Guerra civile in Russia:
l’ex “chef di Putin”
e capo della Wagner
guida la ribellione
Resa dei conti tra la brigata Wagner e la Russia. Il capo dei mercenari, Yevgeny Prigozhin, ex cuoco e titolare di una società di catering che serviva il Cremlino, lancia un appello a fermare il comando militare russo
La guerra in Ucraina sta entrando nel suo 486º giorno. Si è verificato un confronto tra la brigata Wagner e la Russia. Yevgeny Prigozhin, il capo dei mercenari, ex cuoco e ristoratore in patria, soprannominato "lo chef di Putin", in quanto titolare di una società di catering che serviva il Cremlino, ha fatto un appello per "fermare" il comando militare del Cremlino, dichiarando di avere 25mila uomini pronti a morire e invitando i soldati russi a unirsi a loro. I combattenti del Gruppo Wagner hanno preso il controllo delle strutture militari di Voronezh, che si trova a 500 chilometri da Mosca.
A Mosca ci sono state evacuazioni massicce degli edifici pubblici a causa dell'avanzata del Gruppo Wagner verso la capitale russa, come riportato dalla Bbc. L'ambasciata italiana ha consigliato ai connazionali di rifugiarsi a Rostov e Voronezh. Il comitato nazionale antiterrorismo di Mosca ha aperto un procedimento penale per "incitamento alla ribellione armata".
L'intelligence russa ha fatto un appello ai mercenari affinché disobbediscano agli ordini di Prigozhin e lo arrestino. Putin ha dichiarato che difenderanno lo Stato da ogni forma di tradimento e ha dato agli uomini mercenari un ultimatum per deporre le armi. La gente sta cercando di scappare, ma i biglietti aerei verso l'estero sono esauriti.
Evgeniy Prigozhin che cosa faceva prima lo “chef di Putin”
In questo contesto di forte tensione, interessate come dicevamo andare a fondo della personalità di Evgeniy Prigozhi, una delle figure chiave dell’invasione russa in Ucraina, a capo di un esercito privato di mercenari impiegati in alcuni punti chiave dell’offensiva; è anche un uomo che conosce bene il leader del Cremlino Vladimir Putin e che si è guadagnato una reputazione di efferata brutalità. Nel suo gruppo Wagner combattono migliaia di ex detenuti, che il Cremlino gli ha consentito di reclutare purché andassero in Ucraina per almeno sei mesi, qualunque fosse il motivo per cui erano in prigione.
Come riporta Askanews, Prigozhin è di San Pietroburgo, la città di Putin; la prima condanna la ebbe a 18 anni, per furto. Due anni dopo di nuovo per rapina, nove anni in carcere. Quando uscì si riciclò come imprenditore: prima una catena di camion ambulanti per panini, poi alcuni ristoranti di lusso sempre a San Pietroburgo. Fu lì che cominciò a frequentare le élite del potere.
Evgeniy Prigozhin con Putin sul battello ristorante
A Putin piaceva in particolare un battello ristorante sul fiume Neva, dove portava notabili e capi di Stato. Nel 2003 vi festeggiò il suo compleanno. Anni dopo, Prigozhin cominciò a fornire il catering al Cremlino ottenendo anche ricchi contratti per le mense pubbliche. Dopo l’invasione russa in Crimea del 2014, però, si rivelò ben più di un ristoratore; nel Donbas per la prima volta combatté la compagnia militare privata a lui collegata, detta Wagner dal nome scelto da uno dei suoi primi comandanti, appassionato di nazismo. Prigozhin ha negato per anni di avere rapporti con il gruppo; solo nel settembre 2022 ha dichiarato di averlo fondato appunto nel 2014.
La Wagner era attiva anche in paesi africani e oltre, sempre per cause che favorivano il Cremlino. Stati Uniti e Unione Europea hanno imposto sanzioni al gruppo, e non solo per le sue attività militari. Prigozhin è accusato di aver influenzato le elezioni degli Stati Uniti del 2016 poi vinte da Donald Trump, manovrando le bot factories che orchestravano account sui social media e siti web per fare propaganda politica contro la democratica Hillary Clinton.
Negli ultimi mesi il profilo di Prigozhin è divenuto sempre più pubblico. Il Cremlino ha usato il gruppo Wagner per sostenere la sua invasione in Ucraina, ma poco per volta i rapporti fra l’ex cuoco di Putin e i vertici militari si sono fatti sempre più tesi, fino a sfociare in aperte accuse di Prigozhin contro la gestione della guerra.
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