Dalla Cina all'Armenia e al Libano: le nuove frontiere del vino per i consumatori
Il Concours Mondial de Bruxelles 2026 si sposta a Erevan, Armenia, dal 21 al 23 maggio, segnando un passo cruciale per la rinascita vinicola del Caucaso. Intanto la Cina rafforza il ruolo di primo consumatore globale, mentre l’Europa vive crisi e trasformazioni. Il mondo del vino guarda anche a Asia, Africa e nuovi mercati emergenti
Il Concours Mondial de Bruxelles ha annunciato che la 33ª edizione si terrà a Erevan, capitale del paese caucasico, che aprirà per la prima volta le porte alla comunità enoica internazionale ospitando la sessione principale del concorso, quella dedicata ai vini rossi e bianchi. Il passaggio di testimone è avvenuto, con la tradizionale cerimonia, a Yinchuan, dove si è chiuso ieri il 32° Cmb.
Cmb, lo sbarco in Armenia
«Ospitare la sessione vini rossi e bianchi del Concours Mondial de Bruxelles - dice Zaruhi Muradyan, direttrice esecutiva della Vine and Wine Foundation of Armenia - non è soltanto un grande onore per l’Armenia, ma anche un’occasione strategica di straordinaria rilevanza. In un momento in cui il nostro Paese vive una vera e propria rinascita enologica, questa opportunità ci consente di mostrare al mondo la ricchezza della nostra tradizione millenaria, la peculiarità dei nostri terroir e l’unicità delle nostre uve autoctone. È un passo decisivo per affermare il posto dell’Armenia non solo come terra naturalmente vocata al vino, ma anche come protagonista dinamica e innovativa sulla scena enologica internazionale». In effetti il Concours è sempre l’occasione per portare in evidenza il contesto vitivinicolo del paese ospitante su scala mondiale. «L’Armenia, con la sua tradizione vinicola millenaria, offre un’esperienza unica e autentica - afferma il presidente del Cmb Baudouin Havaux - Il suo legame con il vino è profondo e radicato. Siamo entusiasti di far conoscere al mondo la sua ricca storia, le sue vivaci varietà autoctone e un settore vitivinicolo moderno e dinamico».
Gli eventi annuali de Cmb - che oltre a rossi e bianchi giudica rosati, sparkling, fortificati, Sauvignon (oltre a focus locali) - stanno però diventando meno centrati sulle medaglie da assegnare, pur sempre importanti per il posizionamento dei vini da parte delle aziende che partecipano, e più focalizzati sul leggere e orientare la business community di vino su scala globale. Anche per questo è stato decisamente interessante per il mondo trade partecipare all’edizione cinese della storica competizione. Perché proprio dai discorsi inaugurali, andando oltre le formalità di rito, è emerso con chiarezza il progetto del gigante asiatico sul fronte vino. Nelle ripetute citazioni del presidente Xi Jing Pin, infatti, tutti i funzionari dell’amministrazione regionale del Ninxia hanno sottolineato il percorso di valorizzazione del vino come prodotto culturale da far crescere sul mercato interno. Un messaggio chiaro per chi lavora sul paese asiatico, dall’interno e pure come sbocco per un flusso che risulta rallentato sui mercatidi mezzo mondo.
Vino, trade: alla ricerca del "diverso",
a cominciare dal Libano
Proprio sul rallentamento del mercato si concentra l’attenzione degli operatori trade, che vedono evolvere il profilo dei consumatori in maniera poliedrica. «Attualmente in Europa il settore del vino sta attraversando una crisi - dice Rani Azzi di Sales Sodimo, specializzato nella distribuzione di vini libanesi in Europa e Hong Kong - e questo ha spinto distributori (sia nuovi che già attivi) a cercare qualcosa di diverso. In questo contesto, il vino libanese può rappresentare un valore aggiunto da integrare nei portafogli esistenti. I distributori sono più aperti a sperimentare, e questo ci aiuta ad affrontare la crisi, cercando di superarla attraverso l’apertura di nuovi mercati. Stiamo vedendo segnali positivi in Paesi come la Svizzera, il Belgio e la Danimarca, dove si stanno affacciando nuovi distributori. Quindi, in un certo senso, la crisi sta creando anche delle opportunità. È vero che c’è un calo nei consumi, ma il fatto di avere un buon prodotto può creare un buon abbinamento con il settore della ristorazione, che è sempre alla ricerca di novità».
