mercoledì 5 novembre 2025

Staff house, la vera emergenza del turismo

 

Staff house, la vera emergenza del turismo: senza alloggio non c’è personale

La misura “Staff House” rilancia il tema del welfare abitativo nel turismo. Con contributi e incentivi per creare o riqualificare alloggi destinati ai dipendenti, il Governo punta a risolvere una delle principali criticità del comparto: la mancanza di case per chi lavora fuori sede. Manager e associazioni di categoria ne riconoscono l’importanza come investimento strategico per il futuro del settore

di Mauro Taino
Redattore


Èquasi dicembre ma sulle Dolomiti gli alberghi restano a mezzo servizio: mancano camerieri, non camere. La crisi abitativa dei lavoratori stagionali sta colpendo duramente il turismo italiano: oltre la metà delle posizioni stagionali nel 2024 - tra camere, sala, cucina e accoglienza - resta scoperta, con 274.000 posti vacanti nel turismo e quasi 220.000 nella ristorazione. Le staff house, ovvero gli alloggi dedicati al personale, si confermano come strumento strategico per attrarre e trattenere lavoratori qualificati, migliorare la qualità del lavoro e consolidare la competitività delle imprese. La misura “Staff House” del Ministero del Turismo, con 120 milioni di euro destinati a riqualificazione di immobili e contributi al canone, rappresenta un passo importante, ma solleva domande cruciali: quanti alloggi potranno davvero nascere con queste risorse, e le piccole imprese stagionali, spesso senza personale amministrativo qualificato, riusciranno ad accedere ai bandi?

La misura “Staff House”: cosa prevede il decreto

La mancanza di soluzioni abitative per i lavoratori fuori sede costituisce un problema che incide sulla competitività delle imprese turistiche e sulla loro capacità di attrarre personale qualificato. Per rispondere a questa esigenza, è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto attuativo della misura “Staff House”, che stanzia 120 milioni di euro: 54 milioni per interventi sugli immobili e 66 milioni per contributi diretti al sostegno dei costi di locazione.

Il Ministero del Turismo sta predisponendo gli avvisi pubblici per consentire alle imprese di presentare domanda e ottenere i fondi in tempi rapidi. Come ha dichiarato il ministro Daniela Santanchè, «questa misura di housing sociale prevede agevolazioni per investimenti compresi tra 500 mila e 5 milioni di euro per la riqualificazione e l’ammodernamento degli immobili destinati al personale, oltre a contributi fino a 3mila euro all’anno per posto letto per sostenere le spese di locazione». «Con Staff House - ha aggiunto il ministro - il Governo Meloni conferma la propria attenzione verso i lavoratori, che rappresentano la vera spina dorsale della nostra nazione».

Un passo avanti per il settore

L’Associazione Italiana Confindustria Alberghi ha accolto con soddisfazione la pubblicazione del decreto. «Abbiamo molto apprezzato il lavoro svolto dal Ministero del Turismo su questo fronte - dichiara Elisabetta Fabri, presidente di Confindustria Alberghi -. La pubblicazione del decreto rappresenta la concreta messa a terra di un provvedimento atteso e di grande importanza per il settore alberghiero».

Staff house, la vera emergenza del turismo: senza alloggio non c’è personale

Elisabetta Fabri, presidente di Confindustria Alberghi

E aggiunge: «Con la misura Staff House, il Ministero ha saputo individuare una risposta concreta, dotando le aziende di uno strumento che incentiverà la costruzione e la riqualificazione di alloggi destinati al personale, oltre a prevedere contributi diretti per i canoni di locazione. Si promuove così una collaborazione virtuosa tra pubblico e privato». Per Fabri si tratta di un passo decisivo: «Questa iniziativa va nella giusta direzione, rendendo il comparto turistico più competitivo e sostenibile, anche sotto il profilo sociale. Attendiamo ora la piena operatività della misura, con la pubblicazione degli avvisi pubblici che consentiranno alle imprese di accedere alle risorse nel più breve tempo possibile».

Fondi limitati e piccole imprese: 

quanto potrà incidere davvero la misura Staff House?

Nonostante la recente misura “Staff House” del Ministero del Turismo rappresenti un passo importante, rimane una questione centrale: quanti alloggi potranno nascere davvero con i 120 milioni stanziati? La cifra rischia di tradursi in un impatto limitato se confrontata con il fabbisogno reale del settore turistico e della ristorazione stagionale. Un ulteriore ostacolo riguarda le piccole imprese stagionali, che costituiscono la maggioranza delle strutture italiane. Molti di questi operatori hanno capacità amministrative limitate e spesso personale insufficiente o poco qualificato per gestire pratiche complesse come la presentazione dei bandi o la rendicontazione dei fondi pubblici. Anche laddove l’interesse a investire negli alloggi del personale è alto, queste difficoltà operative possono ridurre l’efficacia della misura e ritardarne l’implementazione.

