Peter Brunel
torna a casa
Ad Arco
il suo locale
gourmet
Il cuoco è rientrato nel suo Trentino, dove ha aperto un ristorante gourmet a cui ha dato il suo nome poco lontano dalle sponde del Lago di Garda dove a 28 anni guadagnò la prima stella Michelin a Villa Negri di Riva.
Oggi la sua sfida, tutta personale, riparte da Arco, elegante cittadina ad una manciata di chilometri dalla più nota Riva del Garda, con il Peter Brunel Gourmet.
Un vezzo, quello di averlo chiamato con il suo nome o forse più semplicemente un modo per ricordarci che quelle stelle appuntate sulla casacca da chef, prima in Trentino e più tardi in Toscana, appartengono sempre a un fuoriclasse che non conosce stagioni. Oggi passati i quaranta, lo chef della Val di Fassa, dopo aver battuto le strade del mondo alla ricerca di esperienze e riconoscimenti, fa un passo in solitaria in grande stile.
Così, mentre a qualche decina di chilometri da Arco si concretizza l’avvicendamento tra Alfio Ghezzi - appena approdato alla Caffetteria del Mart a Rovereto - che consegna una cucina importante come quella di Locanda Margon di proprietà delle Cantine Ferrari al giovane Edoardo Fumagalli, il Trentino finalmente si appresa ad avere un altro fuoriclasse come Brunel.
Da tempo non si assisteva ad un movimento così importante tra i fornelli d’autore del Trentino e con l’esperienza e la creatività dello chef fassano, c’è da aspettarsi che le stelle torneranno a brillare anche da queste parti. Dal Laurin di Bolzano, a Malga Panna, senza tralasciare qualche sortita estera verso la Francia per imparare dai grandi, Brunel non si è certo risparmiato in questi anni. La svolta professionale arriva a Villa Negri con la stella, che lo chef trentino si gode poco, visto che sale sul primo treno in partenza per la Costiera Amalfitana, dove lo aspettano le raffinate cucine di Villa Cimbrone a Ravello (Sa).
Dopo un intermezzo trentino, dove approda all’indimenticato Chiesa di Trento, nel 2011 trasloca in Toscana, al Palagio 59 e pochi anni dopo approda, in qualità di executive chef, al ristorante della Lungarno Collection Borgo San Jacopo, dove raccoglie consensi e appunta un’altra stella alla giacca nei quattro anni di attività.
L’ambiente sia interno che esterno del suo nuovo ristorante, alla cui progettazione ha partecipato attivamente lo stesso Peter Brunel, si distingue subito per la raffinata disposizione degli arredi, minimalisti ma di grande eleganza. La sala si apre su uno spazio pulito e luminoso dove, un bel giardino, fa da sfondo ad un’ampia parete vetrata. L’edificio di via Linfano ad Arco, dove ora alloggia il Peter Brunel Gourmet, ospitava fino a poco tempo fa la stube Ca’ Rossa. La ristrutturazione è stata un autentico miracolo, visto che ha dato vita in pochi mesi ad uno stravolgimento architettonico e gastronomico senza eguali. Nello stile di Peter Brunel ovviamente.
La proposta consta di un menu alla carta e due percorsi degustazione (da 110 e 120 euro, rispettivamente “Le famiglie degli ortaggi e l’oliva del Garda” ed “Experience”). Il concept culinario - quello che ha reso famoso lo chef della Val di Fassa - è un connubio perfetto tra tradizione e innovazione, senza mai dimenticare che il tutto parte dagli ingredienti che formano ogni singolo piatto. Brunel non tradisce le sue origini, né i numerosi pellegrinaggi nelle cucine più importanti d’Europa. Dalla Toscana si porta la pappa al pomodoro e dal Lago di Garda il pesce di acqua dolce e l’olio extravergine di oliva.
Per il lunch è, inoltre, possibile scegliere un’esperienza culinaria più veloce con un menù a 2 o 3 portate (28 o 34 euro) che coniuga il suo pensiero di velocità e qualità, con due o tre ingredienti nel piatto. Per la pasticceria Peter Brunel si è affidato ad una chef patissier d’eccezione come Loretta Fanella, uno dei pochi nomi italiani al femminile nelle classifiche internazionali di pasticceria.
Brunel presiederà ai dessert più legati alla sperimentazione sul mondo vegetale, mentre Loretta Fanella, che con lo chef già collaborava a Borgo San Jacopo, metterà in carta le sue indiscusse opere d’autore. Da una prima lettura della carta dei dessert si evince subito la raffinata mano di chi l’ha composta. I nomi richiamano concetti e profumi - Voleva essere un biancomangiare, Crostatina di albicocche verbena e mandola, Profiterole estivo – e confermano la creatività dell’autore.
