domenica 3 giugno 2018

Piante grasse «depuratori» naturali


Piante grasse
«depuratori» 
naturali


 Piante grasse (succulente o cactacee, che dir di voglia) sono campionesse di bassa manutenzione e in cambio bellezza di design (magari esaltato dal vaso giusto) e soprattutto, in ambienti chiusi,
la preziosa capacità di eliminare dall’aria che respiriamo in casa e in ufficio sostanze inquinanti a cui siamo esposti più a lungo in inverno. Senza dimenticare che le “grasse” richiedono poca acqua, il cui consumo è tema decisamente attuale in questi tempi di dibattito sulle risorse del pianeta.
L’acqua è un tesoro sempre più a rischio. I cambiamenti climatici, ai quali gli scienziati imputano anche il problema delle precipitazioni eccessive e distruttive che sempre più spesso ci colpiscono, hanno portato a una seria riduzione delle piogge, soprattutto nel periodo estivo; l’estate 2017 è stata una delle più aride, il che porta l’attenzione proprio sulle piante meno esigenti in fatto di risorse idriche. Ecco perché diventano sempre più interessanti le piante che vengono da zone desertiche, subdesertiche e mediterranee.

Si tratta di vegetali che uniscono due valori: una bellezza, a volte decisamente straordinaria, e la capacità di richiedere apporti idrici minimi e manutenzioni solo occasionali, fattore molto importante per chi è costretto a contare i minuti a disposizione per la cura del verde, “rubandoli” dagli impegni quotidiani del lavoro e della famiglia. Ciò che occorre per conservare in salute le piante grasse sono più che altro le condizioni ambientali.
In estate vivono bene all’aperto, meglio se in ombra parziale (al sole la poca terra del vasetto si asciuga troppo in fretta e diventa troppo bollente). Le irrigazioni in estate possono essere frequenti se vogliamo vederle crescere vigorose, ma occorre anche concimarle: usate un prodotto liquido per piante grasse ogni 20 giorni circa da aprile a settembre. In autunno-inverno le piante devono tornare in ambiente protetto: la maggior parte non sopravvive sotto i 5 °C. Se sono in un luogo fresco (pianerottoli, garage e ambienti simili) entrano in riposo e non vanno innaffiate. Se sono in casa, occorre un luogo molto luminoso e un pochino d’acqua ogni tanto. L’ideale è tastare il terriccio: se è del tutto asciutto si inumidisce, svuotando il sottovaso se dopo 15 minuti c’è ancora acqua.
Piccolo ma prezioso aiuto

Un regalo prezioso delle piante grasse è il loro potenziale depurativo. Durante il loro ciclo metabolico, queste piante incamerano aria risucchiando anche numerose altre sostanze inquinanti, presenti senza che ce ne accorgiamo: anidride solforosa, biossido di azoto, formaldeide, diversi solventi e persino le famigerate polveri sottili (pm10) che tanto affliggono le nostre città, soprattutto in inverno. Alcune specie di piante, tra cui certi tipi di Cactacee, per esempio il classico “cuscino di suocera”, l’Echinocactus, e alcune succulente come la Sansevieria, non vengono danneggiate da queste sostanze nocive: il loro metabolismo confina le microparticelle tossiche all’interno di cellule particolari, che fungono da deposito isolato dal resto dell’apparato vegetale e che non verrà mai riaperto.
Grazie a questo fenomeno hanno la capacità di abbattere sensibilmente la quantità di inquinanti presenti nell’aria che respiriamo. Il fenomeno è stato lungamente studiato da numerose équipe di ricercatori attraverso una serie di autorevoli sperimentazioni scientifiche. Non potranno certo aiutare a dimenticare lo smog urbano, ma in casa e in ufficio ci danno un piccolo, prezioso aiuto per ripulire l’aria e regalare bellezza.

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