Staff house, la vera emergenza del turismo: senza alloggio non c’è personale

Garantire una casa al personale fuori sede è diventato un fattore decisivo per la sostenibilità del turismo

I dati sul fabbisogno stagionale rendono evidente l’urgenza del problema. Nel 2024, il 55% delle assunzioni previste nel turismo non è stato coperto, lasciando scoperte circa 274.000 posizioni stagionali. Anche nella ristorazione, quasi la metà dei posti disponibili (50% su 443.000) è rimasta vacante per mancanza di personale qualificato. In altre parole, oltre la metà delle posizioni stagionali - tra camere, sala, cucina e accoglienza - resta scoperta. La carenza di personale si ripercuote in modo significativo su alberghi, ristoranti e punti HoReCa, con maggiore impatto nelle regioni ad alta vocazione turistica, come coste, montagne e città d’arte.

Staff House: un fenomeno diffuso. All'estero

Nelle località sciistiche di Austria e Svizzera, gli hotel offrono spesso vitto e alloggio gratuito o a costo simbolico. In Austria, i lavoratori stagionali pagano mediamente 150-200 euro al mese oppure ricevono l’alloggio a titolo gratuito, considerato parte integrante del pacchetto retributivo, soprattutto dove il mercato immobiliare è dominato da seconde case e affitti turistici. Negli Stati Uniti, città turistiche come Myrtle Beach e località sciistiche come Jackson Hole hanno sviluppato progetti mirati per il personale stagionale. Myrtle Beach ha realizzato dormitori per 1.200 posti letto destinati a lavoratori con visti temporanei, mentre Jackson Hole ha creato The Powderhorn, complesso abitativo privato con camere singole in appartamenti condivisi, destinato a dipendenti stagionali e in fase di espansione. Esperienze simili si registrano anche a Provincetown (Massachusetts) e Bar Harbor (Maine), dove strutture pubbliche e private hanno convertito immobili esistenti in alloggi per lavoratori estivi.

Foresterie stagionali: qualcosa si muove anche in Italia

Anche in  Italia stanno emergendo esperienze virtuose di foresterie per lavoratori stagionali, frutto della collaborazione tra imprese, associazioni di categoria e amministrazioni locali. A Jesolo, l’Associazione Jesolana Albergatori (AJA) aveva riconvertito l’Hotel El Paso in foresteria per i dipendenti degli hotel associati. La struttura dispone di 35 camere gestite cooperativamente, con ogni socio che può prenotare una stanza per i propri collaboratori. Già prima dell’estate 2024 tutte le camere erano prenotate, confermando l’efficacia del modello come strumento di attrazione e fidelizzazione del personale, sebbene rappresenti una frazione del fabbisogno locale di circa 6.000 stagionali.

Grado, la società turistica Git aveva invece affittato una dépendance alberghiera per ospitare 25-30 lavoratori stagionali, offrendo camere singole, buoni pasto e spazi ricreativi. L’obiettivo è ridurre il pendolarismo, aumentare la sicurezza e attrarre personale da altre regioni, rendendo il lavoro stagionale più sostenibile e appetibile. Un esempio significativo di progetto pubblico-privato era arrivato da Riccione, dove l’amministrazione comunale, su richiesta e in collaborazione con Federalberghi, aveva rilanciato anche nel 2024 il bando per mettere a disposizione strutture ricettive sotto utilizzate come alloggi temporanei per stagionali a prezzi calmierati. L’iniziativa consente agli albergatori di riconvertire immobili inutilizzati e garantire ai dipendenti condizioni dignitose e accessibili, rispondendo a una criticità ormai cronica nel reperimento del personale stagionale.

Staff House e buone pratiche: il modello Grand Hotel Alassio

Nel frattempo, alcune strutture hanno già sperimentato soluzioni virtuose. Tra queste il Grand Hotel Alassio Beach & Spa Resort, che ha scelto di investire direttamente nel benessere del proprio personale. «Alla fine dello scorso anno - racconta Laura Massirio, restaurant manager del resort - abbiamo acquistato un residence a soli cinque minuti a piedi dall’hotel, destinato interamente ai dipendenti. Si tratta di appartamenti indipendenti, dotati di cucina e bagno privato, abitati da una o due persone al massimo. È una formula che garantisce comfort, autonomia e prossimità al luogo di lavoro, elementi fondamentali per chi affronta turni intensi o stagioni lunghe».

