mercoledì 4 marzo 2020

Roma, la lotta di Pipero al virus Termometro in tavola per i clienti

Roma, la lotta 

di Pipero al virus
Termometro 

in tavola 

per i clienti


Alessandro Pipero

Il titolare del ristorante romano (una stella Michelin), tra i fondatori di Noi di Sala, parla a Italia a Tavola della situazione coronavirus nella capitale richiamando la gente ad una maggiore razionalità. Dallo scoppio della psicosi il lavoro è calato del 30-40%. Ristoratori romani uniti per riportare la gente nei ristoranti.

Alessandro Pipero, tra i fondatori dell’associazione Noi di Sala e titolare del ristorante Pipero che a Roma vanta una stella Michelin, non le manda mai a dire e anche sulla questione coronavirus parla senza peli sulla lingua, pur senza uscire da una traccia che ormai si sta segnando sempre di più e nella quale Italia a Tavola si è inserita da subito, vale a dire quella della razionalità e del “no” alla psicosi. Roma conta il primo contagiato, ma la crisi nella città eterna si è già fatta sentire, anche nel mondo della ristorazione.

Alesandro Pipero nel suo ristorante - Roma, la lotta di Pipero al virus Termometro in tavola per i clienti
Alesandro Pipero nel suo ristorante

«Abbiamo diminuito del 30-40% il nostro lavoro negli ultimi giorni - spiega Pipero - ma siamo ancora tra i meno colpiti. La nostra ristorazione è improntata sui pochi coperti, 20-30 in tutto, disposti su un’ampia sala da 200 metri quadrati per cui poco affollamento e distanze ben marcate tra la clientela. Paradossalmente rischiamo di lavorare di più noi che una pizzeria con prezzi e target decisamente diversi dai nostri, ma che essendo affollata viene vista come un pericolo dalla gente».
Appunto, la gente, che in preda al panico non esce più di casa: «Ho sentito incolpare i giornalisti e la politica perché stanno generando paura nelle persone - punge Pipero - ma dobbiamo anche dire che ci stiamo dimostrando il solito popolo di fifoni e approfittatori perché non è possibile voler stare a casa dal lavoro 20 giorni per un po’ di paura».

Per provare a tranquillizzare la clientela e a convincere i romani ad uscire di casa, Pipero ha disposto alcuni servizi aggiuntivi nel suo locale: «Abbiamo messo a disposizione il termometro elettronico per chi volesse misurarsi la temperatura una volta giunto nel locale - dice - ma non obblighiamo nessuno a farlo. Io personalmente sono molto tranquillo, cerco di mettere a proprio agio il cliente anche disponendo l’Amuchina nei tavoli. Poi sta alla clientela comportarsi di conseguenza: alcuni non danno più la mano, ad esempio, altri stanno mandandoci disdette e noi non possiamo fare altro che accettare la situazione, seppur con non poco rammarico. Per il resto sembra che la gente abbia capito adesso che l’igiene importante, ma nel nostro settore ci siamo sempre concentrati molto su questo aspetto, è quasi ridicolo doverlo dire. Certo, qualche raccomandazione in più ai nostri dipendenti, ma è tutto in funzione di creare un clima rilassato. Ciò che di concreto bisogna fare per tutelare tutti, lo facciamo 12 mesi l’anno, da sempre».

Un rammarico che non è solo di Pipero ma di tutto il mondo della ristorazione capitolina che nelle chat di whatsapp si ritrova al termine di giornate surreali per commentare la situazione: «C’è rabbia perché la gente non vuole più uscire di casa nonostante non ce ne sia motivo - prosegue Pipero - tutti noi stiamo perdendo lavoro, tutti gli eventi che avevano in programma sono stati annullati, ma siamo uniti. Stiamo studiando qualcosa da fare insieme per convincere i clienti a tornare nei ristoranti».
© Riproduzione riservatadi Federico Biffignandi
Federico Biffignandi

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