecnicamente, faccio fatica a procurarmi. Attualmente una Peroni 0.0 è nettamente migliore (per gusto e aspetto) rispetto ad un'artigianale analcolica». Per Toffoli è ancora presto per l'artigianale analcolica. «Ci sono troppi ostacoli tecnologici e di investimento, ma anche di rete vendita - dice - e credo molto più nel low alcohol ovvero, in italiano, le birre leggere come la nostra Tre+Due gustosa e dissetante».
Per le birre analcoliche artigianali è ancora prestoIl percorso comunque è tracciato. «Se è vero che da sempre le tendenze del mondo americano diventano realtà concrete in Italia - osserva Simone dal Cortivo, fondatore de Il Birrone - il trend è estremamente reale e sarà concreto a brevissimo. Come tutte le altre volte diventerà solido quando i progetti belli si trasformeranno in prodotti buoni. Come è stato per il gluten free, questa dinamica avverrà anche questa volta. Il ritorno prepotente alle basse fermentazioni è un'ulteriore conferma non solo di un bere più easy, ma anche di una preferenza verso gradazioni più contenute». IAT
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