Staff house, la vera emergenza del turismo: senza alloggio non c’è personale

Laura Massirio, restaurant manager del Grand Hotel Alassio Beach & Spa Resort

Massirio sottolinea come la scelta di garantire l’alloggio rifletta una visione etica e gestionale insieme: «Ho sempre pensato che fosse giusto dare l’alloggio, soprattutto a chi arriva da fuori. In Trentino, ad esempio, ho visto applicare un modello molto equilibrato: veniva riconosciuto in busta paga un contributo economico a chi decideva di prendersi un alloggio in affitto, pari alla cifra che l’azienda stimava come costo di gestione per una persona in casa staff. L’ho trovato un benefit intelligente e molto utile per chi è lontano da casa».

L’alloggio deve far parte del contratto, non essere un favore

Massirio non ha dubbi: «Per me l’alloggio è fondamentale. Se un datore di lavoro dice “ti assumo ma non ti do l’alloggio”, soprattutto a chi viene da fuori, non lo trovo corretto. Se non vuoi offrire una sistemazione, cerca personale della zona. Ma nel momento in cui assumi qualcuno che si trasferisce, devi mettere in conto anche questo aspetto». Il tema è anche economico: «Oggi gli affitti sono diventati proibitivi, non solo nelle località turistiche ma anche in città come Torino o Milano. Quando lavoravo a Torino, pagavo 700 euro per un monolocale. Con uno stipendio normale, metà se ne va in affitto. Così a fine mese non ci si arriva. Per questo ritengo che l’alloggio staff sia una condizione essenziale, non un lusso».

Le Staff House sono un investimento strategico 

per il turismo

Per Manuel Windegger, esperto di accoglienza e management alberghiero, la misura rappresenta una svolta per la competitività del settore: «Il fatto che vengano destinati fondi per creare strutture di appoggio per il personale è un elemento molto positivo, perché oggi è sempre più difficile trovare personale qualificato per ristoranti e hotel. Negli ultimi anni si è parlato molto di work-life balance, stipendi e orari, ma una delle criticità principali resta la mancanza di soluzioni abitative adeguate. Offrire un alloggio rappresenta un’arma importante per selezionare il personale, garantire continuità e fidelizzazione».

Staff house, la vera emergenza del turismo: senza alloggio non c’è personale

Manuel Windegger, esperto dell'accoglienza

Windegger sottolinea che il problema non è solo quantitativo: «Spesso, nelle località turistiche, gli alloggi per stagionali sono sovraffollati o in condizioni poco dignitose. Serve una pianificazione più strutturata e condivisa». E aggiunge: «L’alloggio deve essere considerato parte del costo del lavoro, non un semplice benefit. In Italia manca ancora una vera cultura del welfare: garantire vitto e alloggio dovrebbe essere la regola, non l’eccezione». 

Dignità e spazi adeguati per chi lavora

Al tema abitativo si affianca quello, altrettanto rilevante, delle condizioni di lavoro. «C’è anche un problema di dignità nei luoghi di lavoro - sottolinea Rocco Pozzulo, presidente Fic (Federazione Italiana Cuochi) -. Molti locali non dispongono di spogliatoi adeguati o docce, e in passato non mancavano casi in cui i lavoratori venivano sistemati in spazi inadeguati. Oggi questo non è più accettabile». Secondo Pozzulo, la mancanza di attenzione a questi aspetti «spiega perché molti ristoranti faticano ad aprire: non è solo una questione di stipendi, ma di rispetto e qualità della vita».

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Rocco Pozzulo, presidente Fic

Dalla cultura del benefit al welfare diffuso

Windegger ricorda come in passato l’Italia avesse una tradizione di welfare aziendale abitativo: «Negli anni ’50 e ’60 aziende come Eni o Pirelli avevano costruito veri e propri villaggi per i dipendenti, con case, servizi e spazi comuni. Oggi quella cultura si è persa. Serve tornare a vedere il welfare come parte integrante del modello d’impresa». Una possibile via? La collaborazione tra imprese. «Per le strutture più piccole - propone Windegger - potrebbe essere utile costituire consorzi tra albergatori per affittare o ristrutturare insieme immobili inutilizzati, creando alloggi condivisi per il personale. Non un lusso, ma un investimento necessario per la sostenibilità del lavoro nel turismo».

Verso un nuovo modello di ospitalità sostenibile

Investire nelle staff house non è una semplice spesa, ma un investimento sul futuro del turismo italiano. Non si tratta solo di rispondere a un fabbisogno logistico o a un problema di competitività, ma di offrire una casa a chi fa vivere la casa degli altri. Garantire alloggi dignitosi e accessibili significa rispettare il lavoro, valorizzare le competenze e migliorare la qualità dell’ospitalità. Solo così il turismo italiano può crescere in modo sostenibile, sociale ed economico, trasformando la sfida della carenza di personale in un’opportunità per costruire un modello di accoglienza più umano, competitivo e innovativo.

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