Pochi addetti e servizi
“saltati”
I supermarket
rischiano
il collasso
Tra il personale in malattia e chi non se la sente di lavorare, gli organici sono ridotti all’osso. Conad sospende il servizio a domicilio, e nei negozi ci sono quasi solo persone anziane.
«Ci dispiace, signora, il servizio di consegna a domicilio è sospeso almeno fino al 3 aprile». Nel momento in cui tanti negozi, mercati e supermercati in Italia si stanno facendo in quattro per assicurare un servizio alle persone sole che in queste settimane, oltre a non poter uscire, non hanno nessuno che porta loro a casa la spesa, in alcuni punti vendita Conad (e delle insegne che il colosso della grande distribuzione ha acquisito di recente) ha pensato bene di tagliare quello che per tanti era diventato forse l’unico modo per garantirsi la spesa.
Succede a Bergamo, epicentro dell’epidemia da coronavirus in Italia, nel supermercato ancora targato Auchan di via Carducci. Ancora pochi giorni fa, all’interno del supermarket, campeggiava la réclame della promozione che offriva la possibilità agli ultra 65enni di usufruire della consegna gratuita della spesa a domicilio. Fino alla settimana scorsa il servizio è stato garantito, seppure a pagamento («a causa dell’emergenza e delle tante richieste», hanno fatto sapere gli addetti ai clienti); ora, senza alcun preavviso, è stato sospeso fino al 3 aprile, e senza possibilità di prenotare né per quel giorno, né per i giorni successivi. In una situazione di tale emergenza, occorrerebbe un po’ più di attenzione, soprattutto quando si tratta di servizi così utili per la collettività e fino a poco tempo fa (ad emergenza già conclamata) ampiamente reclamizzati.
Altro quartiere di Bergamo, altra grande catena di supermercati: siamo a Borgo Palazzo, fuori dal negozio staziona un addetto alla sicurezza. Ci vede entrare a ruota del carrello spinto da una signora di mezza età e ci avverte: «Se siete insieme, uno di voi deve restare fuori». Ognuno, qui, fa la spesa per sé, con la sua mascherina appoggiata alla bene e meglio sulla bocca. Tra le corsie pochi clienti, quasi tutti coi capelli bianchi: «Viene perlopiù gente anziana – si sfoga un’addetta alle vendite – settantenni, ottantenni che non riescono a restare chiusi in casa. Vengono tre, quattro volte al giorno, prendono due, tre cose alla volta e tornano dopo tre ore». È l’unico “svago” che hanno, ci dice la commessa, ma per il personale del supermercato la sensazione non è piacevole: «Gli anziani, soprattutto, dovrebbero stare chiusi in casa, invece sono sempre qui e noi, a parte i guanti e le mascherine, non abbiamo nulla che ci protegge».
Le facciamo notare che da quando è iniziata l’emergenza, tutte le volte che siamo stati a fare la spesa l’abbiamo vista tra il personale presente: «Nessuna coincidenza – ci dice – la metà di noi è casa, chi in malattia, chi perché non se la sente di venire a lavorare. Siamo ridotti all’osso e i turni sono lunghissimi. Il supermercato non chiude mai, neppure la domenica, e fa orario continuato dal mattino alla sera. Dobbiamo sperare che nessun altro si ammali e non so fino a quando potremo andare avanti in queste condizioni».
Nei supermercati manca soprattutto il personale
Succede a Bergamo, epicentro dell’epidemia da coronavirus in Italia, nel supermercato ancora targato Auchan di via Carducci. Ancora pochi giorni fa, all’interno del supermarket, campeggiava la réclame della promozione che offriva la possibilità agli ultra 65enni di usufruire della consegna gratuita della spesa a domicilio. Fino alla settimana scorsa il servizio è stato garantito, seppure a pagamento («a causa dell’emergenza e delle tante richieste», hanno fatto sapere gli addetti ai clienti); ora, senza alcun preavviso, è stato sospeso fino al 3 aprile, e senza possibilità di prenotare né per quel giorno, né per i giorni successivi. In una situazione di tale emergenza, occorrerebbe un po’ più di attenzione, soprattutto quando si tratta di servizi così utili per la collettività e fino a poco tempo fa (ad emergenza già conclamata) ampiamente reclamizzati.
Altro quartiere di Bergamo, altra grande catena di supermercati: siamo a Borgo Palazzo, fuori dal negozio staziona un addetto alla sicurezza. Ci vede entrare a ruota del carrello spinto da una signora di mezza età e ci avverte: «Se siete insieme, uno di voi deve restare fuori». Ognuno, qui, fa la spesa per sé, con la sua mascherina appoggiata alla bene e meglio sulla bocca. Tra le corsie pochi clienti, quasi tutti coi capelli bianchi: «Viene perlopiù gente anziana – si sfoga un’addetta alle vendite – settantenni, ottantenni che non riescono a restare chiusi in casa. Vengono tre, quattro volte al giorno, prendono due, tre cose alla volta e tornano dopo tre ore». È l’unico “svago” che hanno, ci dice la commessa, ma per il personale del supermercato la sensazione non è piacevole: «Gli anziani, soprattutto, dovrebbero stare chiusi in casa, invece sono sempre qui e noi, a parte i guanti e le mascherine, non abbiamo nulla che ci protegge».
Le facciamo notare che da quando è iniziata l’emergenza, tutte le volte che siamo stati a fare la spesa l’abbiamo vista tra il personale presente: «Nessuna coincidenza – ci dice – la metà di noi è casa, chi in malattia, chi perché non se la sente di venire a lavorare. Siamo ridotti all’osso e i turni sono lunghissimi. Il supermercato non chiude mai, neppure la domenica, e fa orario continuato dal mattino alla sera. Dobbiamo sperare che nessun altro si ammali e non so fino a quando potremo andare avanti in queste condizioni».
di Sergio Cotti
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