Dall’Horeca alla Gdo:
il Garda Doc in crescita sui mercati internazionali
A Peschiera del Garda si è tenuto un convegno promosso dal Consorzio Garda Doc per analizzare numeri e prospettive della denominazione tra Horeca e Gdo. Crescono produzione, appeal internazionale e storytelling. Il Garda Doc si conferma modello di identità evoluta, capace di unire territorio, qualità e visione strategica
Peschiera del Garda (Vr) ha ospitato un importante evento dedicato al settore vinicolo del territorio. Il Consorzio di Tutela Garda Doc ha organizzato il convegno “Garda Doc tra Horeca e Gdo: numeri, percezioni e prospettive”, che ha visto la partecipazione di professionisti del settore, acquirenti e rappresentanti della filiera distributiva. Durante l'incontro sono stati analizzati i dati di crescita della denominazione e discusse le opportunità di espansione nei due principali canali di vendita: la ristorazione (Horeca) e la grande distribuzione organizzata. L'evento ha rappresentato un momento di confronto strategico per delineare le future direzioni commerciali di questa denominazione che caratterizza la produzione vinicola del territorio gardesano.
Ma ha confermato anche e soprattutto l'impegno del Consorzio nel rafforzare la presenza del Garda Doc sui mercati, valorizzando le peculiarità di un territorio che combina tradizione vinicola e innovazione commerciale. L’iniziativa ha offerto non solo l’occasione per presentare i dati aggiornati del comparto, ma anche per riflettere sul ruolo del Garda Doc come ambasciatore del Made in Italy enologico, capace di affermarsi in un mercato sempre più competitivo e frammentato.
Il progetto di ricerca tra numeri e percezioni
Al centro del convegno, la presentazione del progetto di ricerca realizzato da Wine Meridian in collaborazione con il Consorzio Distributori Alimentari (Cda): un’analisi doppia, quantitativa e percettiva, capace di restituire una fotografia lucida e sfaccettata dello stato dell’arte.
Da un lato, i numeri. La performance della denominazione nelle aree strategiche del Nord Italia, indagata con metodi rigorosi, ha rivelato una crescita costante e un posizionamento solido, soprattutto in contesti ad alto valore aggiunto come la ristorazione di qualità. Dall’altro lato, le voci del settore: sommelier, giornalisti, opinion leader, ristoratori e blogger hanno restituito un’immagine del Garda Doc come denominazione in grado di coniugare accessibilità e raffinatezza, tradizione e modernità.
Garda Doc tra visione strategica, appeal internazionale e storytelling esperienziale
«Il Garda Doc rappresenta una delle realtà più promettenti del panorama enologico italiano», ha sottolineato Paolo Fiorini, presidente del Consorzio, evidenziando l’importanza di fornire ai produttori strumenti strategici per affrontare le sfide del mercato. «Questo convegno è parte di un progetto articolato, avviato nel 2022, che ogni anno esplora un ambito diverso del sistema Garda Doc. L’obiettivo è costruire un’identità forte e riconoscibile, valorizzando il legame con un territorio unico».
Il successo dell'incontro è stato garantito dalla ricchezza e dall'eterogeneità degli interventi. Tra i relatori, nomi di primo piano del panorama nazionale e internazionale, come Christoph Mack, Ceo della tedesca Mack & Schühle AG, che ha parlato del Garda Doc come «un vino moderno, accessibile ma mai banale», sottolineando il profondo legame affettivo e culturale che il pubblico tedesco ha con il Lago di Garda. «Promuovere Garda Doc significa raccontare un’esperienza, non solo un prodotto: è l’enoturismo il ponte tra territorio e calice».
Daniele Colombo, Wine & Spirits Category Manager di Esselunga, ha ricordato come la nota catena della Gdo creda fortemente nel valore dei localismi e del Made in Italy. «La Doc Garda ha potenzialità importanti, rafforzate dalla notorietà internazionale del territorio», ha dichiarato, mettendo l’accento sull’investimento strategico di Esselunga anche nell’e-commerce dedicato ai vini.
Fabio Piccoli, direttore responsabile di Wine Meridian e curatore della ricerca, ha dato una lettura più sistemica al progetto Garda Doc. Secondo Piccoli, si tratta di «una denominazione d’avanguardia, un modello evoluto di sistema territoriale che coinvolge attivamente i buyer nel processo progettuale». Una visione che supera la promozione tradizionale per aprirsi alla co-creazione di valore.
Un’identità da costruire e raccontare
Il convegno ha restituito un messaggio chiaro: il futuro della denominazione passa dalla costruzione di un’identità coerente e condivisa, capace di attraversare l’intera filiera, dalla vigna al consumatore finale. Ne è convinto Lucio Roncoroni, direttore generale del Cda, che ha definito il Garda Doc «una piattaforma identitaria capace di rappresentare un’idea evoluta di italianità: elegante, accessibile, contemporanea».
Una sfida che si gioca anche sul piano della narrazione, da costruire con linguaggi nuovi e strumenti adatti a un pubblico globale. Nicholas Moschi, direttore acquisti di Liberty Wines, ha posto l’accento sulla capacità della denominazione di parlare a un pubblico giovane e internazionale: «Garda Doc si propone oggi come un autentico ambasciatore del ‘bere bene’ italiano, con uno sguardo rivolto ai mercati più esigenti e alle nuove generazioni».
