Le virtù terapeutiche
del rabarbaro
Èuna pianta erbacea perenne, nome scientifico Rheum Officinale, appartenente alla famiglia delle Poligonacee, come il grano saraceno. È originaria del Tibet e della Mongolia.
Recentemente nei supermercati e sulle bancarelle dei mercati rionali troviamo un ortaggio dalle forme e dai colori strani. Si tratta del rabarbaro, termine greco che significa “radice barbara”. Viene catalogato come frutto mentre in realtà è un ortaggio abbastanza bizzarro: aspetto simile al sedano, le sue radici sono medicinali, il fusto serve in cucina mentre l’utilizzo delle foglie viene sconsigliato per il loro elevato contenuto di acido ossalico.Sapore antico che ci ricorda una vecchia pubblicità italiana di un amaro risalente ai tempi di Carosello o le caramelle dal colore ambrato, ma il rabarbaro non è amaro, il gusto richiama una prugna aspra. Le specie di rabarbaro in natura sono circa 60, quella più comune ha i gambi rossastri alla base quando sono maturi, ma possono essere anche di colore rosato o verde. Presente in Europa da duemila anni, è stato coltivato sulle rive del Danubio diffondendosi in tutti i paesi del Nord; in Italia dal 2016 viene prodotto da una giovane azienda in una piccola zona delle Prealpi, tra Lecco e la Valsassina.
Oltre ad essere impiegato come pianta ornamentale viene usato in medicina e in cucina. La raccolta avviene durante il secondo anno di coltivazione in primavera e in estate, soprattutto tra maggio e giugno. Le prime informazioni che riguardano le sue proprietà terapeutiche ci giungono dalla Cina, l’imperatore Shen Nung vissuto nel 2.700 a.C. ne descrive le qualità nel suo libro di erbe medicinali. Per quanto riguarda fitoterapia ed erboristeria, l’attenzione si rivolge al rizoma che viene considerato utile per regolare la digestione, con particolare riferimento alla secrezione dei succhi gastrici e della bile. In generale la medicina naturale considera il rabarbaro un ottimo rimedio per migliorare le funzioni digestive e intestinali, se la sua assunzione viene ben dosata.
Utilizzato nell’alimentazione dal XVIII secolo tradizionalmente come amaricante per preparare liquori e digestivi, oltre che di confetture in abbinamento ad altri frutti spesso le fragole. Squisite le torte al rabarbaro ed intrigante l’abbinamento con carni grasse, pesce e selvaggina o con formaggi stagionati. A livello di produzione industriale, è spesso presente come ingrediente per aromatizzare le caramelle alle erbe o le caramelle balsamiche. Ricchissimo d’acqua, contiene una buona percentuale di fibre e sali minerali tra cui potassio, calcio e magnesio, itamine del gruppo B e C con un apporto calorico modesto, 21 calorie per 100 grammi.
di Piera Genta
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