giovedì 28 giugno 2018

Dammi gli occhi ti dirò se il tuo cuore soffre


Dammi gli occhi
ti dirò se...
il tuo cuore 

soffre

Google ci prova. Una nuova intelligenza artificiale ha imparato a riconoscere gli indizi sulla retina: è più veloce ed è accurata quasi quanto gli esami tradizionali

Si parla tanto del “dottor Google”, spesso come appendice o corollario alle fake news del giorno. Ma in questo caso la notizia è vera e viene dalle prestigiose pagine di “Nature Biomedical Engineering”: Google ha messo il suo expertise nell’apprendimento automatico a disposizione della tecnologia sanitaria e lo fa insieme alla sussidiaria di Alphabet, Verily, che si occupa appunto di health tech. Nello specifico gli scienziati delle due società hanno sviluppato un sistema in grado di prevedere i rischi di malattie cardiovascolari attraverso il machine learning, a partire dall’analisi della parte posteriore dell’occhio.
In questo modo è possibile ottenere dati relativi allo stato di salute del paziente, come età, pressione sanguigna e se siano fumatori o meno; informazioni che possono essere utilizzate per identificare il rischio di malattie cardiache.

La ricerca, pubblicata su “Nature”, descrive quindi un metodo più immediato per prevenire l’eventualità di malattie cardiovascolari, senza ricorrere ad esami del sangue. Un metodo che, sebbene richieda ulteriori studi approfonditi prima di una possibile applicazione clinica, sarebbe solido e anche affidabile quasi quanto i sistemi attuali.
Per raggiungere questo risultato i ricercatori hanno addestrato modelli di “deep learning” con un set di dati di quasi 300.000 pazienti, che contiene scansioni dell’occhio e dati clinici generici. Informazioni che sono state estratte e organizzate da reti neurali che hanno imparato ad associare segni rivelatori nelle scansioni oculari alle metriche necessarie per prevedere il rischio cardiovascolare. Quando messo di fronte alle scansioni di due pazienti, uno dei quali aveva sofferto di un evento cardiovascolare negli ultimi cinque anni, il sistema è stato in grado di identificare il paziente affetto nel 70 percento dei casi. Non è molto meno del 72% evidenziato dal metodo SCORE comunemente utilizzato per prevedere rischi cardiovascolari attraverso esami del sangue.
La ricerca di Google appare insomma promettente e si basa su studi consolidati. Il fundus, la faccia interiore dell’occhio, è infatti ricca di vasi sanguigni che costituiscono un buon indicatore della salute del corpo. Secondo gli esperti consultati in proposito, la scoperta di Google e di Verily non sostituirà il lavoro dei dottori, ma sarà semplicemente una utile estensione delle strumentazioni a loro disposizione.
Insomma, Google è molto vicino a poter realizzare una scoperta che potrebbe essere rivoluzionaria nel settore biomedico. Speriamo soltanto che, in futuro, tutto ciò non avvenga tramite una app per smartphone o che, al momento della scansione della retina, non compaia un adsense indesiderato.
PANORAMA EDIT

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