Formaggi, +8%
l'export di made in Italy
Grande successo
negli Usa e in Cina
Le esportazioni di formaggi made in Italy registrano un incremento dell’8%.
Gran parte della produzione è riservata al mercato comunitario; fuori dall’Europa il principale acquirente è rappresentato dagli Usa. Con 48 formaggi Dop l’Italia sorpassa la Francia, ferma a 45, e diventa leader europeo e mondiale
Gran parte della produzione è riservata al mercato comunitario; fuori dall’Europa il principale acquirente è rappresentato dagli Usa. Con 48 formaggi Dop l’Italia sorpassa la Francia, ferma a 45, e diventa leader europeo e mondiale
Le
esportazioni di formaggi e latticini italiani all’estero in quantità
sono aumentate dell’8% per effetto della reputazione di alta qualità
conquistata a livello internazionale. È quanto emerge da una analisi
della Coldiretti relativa al primo semestre del 2015 divulgata in
occasione di Cheese 2015 organizzata
da Slow Food e città di Brà. Circa i tre quarti della produzione
esportata sono destinati al mercato comunitario dove si registra un
incremento del 10% con addirittura un leggero aumento del 2% anche a
casa dei tradizionali concorrenti francesi. Fuori dall’Europa i
principali acquirenti sono gli Stati Uniti dove l’incremento è stato del
18% ma le produzioni nostrane vanno forte anche in Cina (+39%).
Risultati incoraggianti favoriti anche dal fatto che con gli ultimi riconoscimenti salgono a 48 i formaggi a denominazione di origine protetta (Dop) tutelati dall’Unione europea con l’Italia che sorpassa la Francia ferma a 45 ed è diventata leader europeo e mondiale nella produzione casearia di qualità. La sfida tra Italia e Francia nella produzione di formaggi ha radici lontane e se Charles De Gaulle si chiedeva come governare la Francia che ha più formaggi che giorni nel calendario, la situazione non gli sarebbe parsa certamente più facile in ltalia che di formaggi tradizionali censiti dalle Regioni ne ha ben 487 che si aggiungono a quelli denominazione di origine protetta (Dop) ai quali è destinato circa la metà del latte consegnato dagli allevamenti italiani (45,5% per circa 50 milioni di quintali).
Il vantaggio tricolore sulla Francia è ancora più eclatante se si considerano le quantità, con la produzione di formaggi a denominazione di origine italiano che è vicina a 500 milioni di chili, praticamente il doppio di quella realizzata dai cugini d’oltralpe. E lo schiaffo brucia ancora di più se si considera che a fronte dell’aumento delle esportazioni di formaggi italiani in Francia, quelle dei formaggi francesi in Italia sono in leggero calo nel primo semestre del 2015
Nonostante questi primati produttivi, gli italiani con 20,7 chilogrammi per persona all’anno sono solo settimi nel mondo per consumo di formaggi preceduti dai francesi con 25,9 chilogrammi a testa, ma anche da islandesi, finlandesi, tedeschi, estoni e svizzeri. Ma a preoccupare è anche la qualità dei formaggi venduti in Italia al di fuori delle denominazioni tutelate, con quasi la metà delle mozzarelle che sono fatte con latte o addirittura cagliate provenienti dall'estero, anche se nessuno lo sa perché non è obbligatorio riportarlo in etichetta.
Il primato italiano è messo anche a rischio del diktat dell’Unione europea che vuole imporre all’Italia di liberalizzare l’utilizzo del latte in polvere nei formaggi fino ad ora vietato da una legge nazionale. Il prossimo 29 settembre scadrà l’“ultimatum” fissato dalla Commissione europea sulla richiesta all’Italia di porre fine al divieto di detenzione e utilizzo di latte in polvere, latte concentrato e latte ricostituito per la fabbricazione di prodotti lattiero caseari previsto storicamente dalla legge nazionale.
La lettera di “diffida” della Commissione europea sull’infrazione n.4170 vuole imporre all'Italia di produrre “formaggi senza latte” ottenuti con la polvere con il rischio di far sparire 487 formaggi tradizionali censiti dalle Regioni italiane ottenuti secondo metodi mantenuti inalterati nel tempo da generazioni. Una eventualità contro la quale ha preso posizione lo stesso Primo Ministro Matteo Renzi che ha adottato simbolicamente i formaggi italiani nel corso della giornata dell’agricoltura italiana promossa dalla Coldiretti ad Expo.
Risultati incoraggianti favoriti anche dal fatto che con gli ultimi riconoscimenti salgono a 48 i formaggi a denominazione di origine protetta (Dop) tutelati dall’Unione europea con l’Italia che sorpassa la Francia ferma a 45 ed è diventata leader europeo e mondiale nella produzione casearia di qualità. La sfida tra Italia e Francia nella produzione di formaggi ha radici lontane e se Charles De Gaulle si chiedeva come governare la Francia che ha più formaggi che giorni nel calendario, la situazione non gli sarebbe parsa certamente più facile in ltalia che di formaggi tradizionali censiti dalle Regioni ne ha ben 487 che si aggiungono a quelli denominazione di origine protetta (Dop) ai quali è destinato circa la metà del latte consegnato dagli allevamenti italiani (45,5% per circa 50 milioni di quintali).
Il vantaggio tricolore sulla Francia è ancora più eclatante se si considerano le quantità, con la produzione di formaggi a denominazione di origine italiano che è vicina a 500 milioni di chili, praticamente il doppio di quella realizzata dai cugini d’oltralpe. E lo schiaffo brucia ancora di più se si considera che a fronte dell’aumento delle esportazioni di formaggi italiani in Francia, quelle dei formaggi francesi in Italia sono in leggero calo nel primo semestre del 2015
Nonostante questi primati produttivi, gli italiani con 20,7 chilogrammi per persona all’anno sono solo settimi nel mondo per consumo di formaggi preceduti dai francesi con 25,9 chilogrammi a testa, ma anche da islandesi, finlandesi, tedeschi, estoni e svizzeri. Ma a preoccupare è anche la qualità dei formaggi venduti in Italia al di fuori delle denominazioni tutelate, con quasi la metà delle mozzarelle che sono fatte con latte o addirittura cagliate provenienti dall'estero, anche se nessuno lo sa perché non è obbligatorio riportarlo in etichetta.
Il primato italiano è messo anche a rischio del diktat dell’Unione europea che vuole imporre all’Italia di liberalizzare l’utilizzo del latte in polvere nei formaggi fino ad ora vietato da una legge nazionale. Il prossimo 29 settembre scadrà l’“ultimatum” fissato dalla Commissione europea sulla richiesta all’Italia di porre fine al divieto di detenzione e utilizzo di latte in polvere, latte concentrato e latte ricostituito per la fabbricazione di prodotti lattiero caseari previsto storicamente dalla legge nazionale.
La lettera di “diffida” della Commissione europea sull’infrazione n.4170 vuole imporre all'Italia di produrre “formaggi senza latte” ottenuti con la polvere con il rischio di far sparire 487 formaggi tradizionali censiti dalle Regioni italiane ottenuti secondo metodi mantenuti inalterati nel tempo da generazioni. Una eventualità contro la quale ha preso posizione lo stesso Primo Ministro Matteo Renzi che ha adottato simbolicamente i formaggi italiani nel corso della giornata dell’agricoltura italiana promossa dalla Coldiretti ad Expo.
Italiaatavola
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