martedì 4 novembre 2025

Comodato d’uso nel bar...

 

Comodato d’uso 

nel bar: quando 

la macchina del caffè diventa una gabbia commerciale

Dietro la promessa delle macchine gratuite e dei contratti facili si nasconde spesso un sistema che riduce il mestiere del barista a semplice esecutore, limitandone la libertà di scelta e l’espressione professionale. Così, l’espresso rischia di perdere la sua anima artigianale, trasformandosi in un prodotto uniforme e senz’anima

di Luca Bassi

Il comodato d’uso, la convenienza che spegne la cultura (e la qualità) del caffè

Ècomodoconveniente e sembra un affareMacchine gratisarredi inclusifinanziamenti su misura. Ma ogni comodato d’uso gratuito è anche una promessa a tempoDietro quella scorciatoia si nasconde uno dei mali silenziosi più veri e concreti del bar italianola perdita del mestiere. Negli ultimi anni, mentre il numero dei bar che chiudono continua a crescere (21mila negli ultimi 10 anni), la filiera del caffè ha assistito a un fenomeno tanto diffuso quanto poco raccontato.

È quello delle grandi torrefazioni cheper assicurarsi la presenza del proprio marchiohanno iniziato a fornire ai futuri gestori macchinariaccessori e perfino aiuti economici per l’apertura o la ristrutturazione del locale. Il tutto “in comodato d’uso gratuito”, cioè senza un pagamento immediatoin cambio però di un vincolol’obbligo di utilizzare esclusivamente i prodotti della torrefazione per un periodo prestabilitoMa cosa significacome viene regolamentato e cosa comporta questo accordo tanto in uso in tutta Italia, dalla Valle d’Aosta alla Sicilia, dal Trentino alla Puglia?

Cos’è e come funziona il comodato d’uso?

Il comodato d’uso gratuito è un contratto previsto e disciplinato dal Codice Civile, all’articolo 1803, dove viene definito come l’accordo con cui una parte consegna a un’altra un bene mobile o immobile affinché se ne serva per un tempo determinatocon l’obbligo di restituirlo. È, per definizioneun contratto gratuitoil comodatario non paga un canonema deve utilizzare la cosa secondo l’accordo e riconsegnarla al termine. Si tratta di un contratto “reale”, che si perfeziona nel momento della consegna, e che impone al comodatario obblighi di custodia e diligenza. Nel caso in cui non sia indicata una durata, la legge prevede che il bene debba essere restituito non appena il comodante ne faccia richiesta.

Nel contesto del mondo del caffèquesto contratto giuridicamente semplice si trasforma in una leva commerciale molto potenteMolte torrefazioni offrono ai futuri baristi la macchina per l’espresso in comodato gratuitospesso insieme a macinatoriaccessoritalvolta persino finanziamenti per piccoli interventi di ristrutturazione. In cambio, il barista si impegna ad acquistare in via esclusiva o quasi le miscele della torrefazioneIn apparenza è un affarel’imprenditore non deve investire subito migliaia di euro in attrezzature e può aprire rapidamente il suo localeMa nella sostanza il rapporto diventa spesso sbilanciato, perché quella gratuità si regge su un vincolo commerciale rigido.

Il comodato d’uso, un vincolo di lungo periodo

Il baristapur restando formalmente un imprenditore indipendentesi ritrova legato a un unico fornitorecon margini ridotti e nessuna possibilità di scegliere la materia prima che desidera proporre ai clienti. In alcuni casi, dietro la promessa del “comodato gratuito” si nasconde un rapporto che gratuito non è: l’obbligo di acquistare determinate quantità di caffèo di rispettare clausole di esclusivapuò trasformare il contratto in qualcosa di diversoal limite tra il comodato e la fornitura vincolata. È una situazione in cui la libertà d’impresa rischia di essere solo teorica, e la sostenibilità economica del bar viene messa in discussione sin dal primo giorno.

Comodato d’uso nel bar: quando la macchina del caffè diventa una gabbia commerciale

Il comodato d’uso è positivo solo se garantisce libertà e chiarezza

La gratuità della macchina, infatti, si traduce quasi sempre in un vincolo di lungo periodoLe torrefazioni che adottano questo modello lo fanno per assicurarsi clienti fissi e volumi costantipiù che per sostenere la qualità del prodotto o la formazione professionale di chi lo serve. Così, dietro a molti banconi italianisi trovano oggi macchine identichecon lo stesso caffè e lo stesso sapore standardizzato. Il risultato è un’omologazione diffusa: la cultura del caffè diventa meccanicaridotta a due tasti premuti sulla macchina, e si perde il valore artigianale di un mestiere che un tempo si basava sulla conoscenza della materia primasulla scelta della miscelasul gesto.

Quando il comodato d’uso non è una gabbia commerciale

Eppure non tutto il comparto si muove in questa direzioneAccanto ai grandi marchi che distribuiscono attrezzature in comodatoesistono torrefazioni che scelgono un approccio più trasparente e responsabile. Sono quelle che forniscono macchine in uso gratuitoma senza vincoli di esclusivaaccompagnando il barista nella formazionenella scelta delle origini e nel racconto del prodottoAlcune propongono modelli misti: il comodato rimane, ma con libertà di selezionare miscele diverse o di cambiare fornitore. Altre ancora rifiutano completamente la logica del “macchinario gratis”, puntando sulla qualità e sull’autonomia dei locali come elementi distintivi di una collaborazione duratura.

Comodato d’uso nel bar: quando la macchina del caffè diventa una gabbia commerciale

Il comodato d’uso è positivo solo se garantisce libertà e chiarezza

In questo contesto, il problema non è il contratto in séma l’asimmetria con cui viene applicatoIl comodato può essere uno strumento utilesoprattutto per chi avvia una nuova attività e ha bisogno di ridurre l’investimento iniziale. Ma deve essere chiaroproporzionato, e soprattutto rispettare la libertà di scelta di chi lo sottoscrive. La vera criticità nasce quando il contratto diventa una gabbia commerciale che limita l’indipendenza del barista e appiattisce la qualità del prodotto.

Nel futuro della caffetteria italiana serve più trasparenza

Comprendere il comodato d’uso gratuito significa dunque guardare oltre la superficie di una formula apparentemente convenientePer il baristasignifica interrogarsi su quale tipo di impresa vuole costruireper il clientecapire cosa c’è dietro la tazzina che beve ogni mattinaper le torrefazioniriscoprire la responsabilità culturale e professionale che un prodotto come il caffè porta con sé. Il futuro della caffetteria italiana non potrà reggersi su contratti comodi ma poco sostenibili, bensì su relazioni trasparenti, su competenze condivise e su una nuova consapevolezza del valore reale del caffè. Perché un espresso buono non nasce da una macchina data in comodato, ma da una scelta libera, dalla conoscenza e dal rispetto per chi lo prepara e per chi lo beve. Tutto il resto è marketing con la schiuma sopra.


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