Formaggi di qualità: ristoranti in prima linea per valorizzare
le eccellenze
Fipe e Afidop insieme per promuovere il made in Italy nei pubblici esercizi con linee guida dei formaggi Dop. Il ministro Lollobrigida smentisce il Gambero Rosso sull'imposizione di un piatto di formaggio nei menu, una proposta che all’atto pratico si preannunciava complicata, quando non controproducente, a differenza dell'obbligo di nominare correttamente i formaggi
Un accordo per valorizzare le eccellenze italiane dei formaggi. Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi) e Afidop (Associazione formaggi italiani Dop) hanno infatti raggiunto un accordo che sarà sottoscritto e ufficialmente presentato il 7 maggio durante Cibus. L'obiettivo è quello di promuovere il made in Italy nei pubblici esercizi attraverso l'utilizzo di linee guida dei formaggi Dop, facilitando la diffusione dei prodotti caseari d’eccellenza nei ristoranti associati.
Cosa prevede l’accordo per promuovere i formaggi
Grazie agli strumenti messi a disposizione dalla Fipe, i pubblici esercizi potranno inserire nel modo più appropriato i formaggi Dop all’interno delle proprie proposte: che sia un tagliere al bar o nel menu di un ristorante, conoscere le caratteristiche delle eccellenze casearie del nostro Paese aiuterà gli esercenti a modulare nel modo migliore la propria offerta.
L'accordo tra Fipe e Afidop per promuovere i formaggi d'eccellenza sarà ratificato a CibusSaranno dunque gli esercenti stessi a poter declinare secondo le proprie esigenze il materiale messo a disposizione dalla Fipe e realizzato grazie ad Afidop che permetterà prima di tutto di indicare correttamente i formaggi presenti nei vari menu. Si tratta di un accordo tra due fortissimi asset del made in Italy, due filiere importanti come la ristorazione e l’agroalimentare che si uniscono per valorizzare le eccellenze italiane.
Obbligo del formaggio in menu?
Nel frattempo, il Gambero Rosso aveva riportato dichiarazioni del ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste Francesco Lollobrigida in cui il politico ammetteva di avere in corso dei ragionamenti con Confesercenti e Confcommercio per provare a valorizzare proprio i formaggi italiani, ma non solo.
L’idea del ministro sembrava essere quella di «imporre» un piatto dedicato al formaggio nei menu degli esercizi di ristorazione, «ma non il formaggio che accompagna, il formaggio che è il piatto, ricalcando un po' il modello francese».
Può funzionare l’obbligo del formaggio in menu?
Secondo Lollobrigida questo provvedimento porterebbe con sé un aumento del valore e farebbe crescere la filiera, alzando il valore del latte. Ma se già questo primo assunto, benché il ministro abbia fatto riferimento ai casi di Grana Padana e Parmigiano Reggiano, rimane tutto da dimostrare, all’atto pratico si preannuncia complicato, quando non controproducente.Al di là del segmento di mercato occupato dagli esercizi vegani, anche per quanti servono prodotti a base di latte o derivati l’imposizione sarebbe risultata semplicemente estremamente vincolante, oltre che complicata, senza però portare un effettivo beneficio al mondo dei formaggi.
Diverso, sarebbe invece, introdurre l’obbligo di nominare correttamente i formaggi - specialmente quelli Dop - in menu, favorendo la tracciabilità degli alimenti e salvaguardando così le eccellenze, impedendo al tempo stesso che vengano proposti prodotti di bassa o ordinaria qualità come di eccellenza.
Obbligo del formaggio in menu:
la smentita di Lollobrigida
Le dichiarazioni del ministro hanno tenuto banco per tutto il 18 aprile dato che avrebbero configurato uno scenario in cui il governo sembrava entrare nelle libere scelte degli esercenti, per altro con una soluzione controversa nel merito e complicata nella pratica. Tanto che lo stesso Lollobrigida è dovuto intervenire per smentire la notizia riportata dal Gambero Rosso: «La notizia sulla imposizione dei formaggi nei ristoranti è priva di fondamento e dispiace che un giornale che ha l’ambizione di essere riferimento del mondo della qualità la dia in questo modo. Non c’è alcuna imposizione intesa come obbligo di legge, ma sollecitazione a valorizzare i nostri eccellenti formaggi».
«Sono convinto - ha concluso - che valorizzando e promuovendo il nostro formaggio come piatto specifico, sarà il mercato a convincere i nostri ristoratori a utilizzarlo di più nei loro menu».
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