giovedì 6 novembre 2025

Perché la destagionalizzazione in Italia non decolla

 

Il caso Ischia spiega perché la destagionalizzazione in Italia non decolla

Il turismo italiano continua a crescere, ma resta ancora ostaggio del calendario. Ischia, che nei mesi freddi dell’anno si svuota nonostante terme e clima favorevole, rivela una questione più profonda: l’assenza di strategie condivise tra istituzioni e operatori, capaci di trasformare la stagionalità in un’opportunità economica e sociale stabile

Il caso Ischia racconta perché la destagionalizzazione in Italia non decolla

Lstagione estiva 2025 si è chiusa con numeri che confermano la solidità del turismo italiano. In media, otto camere su dieci sono state occupate in tutta la penisola, e anche l’autunno sta mantendendo una buona tenutacon prenotazioni che in molte località raggiungono già la metà della capienza disponibileA trainare i flussi sono soprattutto i visitatori stranieri - francesi e tedeschi in primis - che hanno scelto l’Italia non solo per le mete balnearima anche per esperienze culturali ed enogastronomiche. Cresce inoltre la spesa media giornaliera, segno di un turismo che punta sempre più alla qualità e al comfort.

Numeri incoraggiantiche raccontano la vitalità di un settore in continua evoluzioneEppuredietro questi dati positiviresta evidente una criticità strutturalela forte stagionalitàSe è vero che il turismo italiano ha imparato a resistere e a reinventarsiè altrettanto vero che gran parte delle mete - in particolare quelle balneari e insularicome ad esempio Ischia continua a “spegnersi” nei mesi freddiUna dinamica che penalizza non solo i territorima anche i lavoratori e le imprese che vivono di accoglienza.

L’Italia che si accende d’estate e si spegne d’inverno

Basta una passeggiata in riva al mare a novembre per accorgerseneLe vetrine si oscuranoi ristoranti abbassano le saracinesche e la vitalità estiva lascia spazio a un silenzio quasi surrealeÈ la fotografia di una parte importante del nostro Paesel’Italia delle coste e delle isoledove il turismo resta ancora oggi legato a un modello stagionale. Per decenni questa alternanza ha garantito lavoro e prosperità, ma nel mondo post-pandemico e con un clima sempre più caldo, il sistema mostra i suoi limiti.

Il caso Ischia spiega perché la destagionalizzazione in Italia non decolla

Molte zone d'Italia si spengono nei mesi freddi

L’instabilità economica e la precarietà di migliaia di lavoratori stagionali sono il sintomo più evidente di un modello che fatica a evolversiCameriericuochireceptionistbagnini e guide turistiche si spostano ciclicamente dal mare alla montagna per non interrompere la propria attivitàvivendo in una continua migrazione tra affitti brevi e contratti a tempo determinatoUn pendolarismo che, a lungo andare, impoverisce le comunità locali e rende difficile costruire un tessuto sociale stabile.

Destagionalizzare: da slogan a strategia concreta

Negli ultimi anni la parola “destagionalizzazione” è diventata un mantrama raramente si traduce in una strategia condivisaSignifica infatti molto più che allungare la stagionevuol dire costruire un turismo più equilibratoche distribuisca flussiricchezza e opportunità lungo tutto l’anno. Non si tratta solo di numeri, ma di un cambio di mentalità. Destagionalizzare significa mantenere vive le località anche quando il turismo di massa si ritiragarantire continuità ai lavoratori e stabilità alle impreseridurre la pressione ambientale concentrata in pochi mesi e offrire un’esperienza più autentica e sostenibile ai viaggiatori.

E i presupposti ci sonoCresce il turismo del benesseredella culturadell’enogastronomia e della naturasegmenti capaci di attirare un pubblico interessato non solo al mare o alla nevema anche al relaxalla scoperta e alla qualità della vitaSecondo le ultime analisiil comparto del turismo del benessere in Italia vale oltre quattro miliardi di euro, e continua a espandersi con un ritmo del +10% annuo. In questo scenario, molte destinazioni italiane - dalle colline umbre ai borghi toscani, dalle Langhe fino al Trentino - stanno imparando a proporsi come mete “quattro stagioni”.

