Per accogliere
il turista
bisogna conoscere
le lingue straniere
La gastronomia è la principale attrattiva turistica del Belpaese. I dati ufficiali parlano chiaro: il motivo principale per cui un turista ritorna in Italia è il cibo. E per promuoverlo bisogna conoscere le lingue
I prodotti della nostra terra, le nostre ricette, i nostri ristoranti, lasciano un ricordo indelebile in un pubblico che è sempre più globale, sempre più abituato a viaggiare. Ovvio quindi che la ristorazione è una risorsa primaria per l’economia italiana, un carburante, ed è per questo che andrebbe sempre supportata/incentivata.
Io personalmente comincerei dalla formazione del personale di sala, di chi ha il contatto col cliente con cui stabilisce un rapporto e lo fidelizza. Sì, credo sempre più fermamente che la ristorazione italiana abbia bisogno di questo, di fidelizzazione. Come fare? Da dove cominciare? Beh semplice, dalle lingue straniere! La lacuna più grande del nostro settore è la scarsa conoscenza delle lingue da parte degli operatori. Potremmo addirittura restringere il campo e focalizzarci su una lingua sola, una di base, la più parlata al mondo: l’inglese. La mia considerazione non ha l’intento di fare retorica, anzi, intendo fare il punto della situazione, considerando che siamo nel 2018. E posso dire che non ci siamo.
Il cliente straniero che frequenta i nostri ristoranti tende solitamente a farsi accompagnare nella scelta enogastronomica da intraprendere durante una cena o un pranzo, accettando, il più delle volte con piacere, i consigli del maître o del sommelier. Una buona predisposizione, quindi, verso le lingue, faciliterebbe non poco la comunicazione tra operatore e cliente, nonché metterebbe quest’ultimo ancor di più a suo agio. Comunicare nell’esatta maniera un piatto o un vino rende innanzitutto più facile poter consigliare la proposta del ristorante, ma soprattutto farne comprendere le peculiarità.
La formazione scolastica è l’indagato numero uno per questa grave lacuna: il turismo rappresenta una delle principali fonti economiche del nostro Paese e l’insegnamento delle lingue straniere risulta necessario. Andrebbe quindi potenziata l’istruzione dalle scuole elementari fino a quelle superiori, con un percorso ancor più definito per gli studenti degli istituti alberghieri. Non dobbiamo dimenticarci che investire sui giovani significa investire sul futuro di queste Paese. Studiate! Perché di giovani che parlano bene le lingue - mi dispiace dirlo - non ne ho incontrati molti.
Io personalmente comincerei dalla formazione del personale di sala, di chi ha il contatto col cliente con cui stabilisce un rapporto e lo fidelizza. Sì, credo sempre più fermamente che la ristorazione italiana abbia bisogno di questo, di fidelizzazione. Come fare? Da dove cominciare? Beh semplice, dalle lingue straniere! La lacuna più grande del nostro settore è la scarsa conoscenza delle lingue da parte degli operatori. Potremmo addirittura restringere il campo e focalizzarci su una lingua sola, una di base, la più parlata al mondo: l’inglese. La mia considerazione non ha l’intento di fare retorica, anzi, intendo fare il punto della situazione, considerando che siamo nel 2018. E posso dire che non ci siamo.
Il cliente straniero che frequenta i nostri ristoranti tende solitamente a farsi accompagnare nella scelta enogastronomica da intraprendere durante una cena o un pranzo, accettando, il più delle volte con piacere, i consigli del maître o del sommelier. Una buona predisposizione, quindi, verso le lingue, faciliterebbe non poco la comunicazione tra operatore e cliente, nonché metterebbe quest’ultimo ancor di più a suo agio. Comunicare nell’esatta maniera un piatto o un vino rende innanzitutto più facile poter consigliare la proposta del ristorante, ma soprattutto farne comprendere le peculiarità.
La formazione scolastica è l’indagato numero uno per questa grave lacuna: il turismo rappresenta una delle principali fonti economiche del nostro Paese e l’insegnamento delle lingue straniere risulta necessario. Andrebbe quindi potenziata l’istruzione dalle scuole elementari fino a quelle superiori, con un percorso ancor più definito per gli studenti degli istituti alberghieri. Non dobbiamo dimenticarci che investire sui giovani significa investire sul futuro di queste Paese. Studiate! Perché di giovani che parlano bene le lingue - mi dispiace dirlo - non ne ho incontrati molti.
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