martedì 5 giugno 2018

Il “Governo del cambiamento” l’Horeca lo giudicherà dai fa

Il “Governo 

del cambiamento”
l’Horeca 

lo giudicherà 

dai fatti


Dal nuovo Governo Conte ci si aspetta un cambio di passo. Fra i tanti interventi da fare c’è quello sulla formazione dei giovani: dovrà diventare un raccordo tra le esigenze delle imprese e le aspettative degli studenti




E dopo 3 mesi dalle elezioni finalmente l’Italia ha avuto un Governo. Che sia “del cambiamento” come viene annunciato è un auspicio che ci facciamo in tanti, ben consapevoli però che solo i fatti lo potranno dimostrare.

(Il Governo del cambiamento l’Horeca lo giudicherà dai fatti)
Foto: adnkronos.com

Al momento sembrano stucchevoli le disquisizioni sul dilettantismo o le competenze di questo o quel Ministro, quasi che non sia già successo nella storia della Repubblica che per ragioni di partito Ministeri importanti siano finiti ad illustri sconosciuti o a incompetenti. Certo può fare sorridere che chi non ha mai svolto un lavoro in modo continuativo sia oggi ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, ma se si tiene conto che si tratta del leader del primo partito italiano per consensi, non si può non fare un’apertura di credito anche all’on. Luigi Di Maio, che saprà certamente circondarsi di collaboratori e consiglieri esperti ai quali dare le giuste indicazioni “politiche”. Francamente l’idea che il ministro della Difesa debba essere un generale, quello della Salute un medico e quello della Giustizia un magistrato, non ci ha mai convinto fino in fondo, figlia com’è di concetti di casta e corporativismo di cui il nostro Paese è da sempre gravato.

La questione di fondo è quella di avere buone idee ed esercitare il giusto buon senso, con la consapevolezza che il necessario cambiamento di cui ha bisogno l’Italia non può prescindere da una vera e propria rivoluzione etica che deve passare dall’esempio di chi governa (a Roma come nel più piccolo comune italiano) e dall’avvio di riforme capaci di liberare risorse che non sono solo quelle economiche. È sulla rimessa in pista di un‘Italia più forte e più sana che si deve lavorare, evitando pericolose vie di fuga come le paventate opzioni su un’uscita dall’euro, quasi che l’autarchia fosse l’alternativa ad avere più peso e ruolo nei tavoli europei dove si definisce il nostro vero futuro.

Il nuovo Governo Conte, proprio perché guidato da un quasi signor nessuno nel quale in tanti ci potremmo identificare (a parte il vezzo di abbellire curriculum già comunque di valore...), ha oggi l’occasione storica di spezzare quella specie di contrapposizione che negli anni si era creata fra il Palazzo e i cittadini. Ma per fare questo si deve dare realmente un segno di svolta. La burocrazia che ha finora bloccato anche i pur importanti provvedimenti dei Governi precedenti deve essere riportata in un ambito di servizio reale e non di contropotere. Le promesse di interventi di miglioramento del welfare (pensiamo al tanto discusso reddito di cittadinanza) non possono accompagnarsi ad ipotesi di nazionalizzazione di aziende decotte come l’Alitalia solo per evitare qualche scontro con sindacati che per la prima volta sono senza sponde politiche al Governo.

La formazione dei giovani deve diventare realmente un pilastro che raccordi le esigenze delle imprese con le aspettative degli studenti. Per restare nel nostro campo sottolineiamo l’urgenza di mettere mano ad un potenziamento degli istituti alberghieri che devono fornire il personale preparato per sostenere una crescita a due cifre del Turismo, forse l’unico comparto che oggi può sostenere un periodo di crescita virtuoso. E sempre nel mondo dell’accoglienza e della ristorazione occorre garantire il lavoro di chi fa impresa sul serio e rispetta le regole, colpendo senza eccezioni tutte le situazioni di concorrenza sleale o truffa. Nuove possibilità di lavoro come home restaurant o Airbnb devono essere rigorosamente normate e in grado di garantire le stesse sicurezze di ristoranti od hotel (compreso il pagamento delle tasse). In caso contrario rischieremmo di ripetere gli errori dei precedenti governi che non hanno avuto la forza di fare scelte chiare.
di Alberto Lupini
direttore

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