Con la proroga dello stato di emergenza, l’Italia si avvia ad attraversare la fase più delicata di tutta questa pandemia. Grazie alle vaccinazioni ed al green pass (soprattutto con la versione super) dovremmo riuscire a tamponare l’emergenza sanitaria che sta mettendo in ginocchio quasi tutta Europa. È vero che ci sono alcune regioni in zona gialla, ma almeno l’obiettivo di un Natale “quasi” normale sembra confermato. Bar, ristoranti, hotel, cinema e musei sono aperti e ciò contribuisce a garantire quel clima minimale di ottimismo che ci ha finora sostenuti nell’avviare una ripresa che ci ha visto ai primi posti in Europa.
Massima allerta contro la 4ª ondata
Bar e ristoranti, motori di un ottimismo ritrovato
Si tratta di una condizione per molti versi straordinaria a cui ha contribuito in maniera determinante un Governo autorevole come quello presieduto da Mario Draghi, ma a cui ha certamente concorso anche la ritrovata vita sociale che si svolge nei pubblici esercizi. Il caffè, l’aperitivo, la cena con gli amici o il pranzo di lavoro sono momenti che determinano lo stile di vita italiano e cadenzano la nostra attività. Dopo mesi di chiusure, tornare a frequentare questi luoghi (in sicurezza), è stato un po’ come tornare a ritmi normali, e ciò ha sostenuto una spinta alla ripresa che nasce dall’ottimismo. Un fenomeno poco sottolineato da alcuni economisti, ma che la gente percepisce chiaramente.
Ed è proprio questo ottimismo che va salvaguardato e potenziato. L’unico modo per farlo è evitare ad ogni costo il rischio di dovere richiudere perché si è magari abbassata la guardia rispetto alla guerra contro il Covid, che non è certo finita. Per questo è fondamentale che tutti abbiano la consapevolezza che la prima linea di questo conflitto è quella del mondo dell’accoglienza. Se crolla questa, il pessimismo che ne deriverebbe avrebbe effetti drammatici su tutta l’economia, vanificando i sacrifici finora fatti.
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La ristorazione, in prima linea per i controlli
Baristi, cuochi, gestori o camerieri sono le sentinelle di questa frontiera che devono presidiare grazie al super green pass e facendo rispettare tutti i protocolli di sicurezza che si sono dimostrati efficaci. Mettersi di traverso, come fa una minoranza di operatori che condividono con terrapiattisti o complottisti le posizioni no vax, è oggi incomprensibile e ingiustificabile ed è contro il loro stesso interesse. Il non rispettare le regole non è un rischio solo per i singoli locali che possono (e devono) essere chiusi. È un pericolo per tutto il comparto e più in generale per tutto il Paese. In questo momento i no vax sono un po’ alla stregua di collaborazionisti del virus perché ne favoriscono oggettivamente, anche se non volontariamente, la diffusione. Salvo poi pentirsene quando magari finiscono purtroppo in terapia intensiva. E in ospedali non sono certo prigionieri della dittatura sanitaria che tanto contestano, quanto semmai occupanti di letti che sono sottratti a malati di altre patologie serie e che non possono cura
direttore
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