L'impegnativa
professione
dell'accoglienza
Parliamo di professionalità. E lo spunto purtroppo lo offre la vicenda che ha visto protagonisti il titolare e il pizzaiolo della locanda Malatesta a Montescudo-Montecolombo (Rn)
I fatti sono noti: in soldoni e senza dietrologie attenuanti, Riccardo Lanzafame ha assunto un giovane del Gambia per preparare le pizze e il colore della sua pelle ha fatto terra bruciata intorno al locale, di colpo deserto, con l’aggravante di scherzi che sono andati a penalizzare le casse della locanda. Del tipo, ordinare per telefono le pizze e non passare a ritirarle.
Ne escono a testa alta il giovane, che se ne è andato per non danneggiare ulteriormente il datore di lavoro, e Lanzafame che lo ha richiamato in servizio. Alla faccia della sua vecchia clientela e della cittadinanza del paesino, che ricorda le comari di “Bocca di rosa” di De Andrè.
In questo caso il mestiere dell’accoglienza e dell’ospitalità è stato esemplare e completo, anche a locale vuoto. Riccardo Lanzafame e il suo pizzaiolo si sono dimostrati professionisti seri nel lavoro e della vita.
Abbiamo puntato i riflettori su questa storia vergognosa per inquadrare in primo piano il valore degli operatori Horeca in tutte le sue segmentazioni. Un lavoro che si nutre di passione e sacrifici. Professionalità che vanno comunicate, gridate ai quattro venti. Perché servire un prodotto alla clientela è una sfida costante e rischiosa soprattutto in un’epoca dove grazie al web tutti sono convinti di saperne una pagina più del libro in ogni argomento. E non stiamo nemmeno a tirare in ballo “gufi” e affini.
Gli osti bonari e le care giacchette bianche che hanno accolto gli ospiti con affetto per decenni hanno fatto scuola e l’ospitalità di bar-alberghi-ristoranti si è articolata in un piano cartesiano ricco di punti. Un mondo di specificità che produce e traina l’economia del Paese.
Al proposito, il Rapporto sul turismo enogastronomico italiano 2019 segnala che il 98% dei turisti ha partecipato ad almeno un’esperienza culinaria in un viaggio compiuto negli ultimi tre anni. Un universo in crescita che si dilata a tutto il mercato ospitalità e che ha fatto segnare in un anno un incremento di interesse pari al 48%.
Il network Italia a Tavola segue da vicino, giorno per giorno, questi professionisti e si impegna per valorizzarne le professionalità. Lo fa cercando di fornire un’informazione sempre più approfondita mettendo in luce le diverse modalità di fare accoglienza.
Uno sforzo che vive il suo momento più intenso, e per certi aspetti spettacolare, con Il Premio Italia a Tavola - Personaggio dell’anno dell’enogastronomia e dell’accoglienza, che a fine mese festeggerà l’11ª edizione premiando cuochi, pizzaioli, pasticceri, professionisti di sala, manager d’hotel, barman e opinion leader. Un’iniziativa che nel tempo si è dimostrata efficace nel coinvolgere i protagonisti dell’ospitalità rafforzando lo spirito di squadra e strategica nell’accendere i riflettori su un settore sempre più nevralgico per il benessere del sistema Italia.
Ne escono a testa alta il giovane, che se ne è andato per non danneggiare ulteriormente il datore di lavoro, e Lanzafame che lo ha richiamato in servizio. Alla faccia della sua vecchia clientela e della cittadinanza del paesino, che ricorda le comari di “Bocca di rosa” di De Andrè.
In questo caso il mestiere dell’accoglienza e dell’ospitalità è stato esemplare e completo, anche a locale vuoto. Riccardo Lanzafame e il suo pizzaiolo si sono dimostrati professionisti seri nel lavoro e della vita.
Abbiamo puntato i riflettori su questa storia vergognosa per inquadrare in primo piano il valore degli operatori Horeca in tutte le sue segmentazioni. Un lavoro che si nutre di passione e sacrifici. Professionalità che vanno comunicate, gridate ai quattro venti. Perché servire un prodotto alla clientela è una sfida costante e rischiosa soprattutto in un’epoca dove grazie al web tutti sono convinti di saperne una pagina più del libro in ogni argomento. E non stiamo nemmeno a tirare in ballo “gufi” e affini.
Gli osti bonari e le care giacchette bianche che hanno accolto gli ospiti con affetto per decenni hanno fatto scuola e l’ospitalità di bar-alberghi-ristoranti si è articolata in un piano cartesiano ricco di punti. Un mondo di specificità che produce e traina l’economia del Paese.
Al proposito, il Rapporto sul turismo enogastronomico italiano 2019 segnala che il 98% dei turisti ha partecipato ad almeno un’esperienza culinaria in un viaggio compiuto negli ultimi tre anni. Un universo in crescita che si dilata a tutto il mercato ospitalità e che ha fatto segnare in un anno un incremento di interesse pari al 48%.
Il network Italia a Tavola segue da vicino, giorno per giorno, questi professionisti e si impegna per valorizzarne le professionalità. Lo fa cercando di fornire un’informazione sempre più approfondita mettendo in luce le diverse modalità di fare accoglienza.
Uno sforzo che vive il suo momento più intenso, e per certi aspetti spettacolare, con Il Premio Italia a Tavola - Personaggio dell’anno dell’enogastronomia e dell’accoglienza, che a fine mese festeggerà l’11ª edizione premiando cuochi, pizzaioli, pasticceri, professionisti di sala, manager d’hotel, barman e opinion leader. Un’iniziativa che nel tempo si è dimostrata efficace nel coinvolgere i protagonisti dell’ospitalità rafforzando lo spirito di squadra e strategica nell’accendere i riflettori su un settore sempre più nevralgico per il benessere del sistema Italia.
di Gabriele Ancona
vicedirettore
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