Il ristorante di Peter Brunel ad Arco
Un vezzo, quello di averlo chiamato con il suo nome o forse più semplicemente un modo per ricordarci che quelle stelle appuntate sulla casacca da chef, prima in Trentino e più tardi in Toscana, appartengono sempre a un fuoriclasse che non conosce stagioni. Oggi passati i quaranta, lo chef della Val di Fassa, dopo aver battuto le strade del mondo alla ricerca di esperienze e riconoscimenti, fa un passo in solitaria in grande stile.
Peter Brunel
Così, mentre a qualche decina di chilometri da Arco si concretizza l’avvicendamento tra Alfio Ghezzi - appena approdato alla Caffetteria del Mart a Rovereto - che consegna una cucina importante come quella di Locanda Margon di proprietà delle Cantine Ferrari al giovane Edoardo Fumagalli, il Trentino finalmente si appresa ad avere un altro fuoriclasse come Brunel.
Da tempo non si assisteva ad un movimento così importante tra i fornelli d’autore del Trentino e con l’esperienza e la creatività dello chef fassano, c’è da aspettarsi che le stelle torneranno a brillare anche da queste parti. Dal Laurin di Bolzano, a Malga Panna, senza tralasciare qualche sortita estera verso la Francia per imparare dai grandi, Brunel non si è certo risparmiato in questi anni. La svolta professionale arriva a Villa Negri con la stella, che lo chef trentino si gode poco, visto che sale sul primo treno in partenza per la Costiera Amalfitana, dove lo aspettano le raffinate cucine di Villa Cimbrone a Ravello (Sa).
Dopo un intermezzo trentino, dove approda all’indimenticato Chiesa di Trento, nel 2011 trasloca in Toscana, al Palagio 59 e pochi anni dopo approda, in qualità di executive chef, al ristorante della Lungarno Collection Borgo San Jacopo, dove raccoglie consensi e appunta un’altra stella alla giacca nei quattro anni di attività.
L'interno del nuovo ristorante di Peter Brunel
L’ambiente sia interno che esterno del suo nuovo ristorante, alla cui progettazione ha partecipato attivamente lo stesso Peter Brunel, si distingue subito per la raffinata disposizione degli arredi, minimalisti ma di grande eleganza. La sala si apre su uno spazio pulito e luminoso dove, un bel giardino, fa da sfondo ad un’ampia parete vetrata. L’edificio di via Linfano ad Arco, dove ora alloggia il Peter Brunel Gourmet, ospitava fino a poco tempo fa la stube Ca’ Rossa. La ristrutturazione è stata un autentico miracolo, visto che ha dato vita in pochi mesi ad uno stravolgimento architettonico e gastronomico senza eguali. Nello stile di Peter Brunel ovviamente.
Nel menu del ristorante, grande attenzione ai prodotti locali
La proposta consta di un menu alla carta e due percorsi degustazione (da 110 e 120 euro, rispettivamente “Le famiglie degli ortaggi e l’oliva del Garda” ed “Experience”). Il concept culinario - quello che ha reso famoso lo chef della Val di Fassa - è un connubio perfetto tra tradizione e innovazione, senza mai dimenticare che il tutto parte dagli ingredienti che formano ogni singolo piatto. Brunel non tradisce le sue origini, né i numerosi pellegrinaggi nelle cucine più importanti d’Europa. Dalla Toscana si porta la pappa al pomodoro e dal Lago di Garda il pesce di acqua dolce e l’olio extravergine di oliva.
Per il lunch è, inoltre, possibile scegliere un’esperienza culinaria più veloce con un menù a 2 o 3 portate (28 o 34 euro) che coniuga il suo pensiero di velocità e qualità, con due o tre ingredienti nel piatto. Per la pasticceria Peter Brunel si è affidato ad una chef patissier d’eccezione come Loretta Fanella, uno dei pochi nomi italiani al femminile nelle classifiche internazionali di pasticceria.
Brunel presiederà ai dessert più legati alla sperimentazione sul mondo vegetale, mentre Loretta Fanella, che con lo chef già collaborava a Borgo San Jacopo, metterà in carta le sue indiscusse opere d’autore. Da una prima lettura della carta dei dessert si evince subito la raffinata mano di chi l’ha composta. I nomi richiamano concetti e profumi - Voleva essere un biancomangiare, Crostatina di albicocche verbena e mandola, Profiterole estivo – e confermano la creatività dell’autore.
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