Ischia e le sue terme: un potenziale ancora inespresso

Tra i luoghi che potrebbero rappresentare un modello di turismo destagionalizzato c’è senza dubbio IschiaL’isola verde, nota per le sue sorgenti termali e per un clima mite anche nei mesi invernali, possiede tutti gli ingredienti per diventare una meta di benessere annualeEppurela stagione turistica si interrompe ancora a ottobrecon poche eccezioniUn paradossomentre destinazioni termali come AbanoMontegrottoSaturnia o Sirmione accolgono visitatori anche a gennaioIschia si svuota.

Le terme, che per secoli hanno rappresentato la sua identità e la sua forza, oggi potrebbero essere il motore di un nuovo modello turistico, capace di integrare salute, natura e cultura. A ostacolare questo potenziale ci sono però due fattori chiavel’accessibilità e la frammentazione gestionaleNegli ultimi anni i prezzi di traghetti e aliscafi sono aumentati sensibilmenterendendo più costoso raggiungere l’isolasoprattutto per i visitatori italiani. Allo stesso tempo, l’assenza di un piano coordinato tra i sei comuni ischitani limita la possibilità di costruire un’offerta condivisa e continuativa.

Segnali positivi e nuove opportunità

Nonostante le difficoltànegli ultimi anni Ischia ha iniziato a muovere passi importanti verso una maggiore continuità turisticaIl mese di dicembre, un tempo deserto, sta diventando un periodo vivo e attrattivo grazie a eventiconcertiluminarie e mercatini natalizi che animano i borghi principali. Alcune strutture ricettive scelgono di restare aperte anche in inverno, intercettando una domanda crescente di turismo lento, esperienziale e rigenerante. Il cambiamento climaticocon temperature sempre più miti anche tra ottobre e marzopotrebbe diventare un alleato.

Il caso Ischia spiega perché la destagionalizzazione in Italia non decolla

Ischia si presta perfettamente al turismo fuori stagione

L’isola dispone infatti di un patrimonio naturale e culturale che si presta perfettamente al turismo fuori stagionesentieri panoramicivigneti terrazzatipercorsi termali e gastronomicipiccoli eventi diffusi nei borghiTutto questo potrebbe alimentare un turismo più sostenibilecapace di unire relaxbenessere e autenticitàMa perché ciò accada serve una visione d’insieme. È necessario un piano regolatore del turismo ischitano che coordini le aperture delle strutture, la mobilità, la promozione e l’organizzazione degli eventi, facendo delle terme il fulcro di un’offerta annuale. L’obiettivo realistico non è restare aperti dodici mesi l’annoma estendere la stagione da marzo a dicembreoffrendo lavoro stabile e continuità economica a tutto il comparto.

Lavorare e accogliere tutto l’anno

Prolungare la stagione non significa soltanto tenere aperti hotel e ristoranti più a lungoma ripensare l’intero ecosistema turisticoSignifica creare pacchetti tematici - benessere e gastronomia, trekking e terme, eventi e cultura - e comunicarli in modo coordinatocoinvolgendo operatorienti pubblici e residenti. Significa anche investire nella formazione del personale, nella digitalizzazione delle strutture, nel potenziamento dei trasporti e nell’integrazione tra ospitalità e territorio. Il turismo destagionalizzato è prima di tutto un turismo consapevoleche valorizza le specificità locali e offre esperienze più autenticheÈ un modello che può garantire stabilità economicama anche qualità della vita a chi in quei luoghi abita e lavora.

Un’Italia che non deve più “chiudere”

Dalle coste siciliane alle spiagge toscanedalle isole minori fino ai litorali pugliesila sfida è comuneimparare a non spegnersi. L’Italia resta una delle mete più desiderate al mondo, ma non può permettersi di restare ferma per mesi interi, lasciando dormienti infrastrutture, competenze e territori. La destagionalizzazione non è più un’utopia, ma una necessità. Significa progettare un nuovo calendario del turismo, capace di distribuire flussi e opportunità, riducendo gli sprechi e creando valore continuo. Le terme, il benessere, la cultura e l’enogastronomia possono essere i punti di partenza di un turismo rinnovato, più sostenibile e più umano. Perché l’Italia, con la sua bellezza che non conosce stagioni, non dovrebbe mai smettere di accogliere, vivere e raccontarsi.

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