Non si è mai consumato
tanto Made in Italy
Il fatturato dell’agroalimentare
italiano
nell’anno di Expo raggiunge i 125miliardi sotto la spinta del
record storico delle esportazioni e della ripresa dei consumi interni
Torna a salire nel 2015 il
fatturato dell’agroalimentare italiano, che nell’anno di Expo raggiunge i 125 miliardi sotto la
spinta del record storico delle esportazioni e della ripresa dei consumi interni.
L’agroalimentare è il secondo comparto manifatturiero
Made in Italy che svolge però un
effetto traino unico sull’intera economia per l’impatto positivo di immagine sui mercati
esteri dove il cibo Made in Italy è sinonimo di qualità.
È quanto emerge da una analisi
della Coldiretti presentata in occasione della firma del protocollo d’intesa ‘Diamo
credito all’agroalimentare italiano”.
Non si è mai consumato così tanto
Made in Italy alimentare nel mondo dove nel corso del 2015 è stato raggiunto
il record storico delle esportazioni pari a circa 36 miliardi di euro (+7%). La fame
d’Italia all’estero si è fatta sentire – precisa la Coldiretti – con aumenti che
vanno dall’11% per l’ortofrutta al 10 % per l’olio di oliva dal +9% per la pasta al +6% per
il vino che ha realizzato il record storico con un preconsuntivo annuale di 5,4
miliardi di fatturato realizzati oltre i confini nazionali,
secondo elaborazioni Coldiretti
su dati Istat relativi ai primi 10 mesi del 2015.
Un andamento certamente favorito
dalle condizioni economiche positive dovute alla ripresa internazionale e ai tassi
di cambio favorevoli su mercati importanti come quello statunitense ma che è la
conferma delle grandi opportunità presenti.
“L’Italia ha saputo cogliere
l’opportunità di Expo per raccontare al mondo il modello agroalimentare e i suoi valori
unici” ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che
“l’agricoltura italiana è diventata la più green d’Europa
con il maggior numero di
certificazioni alimentari a livello comunitario per prodotti a denominazione di origine Dop/Igp
che salvaguardano tradizione e biodiversità, la leadership nel numero di imprese
che coltivano biologico, la più vasta rete di aziende
agricole e mercati di vendita a
chilometri zero, ma anche la minor incidenza di prodotti agroalimentari con residui
chimici fuori norma e la decisione di non coltivare organismi
genticamente modificati”.
La svolta si è fatta sentire
anche all’interno dei confini nazionali dove è tornata la dieta mediterranea con un aumento
che va dal 4% negli acquisti di frutta al 17% per quelli di olio di oliva ma cresce
anche la spesa anche per il pesce (+5%), per gli ortaggi freschi e per la pasta
secca (+1%), in netta controtendenza rispetto agli anni
della crisi dove si era
registrato un drastico crollo.
I consumi alimentari degli
italiani nel 2015 dopo sette anni di calo – conclude la Coldiretti – tornano a salire
debolmente dello 0,3% ma con un deciso orientamento a privilegiare cibi salutari per
una maggiore consapevolezza dello stretto rapporto tra
alimentazione e benessere,
secondo elaborazioni su base dei dati Ismea relativi ai primi nove mesi del 2015. Una
domanda di qualità e distintività che – precisa la Coldiretti – potrà essere sostenuta
sul piano produttivo anche dagli importanti
investimenti realizzabili da quest’anno.
Ardea Velikonja
Panorama Edit
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