Infine, la visione estera è tornata anche nelle parole di Helena Mariscal, responsabile acquisti di Private Label e Brand Esclusivi per Mack & Schühle AG: «Per il mercato tedesco Garda Doc è molto più di una denominazione. È il riflesso di uno stile di vita italiano, una combinazione perfetta di qualità, identità e fascino emotivo. Grazie al turismo e alla distribuzione già orientata all’export, ha tutte le carte in regola per consolidarsi in mercati chiave come Germania, Svizzera e Francia».
Un futuro da protagonista
Al termine dell’evento, il bilancio è stato netto: la denominazione Garda Doc si conferma una delle punte più dinamiche del vino italiano, forte della sua versatilità, della sua freschezza stilistica e del legame indissolubile con un territorio che è già icona nel mondo per qualità della vita, turismo e bellezza.
Il Consorzio, con la consueta visione strategica, ha ribadito il proprio impegno nel sostenere la crescita del sistema attraverso un approccio fondato sull’ascolto del mercato, l’analisi dei dati e l’investimento sulla comunicazione integrata.
Un percorso che guarda lontano, dove il vino non è solo un prodotto da vendere, ma un simbolo da raccontare. Nel calice Garda Doc si riflettono i colori di un lago incantato, la luce di colline vocate alla viticoltura e il gusto di un’Italia che sa ancora emozionare. E questo, forse, è il suo segreto più potente…
Un territorio unico tra colline moreniche
e Lago di Garda
Tra le colline moreniche che abbracciano il Lago di Garda, in un paesaggio che sembra un “pezzo di Mediterraneo ai piedi delle Alpi”, nasce una delle denominazioni più dinamiche del panorama vinicolo italiano: la Doc Garda. Un progetto che dal 1996 ha saputo valorizzare un territorio straordinario, estendendosi tra le province di Brescia, Mantova e Verona per oltre 30.000 ettari di vigneti.
Le radici antiche della viticoltura gardesana
Le radici della viticoltura gardesana affondano nell’età del ferro, quando Celti, Etruschi e Greci già coltivavano la vite in quest’area dalle caratteristiche uniche. Il segreto risiede in un terroir irripetibile: suoli morenici formati dai detriti depositati dall’antico ghiacciaio che ha originato il lago, un clima temperato subcontinentale mitigato dalle acque lacustri e dalle brezze alpine, e un’esposizione solare ottimale garantita dalla conformazione collinare.
«La viticoltura nell’area della Doc Garda ha una storia millenaria; una tradizione che, grazie a particolari caratteri agro-climatici, contraddistingue questo territorio sin dall’età del ferro» spiega Paolo Fiorini, Presidente del Consorzio Garda Doc.
Crescono le aziende e i numeri della produzione
I risultati parlano chiaro: nel 2024 il Consorzio rappresenta 250 aziende, con 1.236 ettari rivendicati e una produzione di quasi 20 milioni di bottiglie. Il Garda Bianco ha registrato un incremento del 59 per cento rispetto al 2023, mentre il Pinot Grigio si conferma leader varietale con quasi 5 milioni di bottiglie, seguito dallo Chardonnay con 4,8 milioni.
Spumanti in crescita e nuove tipologie
Particolarmente significativa la crescita del segmento spumanti, con 3 milioni di bottiglie tra frizzanti e metodo classico, a testimonianza della capacità della denominazione di intercettare le tendenze del mercato senza tradire la propria identità. La Doc Garda rappresenta un modello di denominazione moderna: nata per valorizzare i vini varietali delle 10 zone storiche dell’area gardesana (da Valtenesi a Soave, passando per Lugana e Bardolino), ha saputo evolversi introducendo nel 2016 la spumantistica e ampliando la gamma con le tipologie Bianco e Rosso.
Vitigni e sfide del cambiamento climatico
Otto i vitigni principali del disciplinare: quattro a bacca bianca (Garganega, Trebbiano, Chardonnay, Pinot Grigio) e quattro a bacca nera (Corvina, Marzemino, Merlot, Cabernet Sauvignon), completati dai vitigni locali dell’areale.
Il Consorzio non si nasconde davanti alle sfide dei cambiamenti climatici, che stanno determinando un aumento del grado zuccherino delle uve e una maggiore intensità metabolica delle viti. La risposta è in un approccio scientifico: ricerche condotte con l’Università di Milano sulla caratterizzazione agro-climatica dell’area e progetti di biodiversità funzionale per ridurre l’impatto della chimica in vigna.
Identità forte e strategia di valorizzazione
«L’obiettivo è far capire il ventaglio di opportunità che questa Doc può offrire, muovenDoci parallelamente e senza mai entrare in contrasto con le denominazioni storiche», sottolinea Carlo Alberto Panont, Direttore del Consorzio. Il successo di eventi come "Garda Wine Stories" e la presenza autonoma a Vinitaly dimostrano come la Doc Garda sia riuscita a creare una propria identità distintiva, capace di valorizzare un territorio che unisce eccellenza enologica e bellezza paesaggistica in un connubio perfetto tra tradizione e innovazione.
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