Il vino libanese ha un’anima, un carattere. «Non è solo un vino che si beve - aggiunge - è qualcosa che si sente. Parlando con le persone, anche chi normalmente non ama un certo tipo di vino rimane colpito. È un vino fatto con passione, con un’anima. E quando bevi un buon bicchiere di vino, lo capisci: è quello che ti fa venire voglia di finirlo e versartene un altro. È questo che sto notando viaggiando, parlando, facendo degustazioni in giro per far conoscere il vino libanese. In Europa ci sono ancora molte opportunità perché ci sono Paesi in cui non siamo ancora presenti e che hanno un buon potenziale di sviluppo. Naturalmente, per entrare nel modo giusto, servono i partner giusti, tempo e impegno: bisogna far assaggiare il vino, esserci, costruire. Fuori dall’Europa, ci sono mercati molto interessanti. Ad esempio, Singapore: è un piccolo Paese, ma con un buon potenziale. Anche la Cina rappresenta un’opportunità promettente, e ci stiamo già muovendo in quella direzione. E poi ci sono mercati come il Messico, che potrebbe davvero aprirsi a prodotti come il nostro. Anche la Danimarca si sta rivelando molto ricettiva».
Vino, consumi e trend: non esiste un solo mercato
Secondo Natasha Bresliska, buyer e consulente sales in Macedonia e su scala europea, «in questo momento non esiste un solo mercato, ma esistono trend generali che si intersecano. La generazione è ancora legata a stili tradizionali, i giovani preferiscono prodotti più fruttati e meno alcolici, ci sono i nuovi appassionati di no low wines. È difficile identificare un unico focus del mercato, perché si perdono le definizioni specifiche». Bresliska vede una buona prospettiva per i vini nuovi mercati quali est Europa e Caucaso, che stanno evolvendo più velocemente rispetto al vecchio mondo. «Molti consumatori sono stanchi delle proposte tradizionali e cercano qualcosa di nuovo e penso che questa Europa possa avere un ruolo importante. In termini di sbocco credo invece che si debba guardare all’Asia, ma senza tralasciare l’Africa che sia pure in alcune parti può rappresentare un orizzonte futuro interessante».
Per Marco Usai, wine specialist MD Italia, il polso dei consumi è debole. «Anche se il segmento discount è in controtendenza rispetto alla grande distribuzione in generale - spiega - la situazione è complessivamente difficile. Sono però convinto del fatto che, come tutti i mercati, anche per il vino si tratti di un percorso circolare che vedrà ritornare i consumi nel medio termine, anche per categorie oggi apparentemente critiche quali i rossi». Rispetto alla Cina identifica invece un percorso interessante, dato che il paese «non fa ancora paura, ma sta lavorando molto bene e ha grandi potenzialità. Ha una dimensione enorme con una platea di consumatori potenziali che nella vecchia Europa stanno diminuendo. E poi si vede molta innovazione e sperimentazione, cosa che da noi funziona poco».
Secondo Veronika Busel, managing partner della portoghese Wine Travel Awards specializzata nel trade, «non dovremmo focalizzarci solo sul vino considerandolo alle dinamiche di mercato che abbiamo seguito per decenni se non secoli, ma piuttosto osservare l’ambiente. Non è solo una questione di ambiente e tecnologia, perché sembra che i cambiamenti dei prossimi anni ci costringeranno a disegnare nuove applicazioni per l’interazione veloce con il consumatore, ma se l’AI ci aiuterà ad accelerare la programmazione, servono il mindset e la curiosità per capire una nuova dimensione di sviluppo per il settore in un ambiente più ampio».
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