Nel mondo del whisky è un vero guru, Stefano Carlucci. Un professionista che non ha bisogno di presentazioni. Tra i primi a viaggiare in Scozia alla scoperta delle distillerie e dei loro prodotti ancora quando internet non esisteva, nel 1992 ha aperto il primo whisky bar di Roma, Le Bon Bock; 20 anni fa ha introdotto le prime degustazioni verticali di food whisky pairing e, ai margini del Roma Bar Show 2022, ha ospitato la prima presentazione in un bar di Segretario di Stato (il single malt prodotto da Poli) con un seminario -degustazione con protagonisti il titolare della distilleria veneta Jacopo Poli e il caparbio bartender del Drink Kong Davide Diaferia.
Stefano CarlucciStefano Carlucci, oggi com'è lo scenario del mondo del whisky in Italia?
Vivace. Intanto, il pubblico italiano del whisky oggi è più ampio ed eterogeneo rispetto a qualche anno fa, quando il target di riferimento dei consumatori era circoscritto quasi solo all'emisfero maschile over 45. Il whisky, anche grazie alla mixology, ha riacquistato appeal e adesso piace a un numero sempre maggiore di donne e di giovani. E poi il mercato del whisky non è più solo Scozia, Irlanda, Stati Uniti e Giappone. Ormai arrivano referenze da tutto il mondo.
In quali Paesi nell'immaginario collettivo non legati al whisky oggi viene prodotto questo distillato?
Quasi ovunque, ormai! Per esempio, in Francia, Israele, Danimarca e India. Più di recente, in Islanda e Italia.
Il mercato del whisky in Italia
Parliamo della produzione di whisky Made in Italy...
Si tratta di un mercato destinato a crescere. Pioniera è stata l'altoatesina Puni (in Val Venosta), seguita da Poli Distillerie di Schiavon con Segretario di Stato, un single malt che io ho in carta da quando è stato lanciato nel 2022. Tra gli altri, pochi mesi fa la distilleria sarda Silvio Carta ha presentato il suo whisky e tra non molto lo faranno i tipi di Strada Ferrata, già produttori di birra. E questi non sono tutti i players del mercato.
Una parola chiave, oggi, è sostenibilità. Anche il whisky sta diventando green?
Sì. Indubbiamente sono sempre di più le bottiglie con certificazione di produzione biologica. Nelle Highlands scozzesi, c'è per esempio la Nc'Nean Whisky fondata da Annabel Thomas che oltre a essere la prima donna del Paese a capo di una distilleria di whisky è stata la prima a investire nella produzione biologica e sostenibile, con imballaggi green.
Sei stato tra i primi a proporre cene di abbinamento tra whisky liscio e food. Ci dai qualche idea?
Il whisky con i frutti di mare è un abbinamento vincente perché permette di apprezzare la rotondità del gusto del distillato e la freschezza dei crostacei. Un whisky leggermente salato si abbina sorprendentemente bene con il salmone o l'aringa affumicati. E ancora: i torbati vanno a braccetto con il cioccolato fondente, mentre per esaltare il cioccolato al latte ideale è un whisky stagionato in botti di sherry o un rye. Eventi come il Roma Whisky Festival hanno persino proposto percorsi di degustazione che abbinano ostriche e whisky, dimostrando la crescente popolarità di questo abbinamento unico e la volontà di esplorare nuove frontiere del gusto, oltre i più tradizionali abbinamenti con vini e champagne.
Al Roma Whisky Festival (24-25 febbraio) ci saranno anche Le Bon Bock e Oro Whisky Bar...
Al Roma Whisky Festival 2024 Le Bon Bock allestisce un pub con birre inglesi alla spina e qualche prelibatezza della tipica cucina scozzese. Oro Whisky Bar proporrà un menù dove si potrà scegliere, per ciascun cocktail, il whisky preferito da abbinare tra quelli presenti in carta.
Infine, cosa pensi del whisky in mixology?
Io non propongo cocktail a Le Bon Bock, a parte pochissimi classici semplici e veloci, perché non ho né spazio al bancone né competenza in ambito bere miscelato, ma la mixology è una leva per il whisky e uno strumento per avvicinare i clienti a questo distillato.
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