Care vecchie
amiche piante:
amiche piante:
Hanno
iniziato a colonizzare la Terra più o meno alla stessa epoca della comparsa dei
primi animali terrestri conosciuti
Un nuovo studio di un team di ricercatori britannici
guidato dal Department of Earth Sciences dell’università di Bristol ha concluso
che “le prime piante a colonizzare la Terra hanno avuto origine circa 500
milioni di anni fa: 100 milioni di anni prima di quanto si pensasse in
precedenza”. Gli scienziati spiegano che “per i primi quattro miliardi di anni
della storia della Terra i continenti del nostro pianeta sarebbero stati privi
di ogni forma di vita eccetto i microbi. Tutto questo è cambiato con la
comparsa delle prime piante terrestri che si sono evolute da quelle acquatiche,
ricoprendo di verde i continenti e creando gli habitat che poi sarebbero stati
invasi dagli animali”.
Basandosi sulle più antiche piante fossili
conosciute, la comparsa delle piante terrestri era stata datata a circa 420
milioni di anni fa, ma il nuovo studio indica che “questi eventi si sono
effettivamente verificati cento milioni di anni prima, cambiando le percezioni
dell’evoluzione della biosfera terrestre”. Gli scienziati britannici fanno
notare che “le piante contribuiscono in modo determinante alla degradazione chimica
delle rocce continentali, un processo chiave nel ciclo del carbonio che regola
l’atmosfera e il clima della Terra da milioni di anni”.
Una delle autrici dello studio, Jennifer Morris, ha
spiegato che “la diffusione globale delle piante e i loro adattamenti alla vita
sulla terra ha portato ad un aumento dei livelli degli agenti atmosferici
continentali che alla fine hanno portato a una drastica diminuzione dei livelli
di anidride carbonica nell’atmosfera e nel raffreddamento globale. I precedenti
tentativi di modellare questi cambiamenti nell’atmosfera hanno accettato il
valore nominale del dato fossile delle piante, la nostra ricerca mostra che
questi periodi fossili sottovalutano le origini delle piante terrestri, e
quindi questi modelli devono essere rivisti”.
Un altro autore dello studio, Mark Puttick del
Natural History Museum di Londra, ha descritto l’approccio del team per
definire il periodo della comparsa delle piante sul nostro pianeta: “I reperti
fossili sono troppo scarsi e incompleti per essere una guida affidabile per
datare l’origine delle piante terrestri. Invece di fare affidamento solo sui
reperti fossili, abbiamo usato l’approccio ‘orologio molecolare’ per
confrontare le differenze nella composizione dei geni delle specie viventi:
queste genetiche relative differenze sono state poi convertite in epoche
utilizzando le età fossili. I nostri risultati dimostrano che l’antenato delle
piante terrestri viveva nel periodo Cambriano medio, il che è simile all’età
per i primi animali terrestri conosciuti”.
Insomma, la comparsa delle piante coincide con il
periodo in cui la vita è diventata più varia e abbondante nei mari: un evento
noto come l’esplosione del Cambriano. Una delle difficoltà dello studio è stato
il fatto che le relazioni tra le prime piante terrestri non sono note. Pertanto
il team ha cercato di capire come e se relazioni diverse cambiassero il tempo
di origine stimato per le piante terrestri. I due leader del team di studio,
Philip Donoghue e Harald Schneider, sottolineano: “Abbiamo utilizzato diverse
ipotesi sulle relazioni tra le piante terrestri e abbiamo scoperto che questo
non ha avuto alcun impatto sull’età delle prime piante terrestri. Qualunque
tentativo futuro di modellare i cambiamenti atmosferici nelle profondità del
tempo dovranno includere l’intero range di incertezze che abbiamo usato qui”.
Donoghue conclude: “Le piante terrestri sono emerse sulla terra mezzo miliardo
di anni fa, sono decine di milioni di anni più vecchie dei reperti fossili.
Questo cambia la percezione della natura dei primi ambienti terrestri, passando
dalla melma dello stagno a favore di una flora che avrebbe solleticato le dita
dei nostri piedi, ma non arrivava molto più in alto”.
Tra 120 e 150 milioni di
anni fa, le piante da fiore iniziarono a conquistare il mondo, portando alla
straordinaria varietà di fiori e cibi che abbiamo oggi. Per capire quale sia il
segreto del loro successo è necessario pensare in piccolo, guardando nel DNA. A dirlo è un nuovo studio condotto
dal biologo Kevin Simonin della San Francisco State University. Secondo lo
scienziato, in un determinato periodo della loro storia, le piante da fiore
ridimensionarono il loro genoma in modo da avere cellule più piccole per
“costruire” foglie con strutture più delicate ma al tempo stesso complesse. In
termini di evoluzione, probabilmente ciò le ha rese più resistenti rispetto ai
loro simili privi di fiori. “Quelle da fiore sono il gruppo più importante di
piante sulla Terra, e ora sappiamo finalmente perché abbiano avuto tanto
successo” ha detto il biologo.
Le piante da fiore, o
angiosperme, costituiscono circa il 90% di tutte le specie di piante viventi,
compresa la maggior parte delle colture alimentari. In epoche remote, esse
hanno superato in numero le conifere e le felci ma come siano riuscite a farlo
fino ad ora era un mistero. Avere una maggiore varietà di blocchi cellulari
apparentemente ha dato loro il margine di cui avevano bisogno per elevarsi al
di sopra delle felci e dei pini. Un fatto non di poco conto per la vita umana
visto che molte di queste piante sono oggi il nostro cibo e e nutrono anche
numerosi animali.
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