Verso una crisi economica?
Con una ristorazione senza personale
crescita a rischio
La mancanza di personale è spesso aggravata da un welfare che non funziona a dovere: in testa reddito di cittadinanza e Naspi che in molti ambiscono. Tutto a carico dell’Inps, con un effetto domino. Per la Fipe mancano all’appello oltre 350mila collaboratori. Per trovarli occorre rendere più attrattivo il lavoro di cuoco e cameriere
Responsabile scientifico
Qualche giorno fa avevamo pubblicato un articolo “Cuoco artigiano 4.0” in cui, tra le tante difficoltà del comparto Horeca, mettevamo in evidenza che la crisi dell’accoglienza, ristorazione compresa, avrebbe potuto comportare difficoltà economiche a livello generale, con un effetto domino su tutta la filiera produttiva, senza escludere l’area delle entrate fiscali. E questo allarme nasce dalla considerazione che il Turismo oggi è il primo comparto per quanto riguarda l’apporto garantito al Pil.
L’annosa questione della mancanza di personale in ristoranti, bar e hotel
Ribadiamo che il punto di partenza di questa possibile “crisi” è la mancanza di personale a tutti i livelli e in tutte le aree, che siano addetti specializzati o meno. Da ristoratore e dirigente di Fipe (Federazione pubblici esercizi) Milano non posso non sottolineare che tutto il comparto è seriamente in difficoltà. Ma onestamente, anche il mio dentista non riesce a trovare una segretaria perché l’ambulatorio/studio chiude “tardi”, alle ore 19. Molti ristoranti, bar e anche alberghi in località turistiche stanno oggi affrontando la stagione estiva con limitazione degli orari di servizio proprio per mancanza di personale. E ciò comporta minori incassi.
Mancanza di personale, tra Inps in affanno e inflazione
Riprendiamo la questione perché il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, ha dichiarato che c’è un rallentamento sul fronte produttivo e della crescita economica, mentre l’Inps già da tempo dichiara una sofferenza, inevitabile, tra minori entrate contributive ed uscite pensionistiche.
Considerando inflazione e tassi d’interesse in netto rialzo siamo in presenza di una congiuntura che rischia di rompersi, con una disattenzione della politica e di molte associazioni e sindacati imprenditoriali.
La mancanza di personale è spesso aggravata da un welfare che non funziona a dovere: c’è il reddito di cittadinanza in testa e c’è la Naspi - indennità mensile di disoccupazione pari al 75% della retribuzione - molto ambita dai dipendenti al punto che in non pochi casi preferiscono farsi licenziare per accedere a questo contributo. Tutto ed altro ancora è a carico dell’Inps, con un effetto domino con risvolti dirompenti.
La mancanza di personale nell'Horeca scatena una possibile reazione a catenaDanni su danni se manca il personale in alberghi e ristoranti
Prendiamo ad esempio i pubblici esercizi, ristoranti, pizzerie, bar ecc. hanno una capacità di acquisto e commerciale con una filiera enorme: dai forni all’acqua minerale, passando per birre, bibite, vini, caffè, olio, pane, farine, formaggi, carne, pesci, pomodori, prodotti agricoli, mozzarelle, tovagliato, detergenti, ecc. Senza dimenticare cose in apparenza minuscole, stuzzicadenti, carta igienica, biglietti da visita, consulenti per il web, ecc. E pensiamo poi agli alberghi, agli agriturismi, ai B&B - oltre un milione di imprese – che a loro volta ovviamente fanno acquisti e investimenti di ogni genere. Con meno personale si lavora meno e quindi si può acquistare di meno…
Matteo Zappile: «Manca un sindacato per cuochi e camerieri»
La Fipe ha dichiarato che mancano all’appello oltre 350mila collaboratori, sono dipendenti per cui non si versano tasse e contributi. La situazione non sembra possa tornare velocemente a livelli di normalità. Le proteste e le dichiarazioni anche di quotati addetti del settore sono molto frequenti. Ultimo in ordine di tempo Matteo Zappile, general manager del ristorante Il Pagliaccio (2 stelle) di Roma ha preso carta e penna e con stile ed efficacia si è rivolti direttamente alla presidente del consiglio, Giorgia Meloni, e alla ministra del Turismo, Daniela Santanchè, per richiamarne l'attenzione sui problemi del mondo dell'Horeca.
È ormai evidente a tutti che è tempo di reagire e il primo passo tocca alla politica, anche perché, conclude Zappile, non ci sarebbe un sindacato che difende cuochi e camerieri.
La soluzione? Rendere attrattivo il lavoro del cameriere e del cuoco
Si tratta di una crisi che, almeno apparentemente, in questi giorni sembra un po’ in disparte. Tutta la stampa e i media glorificano una stagione estiva con il tutto esaurito e una ripresa di tutta l’ospitalità italiana. Ci sono interviste e passaggi televisivi che premiano la qualità o che parlano dei rincari o della qualità della nostra offerta, quasi a proteggere una crisi nascosta, come polvere, sotto il tappeto. E tutti sembrano fiduciosi e speranzosi che a settembre qualcosa di positivo possa esserci all’orizzonte.
Ma sarà davvero così? Permetteteci di insistere sui rischi più generali partendo magari dal rendere più “attrattivo” economicamente il lavorare nell’Horeca. Come Italia a Tavola proponiamo da tempo ma forse rischiamo che i nostri appelli non siano colti per tempo.
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