Il Coronavirus
è una brutta bestia
Ma ora è il tempo
della razionalità
Preoccuparsi? Certo. Intervenire? Gli italiani in questo sono da sempre bravi, specialmente in situazioni di crisi.
Ma questo allarmismo rischia di paralizzare un Paese che rispetto ad altri è già debole economicamente
Siamo tutti preoccupati. Ma proprio per questo dobbiamo essere razionali. Il Coronavirus è una brutta bestia, ma più perché si confonde con l’influenza che ogni anno miete centinaia di vittime, che non per la sua reale pericolosità. Ci sono malattie molto più pericolose con le quali conviviamo e non per questo ha mai rischiato di bloccarsi un interno Paese. La stessa influenza nei picchi delle scorse settimane causava 250 morti al giorno. Ma nessuno le ha mai dedicato l’apertura di un telegiornale o della prima pagina di un quotidiano. È giusto preoccuparsi, soprattutto se si è anziani o in precario stato di salute, ma non ci si può fare prendere dall’angoscia per uno scenario quasi apocalittico che allo stato attuale non esiste. Soprattutto in uno Stato come l’Italia che, non va dimenticato, con tutti i suoi limiti ha una delle strutture sanitarie più efficienti al mondo (in particolare al nord dove più forte sembra la diffusione del virus). E tutto ciò senza contare che gli italiani sanno dare il meglio di sé soprattutto nei momenti di crisi. E questa, innegabilmente, è una crisi seria.
Anzi, questa è una crisi serissima. Ed è di questo che ci si dovrebbe preoccupare. L’allarmismo o le strumentalizzazioni politiche fuori misura rischiano di fare danni enormemente più grandi di un contagio che certamente lascerà dei segni e farà molte altre vittime, ma che statisticamente resta di scarso peso.
Dobbiamo guardare con razionalità ai fatti ed essere responsabili. Il disfattismo è un male che lascerà più cicatrici del numero dei ricoverati in ospedale. Tante attività si stanno fermando e a cascata si rischia di bloccare l’intero sistema economico. Non chiudono solo le scuole o le palestre. Si sospendono convegni, conferenze, meeting. Per evitare la diffusione del virus per almeno 15 giorni dovremo sospendere molte attività. Potrebbe anche succedere che il fermo sia prolungato e che ci sia un obbligo di arrestare anche alcune produzioni a largo impiego di personale. Ma se ciò avvenisse non sarebbe certo il segnale del disastro imminente. Non c’è nessun Armageddon in vista. Sarà solo una sorta di Quaresima anticipata per l’economia, dopo la quale - che forse non casualmente ha la durata delle antiche quarantene - ci sarà una ripresa.
Con grande senso di responsabilità il Governo e le Regioni più colpite stanno collaborando per contenere la diffusione di un’epidemia che per numero di contagiati ci ha fatto diventare il terzo Paese al mondo, ma forse solo perché siamo lo Stato che ad oggi ha avviato più test e screen di massa. E di questo dobbiamo essere consapevoli.
Se poi a qualcuno piace giocare, come la sovranista francese Le Pen che vorrebbe chiudere le frontiere, pazienza. Per parte nostra le auguriamo di non restare contagiata ma di guardarsi allo specchio e chiedersi se non si vergogna di sé. Almeno quanto i sindaci dei 6 Comuni di Ischia che volevano bloccare gli sbarchi di cinesi, lombardi e veneti...
Di tutto abbiamo bisogno, salvo che richiuderci in tanti ghetti. La demagogia non può essere tollerata ed è un forte segnale positivo che la gran parte dell’opposizione, salvo forse il solito Salvini (in questo in minoranza anche nel suo partito), stia abbassando i toni per dare una mano.
Dobbiamo cercare di convivere con questa situazione difficile per evitare che la nostra già fragile economia si spezzi. Come Italia a Tavola cercheremo di fare il nostro dovere di informazione evitando ogni sensazionalismo o strumentalizzazione. Abbiamo anche istituito un’apposita sezione dedicata agli aggiornamenti sul Coronavirus, ma certamente non potremo non continuare ad occuparci dei nostri temi.
Il Coronavirus passerà, l’Italia e la sua enogastronomia resteranno.
Gli italiani sanno dare il meglio di sé soprattutto nei momenti di crisi
Anzi, questa è una crisi serissima. Ed è di questo che ci si dovrebbe preoccupare. L’allarmismo o le strumentalizzazioni politiche fuori misura rischiano di fare danni enormemente più grandi di un contagio che certamente lascerà dei segni e farà molte altre vittime, ma che statisticamente resta di scarso peso.
Dobbiamo guardare con razionalità ai fatti ed essere responsabili. Il disfattismo è un male che lascerà più cicatrici del numero dei ricoverati in ospedale. Tante attività si stanno fermando e a cascata si rischia di bloccare l’intero sistema economico. Non chiudono solo le scuole o le palestre. Si sospendono convegni, conferenze, meeting. Per evitare la diffusione del virus per almeno 15 giorni dovremo sospendere molte attività. Potrebbe anche succedere che il fermo sia prolungato e che ci sia un obbligo di arrestare anche alcune produzioni a largo impiego di personale. Ma se ciò avvenisse non sarebbe certo il segnale del disastro imminente. Non c’è nessun Armageddon in vista. Sarà solo una sorta di Quaresima anticipata per l’economia, dopo la quale - che forse non casualmente ha la durata delle antiche quarantene - ci sarà una ripresa.
Con grande senso di responsabilità il Governo e le Regioni più colpite stanno collaborando per contenere la diffusione di un’epidemia che per numero di contagiati ci ha fatto diventare il terzo Paese al mondo, ma forse solo perché siamo lo Stato che ad oggi ha avviato più test e screen di massa. E di questo dobbiamo essere consapevoli.
Se poi a qualcuno piace giocare, come la sovranista francese Le Pen che vorrebbe chiudere le frontiere, pazienza. Per parte nostra le auguriamo di non restare contagiata ma di guardarsi allo specchio e chiedersi se non si vergogna di sé. Almeno quanto i sindaci dei 6 Comuni di Ischia che volevano bloccare gli sbarchi di cinesi, lombardi e veneti...
Di tutto abbiamo bisogno, salvo che richiuderci in tanti ghetti. La demagogia non può essere tollerata ed è un forte segnale positivo che la gran parte dell’opposizione, salvo forse il solito Salvini (in questo in minoranza anche nel suo partito), stia abbassando i toni per dare una mano.
Dobbiamo cercare di convivere con questa situazione difficile per evitare che la nostra già fragile economia si spezzi. Come Italia a Tavola cercheremo di fare il nostro dovere di informazione evitando ogni sensazionalismo o strumentalizzazione. Abbiamo anche istituito un’apposita sezione dedicata agli aggiornamenti sul Coronavirus, ma certamente non potremo non continuare ad occuparci dei nostri temi.
Il Coronavirus passerà, l’Italia e la sua enogastronomia resteranno.
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