Ristorazione: chi cerca il part-time, le aziende o i lavoratori?
Un sondaggio di Istel e Fisascat-Cisl Toscana ha aperto il caso denunciando che un'alta percentuale di dipendenti dei ristoranti è costretta a lavorare part-time. Ma per Aldo Cursano (Fipe) sarebbero i lavoratori che lo vogliono: «Le aziende che vogliono essere competitive devono necessariamente adattarsi alle esigenze dei lavoratori, offrendo orari flessibili»
Un'inchiesta condotta da Istel e Fisascat-Cisl Toscana (che per amor di cronaca, diciamolo subito, è stata fatta su un campione di "soli" 130 lavoratori, per la maggior parte donne) svelerebbe che ben due terzi dei lavoratori del settore ristorazione in Toscana (pari al 66,9%) sarebbero costretti a subire un lavoro a tempo parziale imposto dai datori di lavoro. Si tratterebbe di una vera e propria piaga che colpisce soprattutto le donne, le quali rappresentano l'81,5% del campione analizzato. Ma è davvero così? Vista anche l'estrema difficoltà nel reperire personale di ristoranti, bar e hotel qualche dubbio c'è. Aldo Cursano, vicepresidente vicario della Fipe-Federazione italiana pubblici esercizi, in prima linea nella ristorazione fiorentina da oltre 40 anni, non usa giri di parole: «Colpa delle aziende? È il contrario. Se proponi a un lavoratore il full time, soprattutto ai giovani o alle madri, sembra che li condanni all'inferno quasi che lì si voglia fare prigionieri». Insomma, pur non entrando nel merito della ricerca e sottolineando che sicuramente ci saranno anche dei casi (ma non solo nei ristoranti toscani), per Cursano la verità è un altra. Ed è anche comprensibile che poi i sindacati puntino sui casi limite... Purtroppo l'unico dato certo è che la situazione della ristorazione italiana, e non solo toscana, resta all'insegna della carenza di personale, soprattutto di personale voglia lavorare full time. Ecco perchè spesso i ristoratori devono magari assumere due lavoratori part time per coprire un turno...
I lavoratori odierni, soprattutto i più giovani, tendono a preferire orari di lavoro flessibili e contratti part-timePart time imposto nei ristoranti toscani: è davvero così?
Ma andiamo con ordine e vediamo i dati emersi dall'inchiesta, presentata durante il convegno "Part-time involontario nel settore turistico" organizzato a Firenze dalla Cisl.. Secondo l'indagine la maggioranza di questi lavoratori (il 74%) viene regolarmente chiamata a svolgere ore di lavoro extra senza preavviso, il 69% si vede prolungare l'orario lavorativo giornaliero e il 56% subisce modifiche ai turni di lavoro spesso all'ultimo minuto. Inoltre, quasi la metà (il 46,2%) dei lavoratori intervistati non ha mai avuto un contratto a tempo pieno, con il rischio concreto di trovarsi in una condizione di povertà previdenziale una volta raggiunta l'età pensionabile. Le donne sarebbero le vittime principali. In Toscana, ben 248mila donne (pari al 77,4% del totale dei lavoratori part-time nel settore) subirebbero un orario ridotto imposto dai datori di lavoro, spesso senza possibilità di scelta e senza adeguate tutele contrattuali.
Vincenzo Dell'Orefice, segretario generale aggiunto della Fisascat«Le donne - afferma Barbara Poggetti, segretaria generale della Fisascat Toscana - sono le più colpite dal part-time involontario, specie nel settore turistico, dove spesso si tratta di lavori stagionali con contratti precari e retribuzioni basse». Vincenzo Dell'Orefice, segretario generale aggiunto della Fisascat nazionale aggiunge «Il part-time involontario espone i lavoratori al rischio di povertà lavorativa, con salari medi inferiori di circa il 40% rispetto a quelli dei lavoratori a tempo pieno».
Cursano (Fipe): Sono i lavoratori (giovani e madri) che chiedono i part time
Ma, come detto, al netto dei numeri dell'inchiesta (un campione dei 130 lavoratori, non è forse troppo basso?), la realtà nei ristoranti, bar e alberghi toscani è un'altra, parola di chi ci è immerso: «io - continua Cursano - nello specifico ho grandi difficoltà ad esempio a trovare full time e molto spesso mi tocca prendere due part time per fare il turno di una persona quando la gestione del personale aziendale sarebbe molto più comoda e funzionale visto che se ho bisogno di 40 ore alla settimana sarebbe estremamente importante avere una figura e non due». E, in effetti, la difficoltà nel reperire personale full-time è un problema diffuso nel settore turistico, come confermato da diverse ricerche. Ad esempio, un'indagine di Confindustria Turismo del 2023 ha rilevato che il 70% delle imprese del settore fatica a trovare lavoratori con contratto a tempo indeterminato.
Aldo Cursano, vicepresidente vicario della Fipe-Federazione italiana pubblici eserciziChe anche l'approccio alla ricerca del lavoro sia radicalmente cambiata è un dato di fatto: i lavoratori odierni, soprattutto i più giovani, tendono a preferire orari di lavoro flessibili e contratti part-time. Questo è dovuto a diversi fattori, tra cui il desiderio di conciliare vita privata e lavorativa, la ricerca di un maggior equilibrio tra lavoro e tempo libero, e la volontà di dedicarsi ad altre attività oltre al lavoro. «Chi dice quelle cose probabilmente parla di un mondo che non c'è più, non è più l'azienda che decide - continua Cursano - Il dipendente decide come e in che modo proporsi e quando... è il ruolo nostro di imprenditori che devono fornire un servizio dalla mattina alla sera è mettere insieme le varie esigenze e cercare di offrire un servizio durante tutta la giornata».
Per poter assumere, i pubblici esercizi devono essere sempre più flessibili
Così, oggi, le aziende che vogliono essere competitive nel mercato del lavoro devono necessariamente adattarsi alle esigenze dei lavoratori, offrendo orari flessibili, contratti di lavoro più attrattivi e un buon ambiente di lavoro.
Quello che non è cambiato è la necessità dei pubblici esercizi di trovare personale qualificato: «La situazione rappresentata è assolutamente all'opposto - spiega Cursano - noi cerchiamo professionisti per fare un progetto aziendale e troviamo solo forme precarie a termine e part time perché la gente non intende farsi coinvolgere da questo mondo, da questo settore che vedono estremamente impegnativo, sacrificato e lo fanno per arrotondare, lo fanno magari per una stagione». E la conseguenza è sotto gli occhi di tutti: la carenza di personale qualificato nel settore turistico sta avendo un impatto negativo sull'offerta di servizi, costringendo molte aziende a ridurre l'orario di apertura, i servizi offerti e, in alcuni casi, a chiudere: «ci sono alberghi che non offrono più nemmeno la colazione la mattina e che la delegano a destra e a sinistra, alberghi che prima offrivano la mezza pensione e che adesso non la offrono più, perché non sono in grado di gestire la brigata di cucina», continua Cursano.
Insomma più che una nuova verità (shock) l'ennesima amara conferma delle sfide che il settore turistico sta affrontando a causa della carenza di personale....
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