Le degustazioni non bastano più, il successo delle cantine passa dall'interazione con il territorio
CATERINA SACCHET |
Le circostanze dell’ultimo anno e mezzo hanno costretto il nostro sistema turistico (posto che di “sistema” si tratti) a diventare più efficiente nel breve termine e più sostenibile nel medio termine. Insomma, non è più possibile adattare i vecchi modelli alle nuove circostanze. Da tutto ciò non è assolutamente esentato l’enoturismo che, anche in virtù della legge vigente, non solo può, ma innanzitutto deve accelerare il cambiamento già in atto, con focus principali sui nuovi canali di comunicazione e distribuzione, sull’adozione dei media digitali ben consapevoli che la tecnologia è in rapida evoluzione. C’è un business model da ridisegnare. Lo impone lo scenario attuale. A tale scopo, si è effettuata survey su variegate realtà enoturistiche del nostro Paese, ne sortiscono indicazioni molto interessanti, a loro volta latrici di spunti di riflessione.
Non solo wine lover, in cantina arrivano turisti alla ricerca di esperienze bucoliche
Partiamo dalla verde Umbria. Siamo da Devis Romanelli, patron dell’omonima azienda vitivinicola ubicata nel cuore dell’area del Montefalco Sagrantino Docg. Lucida la constatazione di Devis circa la commutazione degli enoturisti dal “prima della pandemia” al “dopo pandemia”: «Il pubblico che frequenta le cantine nel post covid è diverso. Infatti, allo zoccolo duro che frequentava le aziende seguendo lo schema visita-degustazione-acquisto si è aggiunta una fetta importante di persone in cerca di esperienze bucoliche, meno interessate all'acquisto e più interessate a godere dell’esperienza in cantina. Richieste di pranzi, aperitivi e cene sono all’ordine del giorno. Noi ad oggi non siamo in grado di rispondere positivamente a queste richieste semplicemente perché non è il nostro lavoro».
In presenza, virtuale o in bici:
Villa Sandi propone
sei wine experience diverse
Dalla verde Umbria, viriamo verso le dolci colline del Nord-Est ed incontriamo Flavio Geretto, global export Director di Villa Sandi. Lo ascoltiamo volentieri: «In Villa Sandi è un "quando" e non un "se" che l’enoturismo andrà a costituire specifica business unit. Si tratta di allocare le adeguate risorse. Pe ril momento, nel solco di una vision ben chiara e ben praticata, sono schedulate e comunicate sei wine experience. Esse sono state progettate per essere scalabili, ovvero intese come tappe di un percorso al compimento del quale, in edutainment, si acquisiscono concetti e nozioni sul mondo del Prosecco». Ma, dai precedenti lockdown cagionate, ci sono anche le esperienze virtuali: «Si acquista il kit, le bottiglie giungono alla dimora dell’enoturista temporaneamente virtuale e si partecipa alla degustazione guidata dall’esperto presente in cantina. Anche queste visite sono concepite in approccio cosiddetto scalabile», spiega Geretto. Infine, in piena sintonia con il trend emergente che vede il connubio tra il turismo ciclabile e l’enoturismo, Villa Sandi propone anche percorsi in e-bike tra le colline Patrimonio dell’Umanità con soste in cantina per degustazioni mirate dove oltre al vino c’è anche l’opportuno cibo. Insomma un approccio all'enoturismo «non solo in b2c, individuando come target unico l’end user, bensì anche in b2b, individuando come target i nostri dealer e i nostri clienti ristoratori nel mondo», afferma Geretto.
Alla domanda delle tre bottiglie, Flavio Geretto così risponde: «Comincerei con il nostro Prosecco Doc Rosè Villa Sandi 2020, proseguirei con il Prosecco Superiore Docg Asolo e concluderei con il Prosecco Valdobbiadene Docg 120».
Vigne Chigi si prepara ad accogliere
gli e-biker per far loro conoscere
vino e territorio
In discesa verso il Sud, facciamo tappa da Giuseppe Chillemi, patron di Vigne Chigi, vigneti e cantina nella fertile Terra di Lavoro, in provincia di Caserta, in Campania. Piena sintonia con Villa Sandi per il discorso e-bike: «Stiamo agevolando l’arrivo in cantina dei cicloturisti con bici elettrica. Abbiamo predisposto la colonnina per la ricarica affinché la loro sosta presso di noi sia ancor più confortevole». Lucide le argomentazioni di Giuseppe: «Il vino non è un prodotto costituito da un recipiente chiamato bottiglia e da una bevanda che è il vino propriamente detto. Così fosse sarebbe quasi una commodity e sappiamo bene che invece, soprattutto qui in Italia, proprio commodity non è. E perché non è commodity? Perché, guarda caso, quella bevanda denominata vino, è funzione del territorio; da esso non può prescindere. Ne consegue che mai si saprebbe apprezzare pienamente un calice se di quel vino non si conoscesse il territorio di provenienza dei vigneti. E ciò lo si ottiene solo andando in cantina e in vigneto, calpestando la terra che sta tra i filari: così pregusti la magia del vino».
Ovviamente l’enoturismo è anche business: «Da vitivinicoltore potrei anche guardare al mio “cassetto” e ritenermi soddisfatto se dalla visita dell’enoturista vedo, dico una cifra a caso, un incasso di 50 euro. Ma la soddisfazione piena non sta nei 50 euro, o almeno non sta solo nei 50 euro, bensì molto e molto di più sta nel fall-out sul territorio che viene stimato in fattore 4. Ecco, è qui, il business vero e pieno dell’enoturismo: la ricaduta benefica sul territorio».
Alla domanda sui tre vini, immediata la risposta di Giuseppe: «Pallagrello Bianco, Pallagrello Nero, Casavecchia».
Da Carpineto la passeggiata
tra i filari e la degustazione
sono le basi
E dalla Campania, risaliamo la Penisola per fare gioiosa sosta in Toscana. Siamo nella tenuta di Montepulciano dell’azienda vitivinicola Carpineto.
Ad accoglierci Antonio Michael (NELLA FOTO) Zaccheo e Caterina Sacchet, seconda generazione della Carpineto. Circa l’offerta di enoturismo, ascoltiamo Zaccheo: «Attualmente nella tenuta di Montepulciano i pacchetti sono tre. Ciascuno di essi comprende la visita con passeggiata tra i vigneti e degustazione guidata. Il primo pacchetto è maggiormente concentrato sulle varie denominazioni a base sangiovese, espressione del territorio. Il secondo abbina alla degustazione un picnic. Il terzo contempla un light lunch con prodotti tipici e verdure. La durata è all’incirca di un’ora e mezza e il prezzo medio dei pacchetti è di 25 euro».
Nuovi trend? «L'edutainment»
Ancora Zaccheo circa i nuovi trend dell’enoturismo, con occhio particolare alla domanda proveniente dall’estero: «L’enoturismo può essere uno strumento per raggiungere un nuovo consumatore della categoria "viaggiatori e turisti" e che non necessariamente ha già un legame, una conoscenza approfondita, del mondo del vino. L’esperienza enoturistica serve a fare edutainment e a fargli vivere una deliziosa esperienza cognitiva ed emozionale, di quelle che non si dimenticano. Trasmettiamo nozioni, concetti, emozioni».
Caterina Sacchet ci svela le tre bottiglie: «Il Chianti Classico, il Vino Nobile di Montepulciano Riserva, il Brunello di Montalcino, cioè le tre denominazioni storiche della Toscana, le tre declinazioni di sangiovese in tutte le loro più diverse sfumature».
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