venerdì 2 febbraio 2024

In Italia cresce lo spreco alimentare

 

In Italia cresce lo spreco 

alimentare e i “poveri” 

mangiano peggio

Lo riferisce il rapporto “Il caso Italia” dell'Osservatorio Waste Watcher International. In Italia si sprecheranno 81 grammi di cibo al giorno rispetto ai 75 grammi del 2023: un aumento che sfiora la doppia cifra (8,05%)


IItalia, il problema dello spreco alimentare è in costante crescitapassando da 75 grammi di cibo buttato ogni giorno per persona nel 2023 a quasi 81 grammi nel 2024. Un dato che rappresenta un aumento dell'8,05% rispetto all'anno precedente, traducendosi in oltre mezzo chilo (566,3 grammi) di cibo sprecato quotidianamente. Il costo annuale per una famiglia è di 290 euro, mentre procapite è di 126 euro. A riportare questi numeri il rapporto "Il caso Italia" dell'Osservatorio Waste Watcher International, in vista della 11esima "Giornata nazionale di prevenzione" prevista per il 5 febbraio.

In Italia cresce lo spreco alimentare e i “poveri” mangiano peggio

Cresce ancora lo spreco alimentare in Italia

In Italia lo spreco alimentare vale più di 13 miliardi di euro

I dati indicano che lo spreco è più diffuso nelle città e nei grandi comuni (+8%), con un aumento minore nei piccoli centri. Le famiglie senza figli (+3%) e i consumatori a basso potere d'acquisto (+17%) sono più propensi a sprecare cibo. Un fenomeno più accentuato al Sud (+4% rispetto alla media nazionale) e meno presente al Nord (-6%). Complessivamente, lo spreco di cibo in Italia ammonta a oltre 13 miliardi di euro, di cui quasi 7,5 miliardi sono attribuibili al consumo domestico, quattro miliardi alla distribuzione, mentre il restante si concentra nel settore agricolo e industriale.

I "poveri" tendono a mangiare in modo meno salutare e a sprecare di più

La questione dello spreco alimentare, infine, è strettamente collegata all'allarme sociale: coloro che si definiscono "poveri" tendono a mangiare in modo meno salutare e a sprecare di più (+17%). L'inflazione continua a influenzare il potere d'acquisto, spingendo verso la scelta di cibi di qualità inferiore e più suscettibili al deterioramento e circa la metà dei consumatori cerca cibo vicino alla data di scadenza per risparmiare: il 41%, infatti, preferisce i discount rispetto ai negozi tradizionali e il 28% ha ulteriormente ridotto il budget per la spesa alimentare. Iat

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