Founder & Ceo Giubilesi & Associati, Chairman FCSI Italian Unit
Ormai è chiaro per tutti che siamo alle porte della più grave e complessa crisi alimentare della storia moderna. I dati statistici sono chiarissimi al riguardo e non lasciano spazio alle interpretazioni, anche perché pure noi in Italia, che tutto sommato ci sentiamo in qualche modo “forse più fortunati, protetti e al sicuro”, ci accorgiamo dei fatti negativi in corso semplicemente facendo la spesa o pagando le bollette delle utenze o quando facciamo il pieno al distributore.
La recente edizione 2022 del rapporto Sofi - The State of Food Security and Nutrition in the World - sulla situazione della sicurezza alimentare e della nutrizione in tutto il mondo evidenzia, insieme al Rapporto delle Nazioni Unite, che il numero delle persone che soffrono la fame è salito nel 2021 a 828 milioni di persone.
Fame nel mondo, il problema si aggrava
Numeri allarmanti
Circa 2,3 miliardi di persone nel mondo (29,3%) hanno vissuto in condizioni di insicurezza alimentare moderata o grave nel 2021, 350 milioni in più rispetto a prima dello scoppio della pandemia di Covid-19. Quasi 924 milioni di persone (11,7%) hanno affrontato sul pianeta gravi livelli di insicurezza alimentare, un aumento di 207 milioni in due anni. Il documento stima inoltre che circa 45 milioni di bambini al di sotto dei cinque anni abbiano sofferto di deperimento, la forma più mortale di malnutrizione, che aumenta il rischio di morte dei bambini fino a 12 volte. Inoltre, 149 milioni di bambini al di sotto dei cinque anni hanno avuto deficit di sviluppo a causa di una mancanza cronica di nutrienti essenziali nella loro dieta.
Dati impressionanti che non necessitano ulteriori commenti o spiegazioni, mi permetto solo ad aggiungere che sono numeri analizzati prima dell’inizio della guerra in Ucraina e che senza alcun dubbio renderà il quadro generale da qui a breve ancora più pesante. Di fatto la guerra ha accelerato e ha fatto emergere in modo violento il fenomeno della scarsità delle materie prime, causato dalla pandemia e non solo. A ciò si deve aggiungere anche una notevole speculazione su alcune filiere, come spesso accade nei casi di eventi simili.
Le aggravanti
Il vicedirettore della Fao, Maurizio Martina, ha definito il crescente fenomeno della speculazione come un paradosso in cui “l’economia virtuale delle scommesse finanziarie” tiene in ostaggio l’economia reale, giocando su beni essenziali che determinano il benessere o il rischio di fame per una parte dell’umanità.
Mi astengo dai commenti anche in questo caso, soltanto evidenzio ciò che è chiaro a tutti, ovvero che i politici e l’apparato istituzionale vivono in una dimensione parallela. In questo senso sono molto interessanti altri dati largamente diffusi della Fao che indicano per il 2021 una produzione globale di cereali (grano incluso) arrivata allo storico record di 2.791 milioni di tonnellate; facendo un semplice calcolo matematico, sapendo che la popolazione mondiale attuale è di 7,9 miliardi di persone, risulta che per ogni singolo essere umano è disponibile 1 kg di grano al giorno.
Ovviamente ci sono altri fattori da considerare per la scarsità del grano, ma è evidente che il problema attuale è largamente risolvibile a patto che si trovi velocemente modo di arginare le scommesse speculative tra intermediari e cartelli produttivi e commerciali, oltre che le guerre in atto e non solo quella in Ucraina.
La questione cereali
Inoltre, ciò per cui si parla veramente poco in questo momento, ma che secondo me richiede urgentemente attenzione e riflessione, è che Russia e Ucraina esportano insieme circa 1/4 dei cereali mondiali (26% grano, 30% orzo, 16% mais).
Con i campi minati o comunque non sicuri, le ferrovie scarsamente accessibili e gli uomini al fronte, secondo quanto riportato da una indagine del ministero dell’Agricoltura di Kiev, a seconda delle zone tra il 30 e il 50% dei campi di grano non saranno seminati durante questa stagione. Se non si semina, non si raccoglie.
Pertanto nel 2023, i mercati mondiali non potranno fare affidamento su 1/4 della produzione di cereali e allora ci imbatteremo in altri peggiori problemi, mancanze e carestie, il cui risultato e impatto sulla vita di tutti, non solo nei paesi più poveri, sarà devastante da tutti i punti di vista.
Davvero siamo in crescita?
Perciò sinceramente, in questo periodo mi suonano fuori luogo e fuori da ogni buon senso e utilità tutti gli auspici e previsioni edulcorate delle varie Istituzioni e Governi sul prossimo futuro, dove loro vedono “lenta, ma stabile crescita”.
Russia e Ucraina, il guaio dei cereali
Forse per chi continua a trarre enormi profitti dall’innalzamento dei prezzi e la speculazione sulle materie prime e le fonti di energia, si prosperano tempi floridi, ma il danno collaterale per il resto della popolazione e per le future generazioni sarà immisurabile. Di fatto, negli ultimi decenni abbiamo seminato per lo più tante idee di innovazioni e cambiamenti che a livello pratico sono rimasti come buoni propositi sulla carta oppure per mantenere posizioni di potere politico e benevolenza da parte degli elettori.
Oggi raccogliamo quanto seminato sotto forma di una crisi alimentare globale, condita con l’amaro gusto dell’impotenza di fronte anche ai problemi climatici che rischiano di generare il quadro della “tempesta perfetta”, come spesso gli esperti definiscono il particolare momento storico.
Il focus deve spostarsi da subito sulle tematiche importanti e sulle strategie non solo nel breve, ma anche nel medio-lungo periodo. Abbiamo bisogno di progettare il paese e costruire con basi solide il futuro delle nostre generazioni. È finito il tempo di mettere le pezze e gestire l’emergenza man mano che accade.
Magari sacrificando qualche profitto e rinunciando a qualche superficiale comodità, dobbiamo dirigerci verso l’attuazione di programmi e politiche di sviluppo strutturato e sostenibile, che rappresenta la chiave per assicurare prosperità ed equilibrio a livello globale.
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