L'attesa sembra finita. Il nuovo decreto attuativo sulle concessioni balneari è ormai definito e attende solo l’ultimo via libera del Consiglio di Stato per diventare effettivo. Questo passaggio segna un punto cruciale dopo oltre vent’anni di rinvii, incertezze e sanzioni europee legate alla Direttiva Bolkestein, approvata nel lontano 2006, che impone agli Stati membri di sottoporre a gara le concessioni demaniali marittime e non solo, ma anche dopo il tira e molla con l'Europa che ha caratterizzato l'avvicinamento alla stagione estiva 2025.
Concessioni balneari, cosa prevede il nuovo decreto
Il governo sembra intenzionato a porre la fiducia sul provvedimento, evitando così un confronto parlamentare che rischierebbe di rallentarne l’iter. Una volta approvato, il decreto rappresenterà un vincolo preciso per i Comuni costieri, chiamati a organizzare gare pubbliche trasparenti per l’assegnazione dei servizi balneari, come richiesto da Bruxelles ormai da oltre un quarto di secolo. L'obbligo formale di mettere a gara le concessioni scatterà a partire da giugno 2027, ma già oggi alcune amministrazioni locali hanno iniziato a muoversi in questa direzione per adeguarsi alle richieste europee ed evitare procedure d’infrazione.
Uno dei punti centrali e più attesi del decreto riguarda la definizione degli indennizzi spettanti ai concessionari uscenti. La norma stabilisce che il calcolo dovrà basarsi sugli investimenti realizzati negli ultimi cinque anni, ovvero quelli non ancora ammortizzati alla scadenza della concessione. A questa somma si aggiungerà anche una "equa remunerazione" degli investimenti effettuati sempre nel medesimo periodo quinquennale. Il nuovo gestore, una volta subentrato, avrà a disposizione sei mesi di tempo per versare l’importo dovuto a titolo di indennizzo. I Comuni, dal canto loro, dovranno raccogliere e definire almeno tre mesi prima della pubblicazione del bando l'elenco completo degli investimenti realizzati dal concessionario uscente. L’importo totale da corrispondere sarà garantito da una cauzione pari al 20%. Per quanto riguarda i canoni di concessione, dalle prime letture del testo non emerge alcuna riduzione, ma anzi un aumento del 10% dei canoni. Questo punto ha generato sorpresa tra le associazioni di categoria che si attendevano una riduzione come forma di sostegno alle imprese turistiche del settore.
Concessioni Balneari, servono regole chiare
Il commento di Enrico Schiappapietra, presidente regionale e vice nazionale del Sib-Confcommercio, sintetizza bene lo stato d’animo degli operatori: «È un testo molto tecnico, che va letto con estrema attenzione. Avevo sentito parlare di possibili riduzioni dei canoni di concessione, ma nel testo si evidenzia invece un aumento del 10%. Mi preme sottolineare che questa normativa riguarda non solo i circa mille stabilimenti balneari liguri, ma anche le oltre tremila concessioni demaniali marittime presenti tra Ventimiglia e Sarzana, comprendenti ristoranti, discoteche, chioschi e molto altro ancora». Schiappapietra evidenzia inoltre la necessità di maggiore chiarezza normativa: «Serve con urgenza un’interpretazione nazionale o regionale che consenta ai Comuni, soprattutto ai più piccoli, di predisporre bandi corretti ed esenti da vizi. Altrimenti si rischia di trovarsi davanti a una nuova ondata di ricorsi e contenziosi che paralizzerebbero ancora il settore. In questo clima di incertezza, nessuno è disposto a investire in strutture o servizi».
Sulla stessa linea anche il commento di Gianmarco Oneglio, presidente regionale della Fiba-Confesercenti: «La bozza accoglie buona parte delle nostre osservazioni. Non è perfetta, ma rappresenta un notevole passo avanti rispetto a quella discussa lo scorso marzo. Sono state eliminate alcune misure eccessivamente penalizzanti. Tuttavia, restano aspetti tecnici da chiarire: non è ancora del tutto chiaro quali beni e impianti dovranno essere trasferiti al nuovo concessionario e quali resteranno esclusi. Se non si scioglieranno questi nodi si aprirà la strada a nuovi contenziosi giudiziari». Oneglio sottolinea infine l'importanza della continuità operativa: «Il decreto, se ben applicato, dovrebbe garantire passaggi di gestione più fluidi, senza il rischio di dover sospendere l’attività per una stagione. Oggi chi subentra deve spesso riallacciare utenze, riaprire contratti di lavoro e ripristinare impianti, con costi e tempi insostenibili. Questo testo, almeno sulla carta, offre strumenti per evitare questi blocchi».
Sul ruolo delle Regioni è intervenuto anche Marco Scajola, assessore al Demanio della Regione Liguria:«Ho partecipato a più tavoli governativi sul tema insieme all’Anci e come rappresentante delle Regioni. Auspichiamo massima chiarezza su ristori e garanzie: la materia è complessa e richiede norme semplici, trasparenti e applicabili. In tema di linee guida, va rispettata la competenza statale sul demanio, ma la Liguria con la legge regionale del 2017 ha già predisposto una base normativa importante». Scajola ribadisce la disponibilità della Regione Liguria: «Siamo pronti a confrontarci con le altre Regioni e con l’Anci per predisporre indicazioni operative che evitino conflitti o sovrapposizioni con le norme statali. Il rischio da scongiurare è creare ulteriore confusione interpretativa che finirebbe per bloccare Comuni e operatori». L’assessore si dice però fiducioso: «Il settore ha bisogno di regole certe, ma già oggi vi sono segnali positivi. A Genova, ad esempio, le gare sono state espletate senza ricorsi e si sta procedendo con le assegnazioni. Questo dimostra che applicare la normativa in modo corretto è possibile». Iat
Nessun commento:
Posta un commento