Assoenologi stima
un'annata da record
Nel 2018, 55,8 milioni
di ettolitri di vino
Il 2018 dell'Italia del vino sembra essere partito col piede giusto. Secondo le prime stime di Assoenologi al momento della raccolta del 15% dell’uva, la produzione dovrebbe essere aumentata fino al 35% in alcune regioni. La differenza tuttavia è rilevata sul 2017, una delle annate più carenti degli ultimi 50 anni.
Inevitabile rilevare una volta di più che il cambiamento climatico in atto sull’Italia, ma in generale su tutta l’Europa (e non solo) influisca notevolmente sulla produzione con gli addetti ai lavori chiamati ad adattarsi ad un nuovo modo di coltivare e di raccogliere oltre che a rivedere le stime, ben diverse - o comunque ben più imprevedibili - rispetto al passato.Assoenologi rileva che quest’anno si è tornati ai valori medi riferiti ad annate di piena produzione. Anche il periodo della raccolta risulta nella norma, con circa 7-15 giorni di ritardo rispetto allo scorso anno. Ciò che però ha caratterizzato questa inusuale annata sono state le punte di caldo alternate a forti precipitazioni che hanno creato un’elevata umidità.
Quello che ha fatto la differenza quest’anno rispetto all’anno scorso è senza dubbio la quantità di pioggia caduta in maniera più copiosa dopo i lunghi periodi di siccità registrati nel 2017. Inoltre, i continui sbalzi termici, hanno creato una condizione di elevata umidità che ha favorito, in particolare, gli attacchi di peronospora e di oidio che hanno impegnato seriamente i viticoltori con diversi trattamenti. I mesi di luglio e agosto sono stati caratterizzati da tempo instabile con picchi di temperature al di sopra della media, interrotte da perturbazioni temporalesche e qualche grandinata. Eventi comunque circoscritti a specifiche aree, dove si rilevano abbattimenti quantitativi.
Il ciclo vegetativo della vite, che inizialmente registrava un ritardo di alcuni giorni, è rientrato nella norma grazie al caldo di aprile, tanto che le fasi fenologiche (germogliamento, fioritura e allegagione) hanno avuto un andamento regolare, producendo pertanto un elevato numero di grappoli con un peso decisamente superiore rispetto allo scorso anno, dovuto all’ingrossamento degli acini.
La prima regione a staccare i grappoli in questa annata è stata la Sicilia nell’ultima settimana di luglio, seguita dalla Puglia e dalla Lombardia (Franciacorta) nella prima decade di agosto, mese in cui, nella maggior parte delle regioni italiane, sono avvenute le operazioni di raccolta per le varietà precoci (Chardonnay, Pinot, Sauvignon). In tutta la penisola si riscontra un ritardo dell’inizio delle operazioni vendemmiali che varia dai 7 ai 10 giorni rispetto allo scorso anno, ma in linea rispetto ad un’annata normale. Il pieno della raccolta, in tutt'Italia, avverrà tra la seconda decade di settembre e la prima di ottobre, per concludersi verso la fine dello stesso mese con i conferimenti degli ultimi grappoli di Nebbiolo in Valtellina, di Cabernet in Alto Adige, di Aglianico del Taurasi in Campania e dei vitigni autoctoni sulle pendici dell'Etna.
Venendo ai numeri più spicci, le prime previsioni di Assoenologi indicano una produzione di vino e mosto superiore di circa 10 milioni di ettolitri rispetto al 2017. Tutte le regioni italiane evidenziano consistenti incrementi produttivi con punte anche del 30-35% soprattutto nel centro Italia, la cui produzione lo scorso anno era stata però falcidiata dalla siccità.
Con 55,8 milioni di ettolitri il 2018 si colloca al secondo posto nella produzione degli ultimi vent’anni. Bisogna infatti risalire al 1999 per riscontrare un quantitativo maggiore (58,1 milioni). L'elaborazione di Assoenologi fa infatti ipotizzare che la produzione di uva possa oscillare fra i 76 e i 78 milioni di quintali che, applicando il coefficiente di trasformazione del 73%, danno tra i 55 e i 57 milioni di ettolitri di vino, un quantitativo superiore del 21% rispetto a quello dello scorso anno (46,1 milioni di ettolitri di vino - dato Istat) e del 16% se riferito alla media quinquennale (2013/2017).
Le stime quantitative sono riferite alla situazione riscontrata dagli enologi delle 17 sedi periferiche dell’associazione tra la seconda e la terza settimana di agosto, vale a dire quando la quasi totalità dell'uva era ancora sulle piante. Se i mesi di settembre e ottobre decorreranno positivamente, soprattutto nell’Italia centro meridionale, le stime qui riportate potranno essere confermate.
La Puglia, in base alle prime stime, diventa la regione più produttiva con 11,9 milioni di ettolitri, dopo diversi anni, ritorna al primo posto nella classifica delle regioni più produttive, seguita dal Veneto (10,3), dall’Emilia Romagna (7,8) e dalla Sicilia (5,8). Queste quatto regioni insieme nel 2018 produrranno circa 36 milioni di ettolitri, ossia circa il 65% di tutto il vino italiano.
Per via di un andamento climatico che, va ribadito, ha creato non pochi grattacapi ai viticoltori al nord la qualità risulta più che buona, con diverse punte di ottimo alcune di eccellente. I primi dati analitici indicano acidità inferiore alla norma, tipiche di condizioni climatiche variabili. Per quanto concerne i vini bianchi ottenuti dalle prime uve vendemmiate, si riscontra un buon quadro aromatico e un’interessante intensità. È chiaro che in un’annata come questa, dove la pressione delle malattie fungine è stata maggiore rispetto alla norma, l’opera dell’enologo, attraverso le proprie competenze ed esperienze, risulta determinante e fondamentale per il livello qualitativo dei futuri vini.
Riccardo Cotarella
«Anche quest’anno - ha spiegato il presidente di Assoenologi Riccardo Cotarella - siamo stati particolarmente attenti e cauti nelle stime, in considerazione del fatto che ormai i cambiamenti climatici possono creare, anche in territori limitrofi, delle transazioni da clima continentale a clima tropicale che possono determinare importanti differenze sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo. Tutto ciò nella consapevolezza che ogni previsione, anche se non definitiva, può portare a scelte errate da parte dei produttori e influenzare, nel bene e nel male, il mercato. Alla data attuale Assoenologi stima, con la dovuta cautela, un quantitativo di oltre il 20% rispetto allo scorso anno e una qualità eterogenea, buona con diverse punte di ottimo ed alcune di eccellente. Tutto ciò, comunque, potrebbe variare anche sensibilmente a seconda dell’andamento climatico dei mesi di settembre e ottobre».italiaatavola
Le stime di Assoenologi sulla produzione di vino nel 2018 regione per regione, con confronto relativo alle ultime 5 annate
Per informazioni: www.assoenologi.it
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