sabato 3 ottobre 2020

Il Reginella di Napoli sequestrato Evasi 1,5 milioni di euro di tasse

 

Il Reginella di Napoli sequestrato
Evasi 1,5 milioni 

di euro di tasse


Denunciati per bancarotta fraudolenta 7 persone. Il meccanismo “architettato” dagli amministratori consisteva nell'utilizzo di “società filtro” intestate a prestanome compiacenti, l'ultima al cuoco.

Sequestro giudiziario per il Reginella, il noto ristorante napoletano che si affaccia sul golfo, in via Posillipo, aperto nel 1996, e denuncia di bancarotta fraudolenta per 7 persone e confisca di conti correnti, quote societarie, nonché di tutti i beni immobili e mobili delle società che lo hanno gestito. Il ristorante rimane aperto sotto amministrazione controllata.

Gli indagati avrebbero utilizzato “intestatari fittizi” - Il Reginella di Napoli sequestrato Evasi 1,5 milioni di euro di tasse
Gli indagati avrebbero utilizzato “intestatari fittizi”

La decisione della magistratura arriva a conclusone di una serie di indagini, condotte in servizio nella terza sezione della procura insieme ai finanzieri del I Gruppo, che hanno permesso di fare luce sul “dissesto finanziario della Reginella Srl in liquidazione”, dichiarata fallita dal Tribunale di Napoli con sentenza emessa lo scorso gennaio.

In realtà, si trattava di un complesso meccanismo “architettato” dagli amministratori, che, secondo l'ipotesi degli inquirenti, consisteva nell'utilizzo di una serie di “società filtro” intestate a prestanome compiacenti (l'ultima società è stata intestata al cuoco), che si sono avvicendati solo sulla carta nella gestione del ristorante, e che «avevano come unico scopo la massimizzazione dei profitti e la sistematica sottrazione degli utili aziendali all'Erario».

Da documenti, testimonianze di persone informate sui fatti e dall’analisi dei files ritrovati negli apparati informatici, le fiamme gialle hanno, infatti, ricostruito che gli indagati avrebbero utilizzato “intestatari fittizi” in modo da render più difficoltoso l'esercizio dell'azione penale o azioni di responsabilità in sede civile accumulando nel tempo un debito tributario pari a quasi 1,5 milioni di euro.

In pratica, «l'esercizio dell'attività di ristorazione non avveniva a opera della società che ne deteneva il complesso aziendale, ma attraverso quelle che, succedutesi nel tempo, ne divenivano solo formalmente affittuarie, in modo da sottrarre alla massa fallimentare i beni aziendali e il locale di via Posillipo», spiega la Guardia di Finanza.
italiaatavola

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