Disturbi alimentari
È importante
non sottovalutarli
Idisturbi della nutrizione e dell’alimentazione sono condizioni che si caratterizzano per un alterato consumo di cibo o per problematiche relative all’assorbimento dello stesso.
Quando ci capita di andare in pronto soccorso, abbiamo a che fare con dei colori che indicano il livello di urgenza della nostra situazione. Il codice bianco, quello verde, il rosso e il giallo fanno parte del vissuto quotidiano di molte persone e vengono citati anche in conversazioni quotidiane. Con il “codice lilla”, invece, le cose vanno diversamente. A questo colore, infatti, viene legato l’universo dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, condizioni che coinvolgono più persone di quanto si possa pensare, con ovvie ripercussioni sui rapporti con la famiglia e con gli amici, ma anche sul lavoro.
Considerando la popolazione di età compresa tra i 14 e i 20 anni - ma purtroppo il range si potrebbe modificare in tutti e due i sensi - tali disturbi sono associati per la maggior parte al sottopeso. Seguono condizioni di sovrappeso e obesità. Dal punto di vista diagnostico, possono essere distinti tra:
Per i primi tre disturbi dell’elenco, ossia i disturbi alimentari più famosi e diffusi, sono stati indicati dei livelli di gravità che si basano, nel caso dell’anoressia nervosa, sull’indice di massa corporea di chi vive in prima persona il problema. Un altro criterio, valido per la bulimia nervosa, riguarda gli episodi di compensazione, ossia il vomito autoindotto dopo l’assunzione di cibo. Si parte da un livello lieve con 1-4 episodi a settimana, per arrivare ai casi estremi con più di 14 comportamenti compensativi a settimana. Nel caso del disturbo di “binge eating”, invece, a indicare il livello di gravità ci pensano gli episodi di abbuffata settimanali. In alcuni casi, si tiene conto anche della tendenza a ricorrere a lassativi.
Nei casi gravi, i disturbi alimentari e della nutrizione possono richiedere un ricovero ospedaliero, con infusione controllata di liquidi quando la situazione lo richiede. Se non è necessario un intervento tempestivo e la situazione è seria, molto spesso si ricorre ai centri specializzati. Fondamentale è prendere sul serio anche i casi lievi e, se ci si accorge di avere a che fare con una persona che ne vive uno, consigliare un percorso di terapia cognitivo-comportamentale.
Un ottimo riferimento per trovare informazioni è il portale www.disturbialimentarionline.it, che contiene indicazioni utili sulle strutture specializzate, ma anche sulle associazioni che, nelle varie Regioni, si occupano di prevenire situazioni delle quali è fondamentale parlare, per aiutare chi le vive a iniziare o a ritrovare un rapporto sereno con il proprio corpo e con quella meravigliosa fonte di piacere sano che è il cibo.
Considerando la popolazione di età compresa tra i 14 e i 20 anni - ma purtroppo il range si potrebbe modificare in tutti e due i sensi - tali disturbi sono associati per la maggior parte al sottopeso. Seguono condizioni di sovrappeso e obesità. Dal punto di vista diagnostico, possono essere distinti tra:
- anoressia nervosa,
- bulimia nervosa,
- disturbo di “binge eating”,
- disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo,
- disturbo di ruminazione.
Per i primi tre disturbi dell’elenco, ossia i disturbi alimentari più famosi e diffusi, sono stati indicati dei livelli di gravità che si basano, nel caso dell’anoressia nervosa, sull’indice di massa corporea di chi vive in prima persona il problema. Un altro criterio, valido per la bulimia nervosa, riguarda gli episodi di compensazione, ossia il vomito autoindotto dopo l’assunzione di cibo. Si parte da un livello lieve con 1-4 episodi a settimana, per arrivare ai casi estremi con più di 14 comportamenti compensativi a settimana. Nel caso del disturbo di “binge eating”, invece, a indicare il livello di gravità ci pensano gli episodi di abbuffata settimanali. In alcuni casi, si tiene conto anche della tendenza a ricorrere a lassativi.
Nei casi gravi, i disturbi alimentari e della nutrizione possono richiedere un ricovero ospedaliero, con infusione controllata di liquidi quando la situazione lo richiede. Se non è necessario un intervento tempestivo e la situazione è seria, molto spesso si ricorre ai centri specializzati. Fondamentale è prendere sul serio anche i casi lievi e, se ci si accorge di avere a che fare con una persona che ne vive uno, consigliare un percorso di terapia cognitivo-comportamentale.
Un ottimo riferimento per trovare informazioni è il portale www.disturbialimentarionline.it, che contiene indicazioni utili sulle strutture specializzate, ma anche sulle associazioni che, nelle varie Regioni, si occupano di prevenire situazioni delle quali è fondamentale parlare, per aiutare chi le vive a iniziare o a ritrovare un rapporto sereno con il proprio corpo e con quella meravigliosa fonte di piacere sano che è il cibo.
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